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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Studi e Analisi

Gli Stati generali della salute. Perché sono stati la solita moina

di Ivan Cavicchi
immagine 14 aprile - Il grande assente è stato il cambiamento. Nessuno ha  proposto qualcosa di nuovo. Ma a nessuno, a parte poche eccezioni, è venuto in mente di sottrarsi, di protestare, di fare un gesto per sottolineare il disagio
Un giornalista  cerca  sempre di distinguere ciò che è rilevante da ciò che non lo è. La rilevanza fa la notizia e la  notizia fa il titolo. Per un analista si tratta di comprendere  anche  ciò che apparentemente  è  irrilevante e quindi  cercare  dietro i titoli. Un analista è una specie di “birdwatcher” che osserva e ascolta gli uccelli, e tenta di riconoscerne e comprenderne  il canto. Di quello che egli vede e ascolta non butta via niente. Qualche cosa per lui ha un significato, indipendentemente dal suo grado di presunta rilevanza o irrilevanza.
 
Circa gli “Stati generali della salute” quello che ho visto ed ascoltato  mi dice tanto degli  uccelli che  hanno cantato quanto  della voliera nella quale svolazzano. Se avessi dovuto fare dei titoli  avrei scritto: “Trionfo del senso comune”, ”L’invarianza ricompatta  la sanità”, “Contro i tagli ma per difendersi le terga”,  “La sanità si dichiara pronta  al patto per la salute cioè a essere emarginata  per l’ennesima volta”, ecc.
 
Avrei così cercato di offrire una cornice di  senso per  comprendere quello che si  trova  dietro ai titoli   riportati dai giornali : “Pronti a condividere una nuova agenda  della sanità”, “Scossa al sistema; ”Matura l’inversione di marcia...."Dobbiamo restituire normalità al sistema",  “Apriamo una nuova stagione”. Frasi come queste sono ingannevoli perché danno l’illusione di un cambiamento che non c’è.
 
Agli Stati generali della salute il grande assente è stato proprio il cambiamento. Nessuno in realtà ha proposto qualcosa di nuovo ... che so....un operatore totipotente, o un  ospedale colosseizzato cioè  senza porte per integrarlo meglio nel territorio, oppure una azienda pubblica partecipata in luogo di quella dinastica per lottizzazione partitica e di natura monarchica, ecc. No niente di tutto ciò, la moina che è andata in scena ha riproposto   la solita  commedia e i soliti commedianti: rivoluzionare, scuotere, invertire....  ma per essere sempre invariantemente  uguali a se stessi cioè... “normali” come ha dichiarato il mio vecchio  amico Montaldo i mustache più attraenti della sanità.
 
Non sono mancate vistose contraddizioni: da una parte  la solita retorica sulla salute   e dall’altra, come uno schiaffo in piena faccia,  la denunciaInizio modulo  di SiTi,  SIMeVep e SNOP sul fatto che in alcune regioni non si fanno neanche le vaccinazioni  e che i tagli sono sulla  prevenzione delle malattie;  si fanno gli Stati generali chiamando gli amici degli amici (non  tutti coloro che avrebbero avuto  titolo per parlare)   e nello stesso tempo ci vogliono scodellare  un Patto per la salute rigorosamente chiuso e istituzionale.   
 
E tutti cantano, tutti svolazzano nell’uccelliera, a nessuno viene in mente di fare uno sberleffo, di lasciar cadere una piccola  deiezione   sulla camicina  della ministra Lorenzin. Ma forse l’insania  più disorientante è quella  che ci viene   rivelata da  un banale benchmark  storico con altri avvenimenti simili.
Vi ricordate  “Meridiano Sanità”? Otto anni fa fu il più grande avvenimento sulla sanità organizzato dallo studio Ambrosetti, con un impiego assurdo di risorse, finanziato da una grande multinazionale americana, con il meglio del meglio, con un board  prestigiosissimo, commissioni tematiche, gruppi di lavoro preparatori ecc.
 
Nel mio libro  “il pensiero debole della sanità” lo assunsi come esempio paradigmatico della montagna che  partorisce  il topolino. Quell’avvenimento si concluse con  un rapporto  che mi  sono andato a rivedere. Ebbene negli Stati generali della salute la stessa  struttura di analisi, gli stessi  problemi, le stesse soluzioni , suggerimenti, richieste di quel rapporto. Le uniche novità  sono poche  parole comparse all’orizzonte  dal governo Monti in poi, cioè i tagli lineari, la spending review, i costi standard....ma che sono andate  ad aggiungersi  semplicemente al vecchio discorso  senza  scalfirne  la mediocre  struttura   argomentativa. Allora come oggi sovrano il Patto per la salute.
 
Questo  senso comune  impressiona, a parte l’Anaao, che agli Stati generali della salute (giustamente preoccupata delle chiacchiere sui tagli degli stipendi ma non solo), ha dato forfait, a nessuno è venuto in mente di sottrarsi ,di protestare, di fare un gesto per sottolineare un disagio ...tutti gli uccelli della voliera  hanno disciplinatamente cantato come  in un coro polifonico ...e tutti la stessa   pallosa canzoncina di sempre.
 
Eppure ce la passiamo male e a quanto pare ce la passeremo peggio ,ma  siccome è primavera si canta anche in mezzo alle rovine o come degli stolti sotto la pioggia senza mai avere neanche un sussulto e un po’ di resipiscenza. Il governo Renzi ha proposto di aggiustare il titolo V, una occasione imperdibile, per  tutti, ma la sanità sonnecchia, continua  a vivacchiare delle proprie cose, l’intersindacale medica  si consolida, ma non è interessata  a garantirsi un altro modello di governance come se i suoi interessi fossero una variabile indipendente dal modello di governo della sanità, le confederazioni tacciono condizionate dalle loro consorterie di partito, il conflitto tra operatori divampa e a nessuno di questi super eroi multitasking viene in mente  di suggerire un modello di governo più adeguato alla sanità, le società scientifiche piene  soprattutto di mancati ministri si fondono con altre società scientifiche per avere maggiore influenza, ma nessuno di loro pensa di dare una mano per cambiare il titolo V.
 
Eppure basterebbe poco... andare dalla  ministra Boschi.. e dirle:  questo è ciò che proponiamo noi  della sanità. Giuro che il prossimo che sento lamentarsi  dell’azienda, dei direttori generali, delle regioni, delle autonomie   soccombenti ...e che mi parla di atto medico o  di competenze avanzate … lo mando… a quel paese .
 
Ivan Cavicchi
14 aprile 2014
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