toggle menu
QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Studi e Analisi

Niente fumo, meno alcol e poco sale. Risultato: 37 milioni di morti evitate. Le tre mosse, targate ONU, validate da uno studio su Lancet

di Maria Rita Montebelli
immagine 5 maggio - Meno morti per cancro, diabete e malattie polmonari e cardio vascolari. Un obiettivo raggiungibile entro il 2025 se si seguiranno i consigli dell'Onu. Lo conferma un’analisi dell’Imperial College di Londra, in collaborazione con l'Oms e le Università di Toronto e Auckland, pubblicata su Lancet e discussa al congresso mondiale di cardiologia in corso a Melbourne.
Colpire al cuore i fattori di rischio, raggiungendo gli obiettivi fissati dalle linee guida Onu, potrebbe salvare 37 milioni di vita tra il 2010 e il 2025, strappandole ai ‘soliti noti’ tra i big killer: malattie cardiovascolari, tumori, diabete e malattie polmonari. E’ la conclusione alla quale giunge uno studio dell’Imperial College di Londra, condotto in collaborazione con l’OMS, l’Università di Toronto e quella di Auckland, appena  pubblicato su Lancet. I fattori di rischio per queste patologie sono diversi, ma è dalla correzione dell’ipertensione e dallo smettere di fumare che gli esperti prevedono che potrebbero derivare i maggiori benefici per la salute.

Nel 2011 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è posta l’obiettivo di ridurre la mortalità derivante dalle quattro principali malattie croniche, mettendo a punto degli obiettivi, relativi ai fattori di rischio chiave: fumo, alcol, ipertensione arteriosa, diabete, obesità, consumo di sale. I ricercatori dell’Imperial College hanno dunque analizzato quale impatto potrebbe avere il centrare gli obiettivi per ogni singolo fattore di rischio, sulla mortalità derivate dalle quattro principali malattie croniche che, dai 28 milioni di morti causati nel 2010, stanno galoppando verso i 39 milioni di decessi stimati per il 2025.

Raggiungere gli obiettivi prefissati per i sei fattori di rischio individuati dalle Nazioni Unite, significherebbe invece ridurre del 22% tra i maschi e del 19% tra le femmine i decessi prematuri derivanti dalle patologie croniche, entro il 2025; il che significherebbe risparmiare 37 milioni di vite tra il 2010 e il 2025, di cui 16 milioni tra gli under 70.

I target indicati dalle Nazioni Unite prevedono: una riduzione dei fumatori del 30%, tagliare del 10% il consumo di alcol e del 30% il sale nella dieta. Ma portando il target del no smoking al 50% - sostengono gli autori dello studio – consentirebbe di abbattere la mortalità da malattie croniche tra gli uomini del 25% (arrivando così a centrare l’obiettivo ‘25 x 25’, cioè una riduzione del 25% della mortalità entro il 2025) e tra le donne del 20%, facendo salire a 43 milioni le vite salvate, entro il 2025.

I benefici maggiori dal raggiungimento di questi target si andrebbero a registrare nelle nazioni più povere e l’impatto principale della riduzione dei fattori di rischio sarebbe inoltre a carico delle malattie cardiovascolari e delle malattie croniche polmonari, con oltre il 25% della riduzione di morti premature derivanti da ciascuna di queste condizioni. Raggiungere gli obiettivi prefissati per questi fattori di rischio, consentirebbe inoltre anche di arginare la marea montante dei casi di diabete nel mondo.

 “La World HeartFederation - commenta il Professor K. Srinath Reddy, Presidente della World Heart Federation - applaude questo focus sui fattori di rischio per raggiungere l’obiettivo '25 x 25' e prevenire così decine di migliaia di morti. Saremo di particolare supporto all’ambizioso obiettivo di ridurre il numero dei fumatori e consideriamo prioritari i target di prevenzione secondaria, ipertensione e fumo indicati dall’OMS, come parte dell’impegno della WHF per il programma '25 x 25'. I leader mondiali dell’OMS e della comunità cardiologica, compresi gli autori dello studio pubblicato su Lancet, prenderanno parte nei prossimi giorni al summit sulla prevenzione cardiovascolare, nell’ambito del World Congress of Cardiology, in corso a Melbourne (Australia) dal 4 al 7 maggio, per costruire una roadmap di iniziative da parte della comunità cardiologica, mirate a raggiungere questi importanti obiettivi”.

Maria Rita Montebelli
5 maggio 2014
© QS Edizioni - Riproduzione riservata