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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Studi e Analisi

Mortalità infantile. Save the childern: ”Progressi insufficienti. Dal 2009 aumentate morti neonatali”

immagine 19 settembre - La mortalità infantile è scesa da 9 a 6,6 milioni di bambini all’anno, ma le morti neonatali sono cresciute superando i 3 milioni. È quanto si evince da un rapporto diffuso dalla Onlus. “Occorre agire sulla disuguaglianza, alla crescita economica non corrisponde un pari declino dei tassi di mortalità”. Parte la campagna Every One.
Ogni anno 6,6 milioni di bambini muoiono prima di aver compiuto 5 anni per cause prevenibili e curabili, come malaria, morbillo, polmonite, complicazioni neonatali o dissenteria. E la malnutrizione è la concausa della metà di queste morti. Eppure, per fermare la mortalità infantile basterebbero semplici soluzioni a basso costo come un sapone, una zanzariera, un vaccino. Grande protagonista sullo scenario della mortalità infantile, la disuguaglianza, quella tra paesi del nord e del sud del mondo, ma anche tra quintile più ricco e più povero di uno stesso paese o ancora tra zone urbane e rurali, come si evince dai dati del rapporto “Mondi dispari. Ridurre le disuguaglianze per combattere la mortalità infantile” diffuso oggi da Save the Children in occasione del lancio della campagna Every One

In Italia, dal 19 settembre, l’Organizzazione parte con quasi due mesi di sensibilizzazione e raccolta fondi per la campagna Every One, lanciata a livello internazionale nel 2009, per dare un contributo significativo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio 4 e 5, relativi a ridurre rispettivamente di 2/3 la mortalità infantile e di 3/4 quella materna entro il 2015.
Nelle piazze di 4 città – Roma, Napoli, Firenze e Milano - il Villaggio Every One, una struttura itinerante di circa 170 metri quadri, in legno riciclato, molto colorata e con 7 ambienti (i primi 2 di accoglienza e 5 tematici: maternità, malnutrizione, cure mediche, igiene, malaria) all’interno dei quali - attraverso istallazioni interattive, esperienze sensoriali, foto, video, una serie di oggetti in mostra e la guida dello staff di Save the Children – sarà possibile per bambini, famiglie, scolaresche e persone di tutte le età, conoscere e comprendere in modo più immediato il lavoro degli operatori dell’Organizzazione sul campo e le semplici soluzioni che possono salvare la vita di milioni di bambini e regalare loro un compleanno in più, come un sapone, una zanzariera o un vaccino. Presso il Villaggio sarà offerto Mr Smile, il nuovo gelato in edizione limitata realizzato appositamente per la partnership con Save the Children da Algida, che nell’ambito dell’iniziativa supporta un importante progetto in Mozambico, volto a garantire visite mediche, vitamine, antibiotici e zanzariere a 10.000 bambini.

Nel 2000 i leader mondiali con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio si sono impegnati a costruire un mondo più equo per tutti, abbattendo la distanza tra paesi Ricchi e Paesi in Via di sviluppo, proponendosi tra l’altro di dimezzare la povertà estrema, ridurre la mortalità infantile e materna, assicurare l’istruzione elementare universale, entro il 2015. Al momento, secondo gli attuali andamenti e nonostante i progressi, questi obiettivi saranno solo parzialmente raggiunti. Ad esempio, nonostante la mortalità infantile sia scesa da 9 a circa 6 milioni di bambini all’anno dal 2009 ad oggi, anche grazie al contributo di Save the Children e la sua campagna globale Every One, non si è assistito ad un decremento uniforme del fenomeno, equamente distribuito in tutti i paesi e per tutte le popolazioni. Il decremento, ad esempio non ha riguardato la mortalità neonatale: sul totale di decessi infantili (sotto i 5 anni) la proporzione di bambini morti nei primi 28 giorni di vita è aumentata, raggiungendo oltre i 3 milioni.
 
“La nostra è la prima generazione della storia che ha l’opportunità di sradicare la mortalità infantile - per cause facilmente prevedibili - dal mondo e per sempre. Abbiamo il dovere di farlo - ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia - Tra mortalità materno-infantile e povertà però vi è una forte interdipendenza, nella quale la povertà gioca il doppio ruolo di causa e di effetto. La mortalità materna e infantile non può essere combattuta efficacemente né sconfitta se non si affrontano le questioni legate alle disuguaglianze sociali, economiche e culturali. Due le sfide principali da vincere: raggiungere tutti i bambini, in particolare i più poveri fra i poveri, e intensificare gli interventi di salute sui neonati. Ancora oggi, infatti, 1 milione di bambini muore nel primo giorno di vita”.
 
