Studi e Analisi
Ocse. La classifica del benessere. Italiani al 29° posto. In crisi anche l'accesso alle cure
Così nella classifica per la soddisfazione per la propria vita, ad oggi l'Italia si trova al 29esimo posto su 34 paesi Ocse, 30esimo se si tiene conto anche del Brasile, paese i cui dati sono stati rilevati dal rapporto ma che non è membro dell'Organizzazione. Dietro di noi solo Ungheria, Portogallo, Grecia, Turchia ed Estonia (e Russia, che come il Brasile non è membro Ocse, ma ha fornito i dati per il report).
Lavoro ed economia. In particolare, spiegano dall'Ocse, questi dati sono frutto anche della crisi, soprattutto per quanto riguarda reddito, lavoro, soddisfazione personale e impegno civico. Dal 2007 al 2011, infatti, il nostro paese ha visto scendere il reddito disponibile del 7%, e si tratta di uno dei declini più grandi tra tutti i paesi Ocse. Allo stesso modo sono aumentate le diseguaglianze sociali, cresciute dal 2007 al 2010 dl 2%, ben oltre la media Ocse dell'1,2%.
Ma forse il peso maggiore è quello che riguarda l'impiego: le disoccupazione a lungo termine è aumentata di almeno tre punti percentuali dal 2007 al 2012 ed è anche per questo che nello stesso periodo gli italiani che si dicevano soddisfatti della loro vita sono crollati dal 58% della popolazione al 42%, di nuovo uno dei valori più bassi tra i paesi Ocse.
Inoltre, al di là di chi un lavoro non ce l'ha, è diminuita anche la gratificazione personale nell'impiego: nel 2010 un italiano su cinque (21%) ha dichiarato di lavorare in un cattivo ambiente, o di avere un lavoro di cattiva qualità, con ripercussioni sulla salute fisica e mentale dei cittadini in questione.
Salute generale e delle donne. Se ci siamo sempre potuti vantare di avere un'aspettativa di vita alla nascita maggiore della maggior parte degli altri paesi del mondo – ed in effetti è ancora così, visto che la vita media è di circa 85 anni per le donne e circa 80 per gli uomini, contro una media Ocse rispettivamente di 83 e 77 anni – la stessa soddisfazione non ce la danno le condizioni di salute generali della popolazione: è aumentata di circa due punti percentuali (dal 3 al 5 per cento) la porzione di persone che nel nostro paese dichiara di avere bisogni medici che non vengono soddisfatti, un valore che nei paesi europei dell'Ocse è ben al di sotto del 2% e sostanzialmente invariata nel tempo; inoltre, in Italia la percentuale di donne che è in buona o ottima salute è del 63% contro una media Ocse del 67%, mentre per gli uomini queste percentuali salgono rispettivamente al 70 e al 72 per cento. Tuttavia, in Italia questi dati sono in crescita rispetto al 2005, mentre la media Ocse è rimasta sostanzialmente la stessa negli ultimi anni.
In ogni caso da questi dati, come si può notare dai numeri, emerge sempre una differenza di genere a favore degli uomini. Si tratta di un gap che si sta lentamente riducendo nei paesi Ocse, ma meno in Italia: rispetto agli uomini le donne italiane hanno meno possibilità di essere pagate per il loro lavoro o essere elette in parlamento, ma maggiori percentuali di lavori domestici. E in più – più che in molti altri paesi Ocse – le donne italiane riportano di aver subito violenza dal proprio partner nell'intimità della casa.
Per fortuna, ma forse non consola abbastanza, c'è da dire che in Italia la solidarietà sociale e l'impegno sono aumentati: la percentuale di persone che aiutano chi è in difficoltà o che mettono a disposizione il proprio tempo per gli altri è salita rispettivamente di 22 e 4 punti percentuali dal 2007 al 2012, un dato al di sopra della media Ocse.
C'è ancora fiducia? In Europa di sicuro non si crede più molto nei governi, e in Italia nemmeno. Se la percentuale di persone che ancora si fida delle istituzioni nel continente è diminuita di 10 punti percentuali dal 2007 al 2012, nel nostro paese – nonostante tutto – è scesa solo del 2%, anche se era già più bassa rispetto agli altri paesi (oggi è al 28% nel nostro paese, mentre la media Ocse è circa al 40%).
Insomma, il quadro che emerge dal report non è certo ottimale, ma è anche chiaro che nelle intenzioni dell'Organizzazione c'è anche quella di smuovere qualcosa in una direzione positiva. “Il documento deve funzionare da sveglia”, ha spiegato il segretario generale Ocse Angel Gurria. “O da promemoria: il principale obiettivo delle politiche economiche che attuiamo dovrebbe essere il benessere dei cittadini. E allora forse è il caso di rimettere i cittadini al centro delle decisioni politiche”.
Laura Berardi