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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Studi e Analisi

Asl sempre più insolventi. Il debito verso i fornitori sale a 58 miliardi

immagine 15 settembre - Lo denuncia un dossier della Fondazione Astrid presentato oggi a Roma. Si tratta però di una stima basata su precedenti dati della Corte dei Conti. Lo stesso studio ipotizza inoltre che il debito totale della PA verso i fornitori raggiungerebbe il 4% del Pil.
Se il trend di indebitamento delle Asl dovesse seguire quello registrato dalla Corte dei Conti al 31 dicembre 2006 oggi, il totale del debito accumulato nei confronti dei fornitori da parte delle aziende sanitarie italiane, raggiungerebbe la cifra record di 58 miliardi di Euro. Lo denuncia un dossier della Fondazione Astrid (vedi allega a fondo pagina) presentato oggi a Roma nel corso di un convegno promosso dal Taiis (Tavolo delle aziende e associazioni dei servizi). Per il complesso delle altre amministrazioni pubbliche, invece, sempre ipotizzando un'analoga evoluzione l'Astrid stima una esposizione totale pari a 4 punti di Pil.
"Le imprese di servizi creditrici delle pubbliche amministrazioni - ha sottolineato l'Associazione - sono impossibilitate a sostenere, pena gravi ripercussioni sulla loro attività e sui livelli di occupazione, l’onere finanziario per fare fronte ai cronici e crescenti ritardi con i quali vengono pagate le loro prestazioni”.
Spesso tutto l’utile aziendale, ha proseguito l'associazione,  viene assorbito dalle provvigioni bancarie, ed in alcuni casi di maggiore difficoltà di accesso al credito " si mettono a rischio anche gli stipendi dei lavoratori”.
Per questi motivi si è chiesto che, in base ai dati contenuti nel rapporto di ricerca, entro pochi mesi venga definita esattamente la quantificazione dei debiti commerciali delle Pubbliche amministrazioni verso le imprese (“sicuramente molto più vicina ai 60 – 70 miliardi di Euro stimati dalle organizzazioni imprenditoriali che ai 37 riconosciuti dal Ministro Tremonti”) e si approvi una soluzione in grado di sanare la situazione pregressa in modo compatibile con i conti pubblici, passando per una certificazione obbligatoria del debito e la relativa classificazione.
“Questa strada  – ha evidenziato Giorgio Macciotta, coordinatore del gruppo di ricerca Astrid - potrebbe essere percorsa realizzando un piano di rientro decennale del debito che non inciderebbe più dello 0,40% per anno sul Pil. Del resto, senza una soluzione adeguata del debito pregresso, lo stesso Federalismo nascerebbe con una pesante zavorra ai piedi, o non nascerebbe affatto”.
Gli effetti macroeconomici che potrebbero scaturire per le imprese dalla risoluzione dei debiti pregressi, grazie alla recuperata capacità di spesa e di investimento, "sarebbero notevoli".
Buone notizie, infine, sembrano arrivare dall'Europa. L'europarlamentare Francesco De Angelis, relatore alla Commissione industria del Parlamento Europeo, ha riferito dei positivi sviluppi che si stanno registrando nel dibattito per la riforma della vigente direttiva sui ritardi nei pagamenti. “Se il Paese non ce la farà con le proprie gambe – ha ammonito De Angelis - sarà l’Europa ad imporci di mettere i conti in regola”.

G.R.
15 settembre 2010
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