Attualmente oltre un miliardo di persone in tutto il mondo non hanno accesso all’assistenza sanitaria e i bambini che vivono in condizioni sociali, culturali ed economiche più svantaggiate vanno incontro a maggiori probabilità di morire prima dei 5 anni. Nell’Asia Meridionale, già colpita da un tasso di mortalità altissimo, i bambini nati in famiglie che appartengono al quintile di reddito più povero ha più del doppio delle probabilità di morire rispetto ai loro coetanei nati in famiglie più benestanti.
 
La disuguaglianza, tuttavia, non esiste solo tra nord e sud del mondo, ma anche all’interno dello stesso paese. Ad esempio, in alcuni dei paesi in cui lavora Save the Children con progetti di salute materno-infantile (India, Pakistan, Nepal e Uganda), l’assistenza al parto in aree rurali viene fornita approssimativamente alla metà delle donne assistite nelle zone urbane, mentre solo il 40% delle donne che non vivono nei grandi centri urbani effettua visite antenatali. Il divario è decisamente maggiore in Etiopia, dove si registra solo i 5% di donne assistite nelle zona rurali contro il 52% nei grandi centri urbani.
In Africa Subsahariana nell’arco di un decennio, dal 2000 al 2010, la percentuale di parti assistiti da operatori sanitari qualificati è aumentato di un solo punto (dal 44 al 45%). Come risultato, ogni anno si stimano circa 287.000 morti materne nel mondo, di cui 2.200 avvengono nei paesi sviluppati e oltre 284.000, nei paesi in via di sviluppo.
 
Tutto questo è correlato anche allo scarso numero di operatori sanitari disponibili: se in Norvegia si ha in media un medico ogni 53 pazienti e nel Regno Unito 1 ogni 77, in Guinea e in Niger, ci sono rispettivamente un medico ogni 7.143 e 6.667 pazienti.
Mettendo a confronto le tre determinanti (reddito, istruzione materna e ambiente) che concorrono a determinare una maggiore o minore probabilità di vita di un bambino, affiora che le disuguaglianze più alte si riscontrano tra diversi livelli di istruzione: ben il 30% della popolazione e il 55% delle donne del Pakistan, ad esempio, terzo paese al mondo per numero di decessi neonatali, pari a 202.000 annui, sono analfabeti.
 
Inoltre il benessere economico del Paese, spesso si accompagna solo parzialmente ad un miglioramento delle condizioni di vita e di salute per donne e bambini. In India, dove dal 2004 al 2012 il Pil è più che raddoppiato, non segue una pari riduzione del tasso di mortalità infantile che in otto anni si abbassa solo da 58 a 46 decessi su 1.000 nati vivi nell’arco, e anzi aumenta nel 2010 nonostante un netto aumento del Pil registrato nello stesso periodo. In Pakistan dal 2004 al 2010 il Pil è raddoppiato (da 98 milioni di dollari a 176), raggiungendo i 231 milioni nel 2012; tuttavia il ritmo osservato nella crescita del Pil non è lo stesso di quello del declino della mortalità infantile, che si è ridotta da 74,3 nel 2004 ad appena 61 nel 2012.
 
“Fermare la mortalità materno-infantile implica un impegno focalizzato esplicitamente sui gruppi di popolazione più vulnerabili: i più poveri - ha dichiarato Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children - Fondamentale in questo quadro è l’apporto dei Paesi Grandi donatori e il rispetto degli impegni presi. L’Italia, ad esempio, si è impegnata finanziariamente con 75 milioni di dollari a supportare la Muskoka Iniziative on Maternal, Newborn and Child Health, un’iniziativa internazione per la promozione della salute infantile e materna lanciata nel 2010, ma di fatto il nostro Paese è stato l’unico membro del G8 a non aver ancora mantenuto fede alle promesse fatte, visto che nel 2012 e ugualmente nel 2013 le erogazioni risultano pari a zero. Auspichiamo pertanto che il nostro Governo tenga fede agli impegni presi in ambito internazionale, e contribuisca a definire un nuovo quadro di sviluppo post-2015 che affondi le radici su di un criteri di equità”.
 
Dopo 4 anni dal lancio della campagna Every One, sono 471, i Paesi dove Save the Children opera direttamente con programmi di salute materno-infantile e 1,2 miliardi di dollari i fondi raccolti in questi anni da destinare ai progetti di salute e nutrizione entro il 2015; grazie alla campagna, tra le altre cose, sono stati formati 274.962 operatori sanitari e sono state organizzate 19,3 milioni di azioni di mobilitazione per dire basta alla mortalità infantile. Nel solo 2012, l’Organizzazione ha realizzato 2,2 milioni di interventi per prevenire la morte durante il parto e per proteggere i bambini dalle principali malattie.   
19 settembre 2013
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