Se avete un bambino di un anno, due o quattro, invitate a casa un’altra mamma con la sua figlioletta. Portate i bimbi nella cameretta e sollecitateli a giocare al “dottore”, mentre voi adulti chiacchierate e sorseggiate un buon tè in salotto. Se lo fate, avrete seguito le raccomandazioni dell’Oms Europa sugli Standard per l’educazione sessuale per i bambini e adolescenti, elaborato dall’Oms Europa e dal Centro Federale per l’Educazione alla Salute (BZgA) di Colonia con l’intento di insegnare ai bambini, fin dalla nascita, cosa è la sessualità per viverla in modo "appagante e responsabile". Di conseguenza, anche per rispondere ad alcune problematiche del nostro mondo sul quale non ha più senso tacere (Hiv, infezioni sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate in adolescenza, violenza sessuale…).
Pubblicato sul sito dell’Oms Europa già da tempo, il documento si starebbe difffondendo ora presso i ministeri dell’Istruzione e della Salute d'Europa in queste settimane, come ha annunciato l'on. Paola Binetti in un'
interrogazione recentemente presentata al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. La notizia, però, ha avuto scarsa risonanza sulla stampa, se si esclude quella cattolica, Avvenire e Radio Vaticana. Che però non hanno preso bene i suoi contenuti. O almeno non tutti. Il giornale della Cei condivide, ad esempio, il fatto di considerare l’educazione sessuale un percorso/progetto, e non un singolo evento, cioè l’atto sessuale. Condivisa anche l’importanza del ruolo attivo dei genitori e della comunità, così come dello sviluppo, nei bambini, della capacità di rifiutare un approccio non desiderato e di parlarne e chiedere aiuto. Ma accanto a nozioni di “buon senso” compaiono poi “assurdità come la ‘masturbazione infantile precoce’ e, tra i 4 e i 6 anni, quella delle ‘relazioni tra persone dello stesso sesso’”, dichiara sulle pagine di Avvenire del 5 novembre Michelangelo Tortalla, medico sessuologo clinico, membro della Federazione italiana sessuologia scientifica, dal 2003 al 2010 "collaboratore" nazionale dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia. Pollice verso della Conferenza episcopale anche sulla raccomandazione dell’Oms di mettere presto in grado i bambini di procurarsi da soli i contraccettivi e di informarli sul diritto all’aborto.
Al di là delle posizioni che può suscitare, ecco alcune delle raccomandazioni contenute nel documento dell’Oms, che si chiude con pratiche schede riassuntive che descrivono ciò su cui i bimbi devono essere informati, ciò che devono imparare a fare e ciò che devono essere aiutati a sviluppare in ciascuna delle fasce di età stabilite dall'Oms, 0-4 anni, 6-9 ann9, 9-12 anni, 12-15 anni, oltre i 15..
Il presupposto è che “bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono determinanti per il miglioramento della salute sessuale generale“. Ma “per maturare un atteggiamento positivo e responsabile verso la sessualità, essi hanno bisogno di conoscerla sia nei suoi aspetti di rischio che di arricchimento”. Questo documento vuole essere dunque un “primo passo” in questa direzione e “contribuire a introdurre l’educazione sessuale olistica”, che significa fornire a bambine/i e a ragazze/i “informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità”, evitando di terrorizzarli con i potenziali rischi e favorendo, piuttosto, un sentimento che li porti a vivere la sessualità e le relazioni di coppia “in modo appagante e allo stesso tempo responsabile”.
Un processo che, secondo gli esperti dell’Oms e del BZgA, deve cominciare già in fasce. Tra 0 e 1 anno di età, infatti, inizia la scoperta dei sensi e delle sensazioni. Attraverso i sensi i neonati possono provare una sensazione di piacevolezza. Anche se è tra i 2 e i 3 anni che inizia la curiosità e l’esplorazione del corpo. A questi bambini, secondo gli esperti dell’Oms e del BZgA, “vanno trasmesse informazioni sulla gioia e il piacere nel toccare il proprio corpo”, anche attraverso “la masturbazione infantile precoce”. Bisogna metterli in grado di “esprimere i propri bisogni, desideri e limiti, ad esempio nel ‘gioco del dottore’”.
Nella seconda fase, quelloatra i 4 e i 6 anni, deve essere – secondo gli esperti – ancor più fortemente caratterizzata anche dall’esplorazione del proprio corpo e di quello altrui nell’ambito del gioco. Diventano frequenti, in questa fase, i “giochi a sfondo sessuale”, anche se a questa età la maggioranza dei bambini inizia a sperimentare pudore rispetto al proprio corpo e inizia a mettere dei confini. Si fanno un’idea ben chiara e definita di “cosa fa un maschio” e di “cosa fa una femmina” (ruoli di genere). Agli educatori e ai genitori il compito di fornire, in questa fase, spiegazioni riguardanti il sesso, la gravidanza, le relazioni con persone dello stesso sesso e l’abuso.
E se il terzo momento, quello tra 6 e 9 anni, cioè delle scuole elementari, è caratterizzato da vergogna, imbarazzo e primo amore, secondo gli esperti dell’Oms e del BZgA è proprio in questo momento che i bambini devono essere informati su mestruazioni, eiaculazione, metodi contraccettivi, malattie collegate alla sessualità, violenza sessuale, ma anche sull’influenza positiva della sessualità su salute e benessere. Non solo. “I bambini a questa età – secondo gli esperti – devono imparare il concetto di ‘sesso accettabile’, cioè reciprocamente consensuale, volontario, paritario, adeguato all’età e al contesto, caratterizzato dal rispetto dal sé”.
Questo per prepararli, già a partire dai 9 anni, a sapere utilizzare preservativi e contraccettivi correttamente. D’altra parte, i bambini a questa età devono anche conoscere i propri “diritti sessuali” e fare le loro prime esperienze. Ma bisogna fare in modo che siano protette. E assicurarsi che i bambini siano “in grado di rifiutare esperienze sessuali indesiderate”.
A 12 anni gli esperti dell’Oms e del BZgA raccomandano di fornire ai bambini tutte le informazioni possibili sui servizi di contraccezione e su come procurarsi i contraccettivi da soli e nei contesti appropriati. Devono sapere riconoscere i sintomi di una gravidanza, l’impatto della maternità e della paternità sulla vita, devono essere avvisati sui fattori che possono contribuire a rendere inefficace la contraccezione, come gli effetti collaterali o dimenticarsi di assumere gli anticoncezionali. I genitori e gli educatori devono informare i ragazzi sul piacere del sesso e dell’orgasmo, sul “come godere della sessualità nel modo appropriato”, cioè “rispettando i propri tempi”, oltre che il partner. Per l'Oms, a questa età è anche ora di incoraggiare i coming out per svelare la propria omosessualità.
E si arriva così ai 15 anni. Ormai non si parla più di bambini, ma di ragazzi. Che, secondo l'Oms, devono essere “messi in grado di prendere decisioni informate sulla contraccezione e le gravidanza indesiderate”, nonché sul “diritto di abortire”. Oltre che messi in grado di “ricercare una relazione equilibrata” e “diventare un partner supportivo e che si prende cura”, ma anche a gestire emozioni come l’innamoramento, la gelosia, il tradimento e le delusioni. E, perché no, essere aiutati a “sviluppare la consapevolezza dell’importanza di un ruolo positivo del maschio nel corso della gravidanza e del parto”.