La corruzione continua a costituire un problema per l'Europa. E’ un fenomeno che interessa tutti gli Stati membri e che costa all'economia europea circa 120 miliardi di euro all'anno. Ma l’Italia è tra i Paesi dove il fenomeno è più grave, tanto che la corruzione nel nostro paese vale circa 60 miliardi l’anno, pari a circa il 4% del Pil e la metà che in tutta l’Ue. Malgrado le molte misure prese negli ultimi anni dagli Stati membri, i risultati sono disomogenei e occorre fare di più a livello di prevenzione e repressione. Queste sono alcune delle conclusioni della prima relazione dell'Unione sulla lotta alla corruzione, pubblicata oggi dalla Commissione europea e nella quale si illustrano, per i diversi Stati membri, le misure anticorruzione esistenti, quali di queste sono efficaci, cosa si potrebbe migliorare e in che modo.
Quel che è chiaro infatti, secondo l’Ue, è che contro la corruzione occorre fare di più. Come dimostrano anche i risultati di un sondaggio Eurobarometro sull'opinione degli europei riguardo alla corruzione. Dal sondaggio risulta che secondo tre quarti degli europei (76%) e ben il 97% degli italiani. la corruzione è un fenomeno dilagante e che per più della metà degli europei (56%) il livello di corruzione nel proprio paese è aumentato negli ultimi tre anni. Un europeo su dodici (8%) afferma di essere stato oggetto o testimone di casi di corruzione nel corso dell'anno precedente (
vedi la scheda di sintesi dei dati italiani).
Occhi puntati soprattutto su alcuni settori, considerati particolarmente vulnerabili, come lo sviluppo urbano, l’edilizia e anche l’assistenza sanitaria.
"La corruzione mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e nello Stato di diritto, danneggia l'economia europea e priva gli Stati di un gettito fiscale particolarmente necessario. Gli Stati membri hanno fatto molto negli ultimi anni per combatterla, ma la relazione odierna mostra che è lungi dall'essere sufficiente. La relazione suggerisce alcune linee di intervento che auspico di poter seguire assieme agli Stati membri", ha commentato Cecilia Malmström, Commissaria UE per gli Affari interni.
Riguardo al nostro Paese, secondo la Commissione Ue l’adozione a novembre 2012 della legge anticorruzione ha segnato “un importante passo avanti”. Sono state infatti “rafforzate le politiche di prevenzione mirate a responsabilizzare i pubblici ufficiali e la classe politica e a bilanciare l’onere della lotta al fenomeno, che attualmente ricade quasi esclusivamente sulle forze dell’ordine e sulla magistratura”. Tuttavia, secondo la Commissione Ue, gli sforzi profusi dall’Italia pur “notevoli”, non sono sufficienti. Nella relazione presentata oggi la Commissione europea suggerisce di potenziare il regime di integrità per le cariche pubbliche elettive introducendo codici etici e strumenti di rendicontazione del loro operato. Per l’Ue “l’Italia dovrebbe anche consolidare lo strumentario giuridico e istituzionale sul finanziamento ai partiti e risolvere con la massima urgenza le carenze del regime di prescrizione”.
La Commissione consiglia anche di “estendere i poteri e di sviluppare la capacità dell’autorità nazionale anticorruzione in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento, garantire maggiore trasparenza degli appalti pubblici e adoperarsi ulteriormente per colmare le lacune della lotta anticorruzione nel settore privato”.
Sono questi dunque, secondo l'Ue, gli interventi necessari per invertire una tendenza che è fortemente avvertita dai nostri cittadini. Come accennato, per il 97% degli italiani la corruzione è un fenomeno nazionale dilagante. Peggio di noi solo la Grecia (99%). Il 42% dei nostri connazionali afferma di subire personalmente la corruzione nel quotidiano (contro una media UE del 26%). Per l’88% dei rispondenti italiani corruzione e raccomandazioni sono spesso il modo più semplice per accedere a determinati servizi pubblici (contro una media UE del 73%).
La mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche risulta molto diffusa. In particolare nei confronti dei partiti politici, dei politici nazionali, regionali e locali12 e dei funzionari responsabili dell’aggiudicazione degli appalti pubblici e del rilascio delle licenze edilizie.
Il 92% delle imprese italiane partecipanti al sondaggio Eurobarometro 2013 sulla corruzione nel mondo imprenditoriale ritiene che favoritismi e corruzione impediscano la concorrenza commerciale in Italia (contro una media UE del 73%), il 90% pensa che la corruzione e le raccomandazioni siano spesso il modo più facile per accedere a determinati servizi pubblici (contro una media UE del 69%), mentre per il 64% le conoscenze politiche sono l’unico modo per riuscire negli affari (contro una media UE del 47%).
Solo per il 22% degli italiani nel nostro Paese vi è un numero sufficiente di azioni penali per dissuadere le persone dalle pratiche di corruzione.