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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Studi e Analisi

Costi standard: Martini, “Nessuna Regione in rosso tra le benchmark”

immagine 20 ottobre - Il sottosegretario alla Salute lo ha ribadito a margine del convegno sul federalismo promosso oggi a Roma da Intesa Sanpaolo. “È un’ipotesi che non è in considerazione. Sarebbe un controsenso che abbasserebbe la qualità”.
Nessuna Regione con Piano di rientro farà parte delle Regioni benchamrk per la stima dei costi standard. Lo ha ribadito il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, a margine di una tavola rotonda organizzata nel convegno su “Federalismo, rispetto delle regole e crescità. Laboratorio sanità” promosso oggi a Roma da Intesa Sanpaolo. L’idea, avanzata da alcune Regioni in rosso, “non è in considerazione”, ha affermato Martini, secondo la quale “l’ipotesi, a cui sono assolutamente contraria, sarebbe un controsenso sul piano tecnico: non siamo qui a fare un tanto per ciascuno abbassando la qualità. Vogliamo dare il massimo della qualità possibile in termini di utilizzo delle risorse per i cittadini”. Il decreto, già approvato in Consiglio dei Ministri, aspetta ora di passare l’esame in Conferenza Stato-Regioni. “Si tratta di un passaggio fondamentale - ha spiegato Martini - perché proprio dai costi standard e dalla loro attuazione in ambito sanitario passa la possibilità di recuperare spazi di appropriatezza in favore dei cittadini di quelle Regioni più sofferenti. E su questo tema è assolutamente importante guardare ai fatti e alle performance, non alle posizioni ideologiche”.

Alla tavola rotonda hanno partecipato, oltre a Martini, Giancarlo Giorgetti, presidente della Commissione Bilancio della Camera; Enrico La Loggi, presidente della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale; Rosy Bindi, vicepresidente della Camera; Sergio Dompé, presidente di Farmindustria; e Corrado Passera, consigliere delegato e Ceo Intesa San Paolo. Tutti concordi nel ritenere il federalismo una grande opportunità per la sostenibilità e l’efficientamento del sistema. A patto che sia attuato nel modo più corretto. Tuttavia, secondo Giancarlo Giorgetti, si tratta di una riforma che “richiede tempo e passerà attraverso errori e difficoltà. E soprattutto, sarà realizzabile esclusivamente se sarà realmente interiorizzato quel principio di responsabilità che non si attua solo perché sono le leggi a dirlo, ma attraverso un cambiamento culturale e una presa di coscienza delle amministrazione e della popolazione intera”.
La definizione dei costi standard e dei fabbisogni standard, per Giorgetti, “si sarebbe forse potuta fare meglio, perché gli indicatori oggi disponibili sono ancora limitati. Ma i tempi ci costringono a procedere rapidamente, in modo forse un po’ rozzo ma comunque efficace, come dimostrano i risultati di spesa ed efficienza di alcune Regioni”. Giorgetti ha poi sottolineato la necessità di un rilancio degli investimenti, a partire dalla ricerca farmaceutica.
 
Auspicio condiviso dal presidente di Farmindustria, Sergio Dompé, secondo il quale, tuttavia, “in Italia esiste un problema rilevante. Al di là della situazione politica che non entusiasma cittadini ed imprenditori, c’è nel Paese con un eccesso di burocrazia sui punti nevralgici che rallentano enormemente il sistema a causa di troppi passaggi”. In questo contesto, “ci si aspetterebbe una coniugazione di responsabilità tra chi decide e chi porta le conseguenze delle decisioni” ma questo, secondo Dompé, in Italia “ non avviene”. Altro punto dolente, per il presidente di Farmindustria, “è la mancata capacità di fare analisi sul futuro e capire gli scenari e le spinte del prossimo decennio”. In questo modo, ha affermato Dompé, “l’Italia sta depauperando il valore delle imprese. Un errore strategico di cui nessuno sembra preoccuparsi”.

Enrico La Loggia ha quindi voluto sottolineare che oltre al principio di responsabilità c’è un secondo fondamentale pilastro della riforma del federalismo, e cioè la solidarietà. “Se il primo principio permetterà alle amministrazioni di usare meglio le risorse migliorando l’efficacia e l’efficienza, il secondo interverrà là dove il potere contributivo di un Comune sia troppo basso per garantire l’erogazione dei servizi”. La Loggia ha quindi espresso il suo disappunto per l’esclusione delle Regioni a Statuto Speciale della riforma federale, se non per alcune parti. “Questa resistenza comporterà un ritardo che i cittadini di quelle Regioni finiranno per pagare”.
 
Ricordando che la prima pietra del federalismo fu posata con la Riforma del Titolo V del 2001, cioè con l’opposizione al Governo, Rosy Bindi ha espresso il suo sostegno ai cambiamenti in atto. “La sanità – ha osservato Bindi – ha fatto da apri-pista al federalismo con la regionalizzazione, che ormai è una realtà da oltre 10 anni”. Ma la vicepresidente della Camera ha messo in guardia da due pericoli: “i livelli garantiti devono essere quelli essenziali e non quelli minimi”, così come “i fondi integrativi devono essere integrativi e non sostitutivi”.  
 
A chiudere la tavola rotonda e l’intera giornata di lavoro dedicata al federalismo è stato Corrado Passera, amministratore delegato del Gruppo Sanpaolo. “La salute – ha detto - è un pezzo importante dell'economia italiana, ma è soprattutto la cosa più importante di ogni cittadino. Merita dunque la massima attenzione”. Certo che, ha osservato Passera, occorre anche tener conto della spesa. “Se non facciamo nulla, la sanità rischia di diventare la voce numero uno dei conti pubblici. Occorre intervenire e le banche – ha ribadito l’Ad del Gruppo San Paolo - vogliono fare la loro parte, con maggiori strutture sanitarie, con la gestione di fondi sanitari, con il sostegno alla ricerca. Non solo dando credito, ma anche investendo capitale”.
 
20 ottobre 2010
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