I problemi che investono il nostro SSN sono di natura molteplice. Da un lato la crisi economica ha determinato un sottofinanziamento della sanità che rischia di mettere in serie difficoltà anche le regioni più virtuose dal punto di vista della efficienza economica. Dall’altro permane in gran parte del paese un livello inaccettabile di inappropriatezza sia prescrittiva (farmaci e accertamenti diagnostici non necessari) che organizzativa (uso improprio dell’ospedale e sottoutilizzazione del sistema di cure primarie) che contribuisce a mantenere bassa la qualità complessiva del sistema, a rendere difficile l’accesso alle prestazioni veramente necessarie e a sprecare risorse, sempre più rare.
Serve un grande progetto di riforma, soprattutto di tipo
culturale-cognitivo, che punti ad incrementare i livelli di appropriatezza specie oggi, in questo momento di fortissima recessione economica. Migliorare il nostro sistema (anche a iso-risorse) è ancora possibile se la programmazione dei servizi sarà adeguata alla nuova condizione epidemiologica caratterizzata dalla fortissima prevalenza delle cronicità. Implementare il
Chronic care model, rendere i Medici di medicina generale dei veri e propri protagonisti in team multi-professionali (Case della salute e altro) capaci di lavorare su protocolli validati e periodicamente aggiornati è l’unico mezzo per incrementare la qualità complessiva dell’offerta sanitaria. Solo medici convinti di operare secondo le
migliori pratiche disponibili e condivise, possono contrastare e non restare vittime di quel
consumismo sanitario di cui spesso sono portatori gli stessi pazienti e che viene fortemente sponsorizzato dal complesso sanitario privato.
In questo processo di riordino del sistema la introduzione di un sistema assicurativo sarebbe un errore imperdonabile. Da un lato si incrementerebbe quella inappropriatezza da cui siamo già ora pesantemente penalizzati, dall’altro un sistema misto (da elevati e crescenti costi di transazione come insegnano gli USA) finirebbe per drenare via risorse dall’assistenza pubblica, perché è difficile chiedere a un cittadino di continuare a pagare per il SSN se ha una polizza assicurativa tesa verso la totale sostituibilità. Il risultato di questa scelta sciagurata sarebbe la creazione di un sistema duale di ancora minore qualità rispetto all’attuale e ancora più diseguale in termini di assistenza realmente erogata. E poi chi farebbe la prevenzione e la promozione della salute già drammaticamente carente allo stato attuale?
Bisogna dunque fare chiarezza e contrastare senza esitazione una linea che tende ad approfittare delle difficoltà economiche del paese per snaturare quel che resta del nostro sistema di protezione universalistico. Ancora più grave che per raggiungere tale scopo si prospetta un insostenibilità dei costi a cui non corrisponde nessuna evidenza ma che anzi viene smentita dalla ragioneria Generale dello Stato ed ora anche dalla più prestigiosa rivista scientifica di medicina del mondo.
Roberto Polillo