Arriva dalla Commissione Europea uno studio che presenta le politiche e le migliori pratiche dell'UE e del SEE/EFTA che aiutano i pazienti oncologici o con precedenti oncologici a rimanere o rientrare nel mercato del lavoro. “Lo studio – spiega la Commissione - è uno dei principali risultati del piano europeo di lotta contro il cancro, volto a sostenere il mantenimento del posto di lavoro e il ritorno a quest’ultimo da parte dei pazienti oncologici e delle persone che hanno superato la malattia”. E tiene conto di una necessità sempre più sentita, visto che grazie ai progressi scientifici e ai miglioramenti nelle prime fasi del percorso oncologico (tra cui la diagnosi precoce, le terapie efficaci e le cure di supporto), si è registrato un continuo aumento dei tassi di sopravvivenza a 5 anni per i tipi di cancro più comuni in tutti i Paesi dell’Ue.
Secondo le stime, sono oltre 12 milioni oggi i sopravvissuti al cancro in Europa. “Se da un lato si tratta di una tendenza promettente, dall’altro è anche un segnale che le istituzioni pubbliche devono rispondere alle esigenze di un numero significativo e crescente di persone anche al di là del ciclo di trattamento del cancro”, si legge nel Rapporto, in cui si ricorda come molte ricerche dimostrino che, ancora oggi, i pazienti con diagnosi di cancro hanno un alto livello di bisogni insoddisfatti e che tali bisogni variano notevolmente, poiché ogni persona reagisce individualmente alle difficoltà della malattia. Tra questi, la permanenza nel mondo del lavoro e il ritorno al lavoro.
Come sottolinea il Piano europeo di lotta contro il cancro, gli studi indicano che la situazione professionale delle persone a cui è stato diagnosticato un cancro spesso si deteriora notevolmente anni dopo la diagnosi. Le sfide non sono affrontate solo dai pazienti oncologici stessi, ma anche dai caregiver informali, che spesso lottano per conciliare lavoro e responsabilità di assistenza. Ciò si ripercuote sulla perdita di reddito attuale a causa della riduzione dell’orario di lavoro e può anche avere un impatto a lungo termine sul loro reddito pensionistico. “Uno studio ha stimato in 9,4 miliardi di euro l’anno il costo combinato per l’Europa dei congedi per malattia, della sottoccupazione e della disoccupazione causati dal cancro”, si legge nel Rapporto.
La Commissione Europea ha quindi promosso un sondaggio tra un’ampia gamma di stakeholder proveniente da 26 paesi Ue (come rappresentanti delle associazioni dei pazienti, autorità nazionali o ministeriali, organizzazioni della società civile) da cui emerso che le persone con una precedente diagnosi di cancro che affrontano questi problemi di salute (fisica e mentale) possono talvolta subire stigma e comportamenti discriminatori da parte di datori di lavoro e colleghi. Quando è stato chiesto di selezionare i tipi di discriminazione che i pazienti e i sopravvissuti al cancro possono incontrare, circa due terzi dei partecipanti al sondaggio hanno menzionato che i pazienti e i sopravvissuti al cancro possono sperimentare stigma e idee sbagliate da parte dei datori di lavoro, dei colleghi ma anche loro stessi (67%), oltre a difficoltà nel trovare un nuovo impiego (63%).
Oltre la metà degli intervistati ha anche indicato che i pazienti e i sopravvissuti al cancro rischiano di essere discriminati a causa della mancanza di soluzioni ragionevoli sul lavoro, ad esempio la mancanza di cambiamenti nell’ambiente di lavoro o nel modo in cui le cose vengono abitualmente fatte (58%). Riscontrato, inoltre, un rischio più elevato di licenziamento/risoluzione illegittima dei contratti di lavoro per motivi di salute (51%). “Un intervistato di un’associazione per la lotta contro il cancro in Bulgaria ha sottolineato che, sebbene i pazienti oncologici siano formalmente protetti dalla legge contro il licenziamento, esistono delle scappatoie legali che vengono spesso sfruttate dai datori di lavoro”, riporta il Rapporto. Altri dati riportano che il 50% di tutte le persone affette da cancro ha paura di dirlo ai propri datori di lavoro.
Lo studio della Commissione, quindi, presenta diverse raccomandazioni per affrontare le lacune, gli ostacoli e le sfide che permangono, come la necessità di ampliare e rafforzare le politiche e le norme nazionali al fine di includere più misure specifiche per il cancro, rafforzare i meccanismi di monitoraggio e applicazione e di intensificare ulteriormente le azioni di sensibilizzazione. Tra le conclusioni principali figura la mancanza, in molti Paesi, di quadri legislativi nazionali dedicati al mantenimento del posto di lavoro e/o al reinserimento professionale, in particolare per i pazienti oncologici e per coloro che hanno superato la malattia. Tuttavia lo studio ha anche rilevato che molte organizzazioni hanno messo in atto misure di sostegno e che alcuni paesi dispongono di politiche più ampie a sostegno delle persone affette da malattie croniche o disabilità. Le conclusioni della relazione fanno seguito a un'ampia consultazione delle parti interessate. Lo studio comprende schede informative sulla situazione di ciascun Paese e sulle migliori pratiche individuate.
“Lo studio – ha dichiarato
Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare - sottolinea la necessità di migliorare la qualità della vita delle persone colpite da cancro, uno dei principali ambiti d'azione del piano europeo di lotta contro il cancro. Ciò dimostra che, sebbene siano stati compiuti progressi significativi nei tassi di sopravvivenza alla malattia, permangono molte sfide nella gestione della vita quotidiana con il cancro. Dobbiamo rompere la stigmatizzazione che può colpire le persone affette da questa malattia e proteggere il diritto di ritornare al lavoro e di mantenerlo, e garantire che non vi siano discriminazioni. È solo l’inizio: analizzeremo ora i risultati e incoraggeremo le parti interessate a partecipare a discussioni su come trasformare le sfide odierne in opportunità per il futuro”, conclude Kyriakides.