Ho letto con molto piacere, anzi con il giusto apprezzamento, quanto è
risultato dagli Stati generali dell’ANAAO sulla formazione specialistica ; sono analisi e proposte che non solo condivido ma anche, , approfittando della cortesia di QS, ho più volte esposto concetti, analisi e proposte coincidenti in più articoli non ultimi i capitoli che ho dedicato alla riforma della formazione in sanità nella mia proposta di legge di riforma delle professioni della salute.
È un’idea forza quella per la quale la sede naturale della formazione di chi voglia operare in sanità non possa che essere quella ove i professionisti, appunto, operano per il peso che il tirocinio e la reale, quotidiana e continua esperienza diretta costituiscono parte rilevante, strategica e determinante nel processo di apprendimento.
Se non ricordo male, furono negli anni 80/90 dell’altro secolo a parlarne sia
Giovanni Berlinguer che
Eolo Parodi, quindi un obiettivo bipartisan, inoltre l’allora senatore
Ferdinando Di Iorio presentò uno specifico disegno di legge i cui contenuti, purtroppo, non furono ripresi completamente nel Dlgs 517/92.
Come è noto, ed è ovvio, i medici e gli altri professionisti sanitari nel periodo di specializzazione post-laurea sono nei fatti forza lavoro, seppure in formazione specialistica i primi retribuiti con una borsa di studio, certamente non commisurata all’impegno profuso e, usiamo il termine giusto, non decorosa per la stessa professionalità, mentre i secondi a carico completo della famiglia.
Per iperbole, siamo in presenza di un indebito arricchimento da parte delle Aziende sanitarie per avvalersi a basso costo per i medici e gratuitamente per gli altri di professionisti in formazione ai quali sono attribuite, progressivamente, ulteriori competenze specialistiche in base alle verifiche svolte nel corso del periodo di formazione.
Per questo è giusto e doveroso riconoscere agli specializzandi un vero e proprio contratto di formazione lavoro regolamentato all’interno del CCNL della dirigenza medica e sanitaria in grado di riconoscere loro non solo i doveri ma anche i diritti normativi e previdenziali come gli altri dirigenti, pur tenendo conto che sono dirigenti in formazione e che, comunque, sono medici o odontoiatri, veterinari, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi già abilitati alla propria, specifica professione.
Credendo di essere l’ultimo moicano a sostenere il valore innovativo, discontinuo e strategico dell’articolo 6 del dlgs 502/92, il massimo lodo ottenuto tra competenze universitarie e competenze del SSN nella formazione sanitaria, ho altrettanto apprezzato che il documento dell’ANAAO lo richiamasse lamentando la sua non attuazione, norma, dai più dimenticata o disattesa, che riconosce : “…..nelle scuole di specializzazione attivate presso le predette strutture sanitarie in possesso dei requisiti di idoneità…..la titolarità dei corsi di insegnamento previsti dall’ordinamento didattico universitario è affidata ai dirigenti delle strutture presso le quali si svolge la formazione stessa,…..”
Per questi motivi è necessario riconoscere che la formazione specialistica medica e delle altre professioni sanitarie, pur mantenendo il suo carattere universitario, è svolta con pari dignità, sì dagli Atenei, ma anche dalle Aziende sanitarie e da qui il riconoscimento dell’Ospedale di insegnamento (mitica idea forza delle componenti più avanzate della professione medica) ovviamente inteso come una parte del tutto, in quanto per la formazione specialistica è l’insieme delle articolazioni delle Aziende sanitarie che concorrono, quindi anche Distretto sanitario di insegnamento, Dipartimento di prevenzione di insegnamento, Dipartimento di salute mentale di insegnamento, ognuno per la parte di competenza, specie se la formazione del medico di famiglia evolva in vero e proprio corso di specializzazione universitario.
La grave situazione in cui versa il SSN e la constatazione che in tale evento dell’ANAAO, il Ministro Schillaci si è espresso per la verifica della fattibilità del contratto di formazione lavoro degli specializzandi, mentre in Parlamento sono stati già depositati progetti di legge di riforma della specializzazione medica e sanitaria, sarebbe quanto mai corretto ed opportuno, che, riconoscendo il carattere di urgenza, si avviasse, concludendolo entro questa legislature, il processo legislativo per approvare una normativa di riforma della specializzazione medica e sanitaria, largamente condivisa, se non all’unanimità, come sarebbe necessario, che facendo propri gli assi portanti e le idee forza sopra descritte potesse essere compresa e condivisa dagli stessi medici, veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi…se così accadesse sarebbe una svolta positiva ed epocale per lo stesso SSN e per contribuire ad un’incisiva e partecipata valorizzazione delle professioni della salute.
Certo se poi si riconoscesse per l’intero personale sanitario del SSN la caratteristica di categoria speciale, riformando la contrattazione, si superasse il potere monocratico del Direttore generale e si introdussero veri e proprie forme democratiche di partecipazione dei professionisti della salute alla programmazione sanitaria e ai conseguenti monitoraggio, verifica e modifica a tutti i livelli aziendale, regionale e nazionale, il processo di difesa, potenziamento e rilancio del nostro SSN potrebbe fare determinanti progressi.
Saverio Proia