Una
sentenza nel nome di
Mauro Gugliuccello quella emanata recentemente in Friuli per quei, pochi irriducibili visionari come me e che, insieme a me, sono riusciti a convincere Governo e Parlamento a far votare il lungo processo legislativo, votato quasi sempre all’unanimità, di riforma delle professioni sanitarie ad iniziare dalle leggi 42/99 e 251/00, ora sostenute e usufruite, invece, dai più, il più instancabile e tenace è stato, senza alcun dubbio, Mauro Gugliuccello, ottimo fisioterapista e dirigente dell’AIFI, il quale, purtroppo, non è più tra noi per godersi dei risultati positivi raggiunti e questa sentenza è anche merito suo.
I relatori di queste leggi e i pochi esperti, come me, che li supportavano venivano sistematicamente chiamati la mattina presto per telefono da Mauro o per correggere la linea da tenere, o per informarci dei contatti che aveva avuto con le altre forze politiche o per sostenerci nel lungo iter legislativo di approvazione…tant’è che le nostre consorti dietro a queste continue telefonate sospettavano che, invece, chissà quale relazione segreta ci potesse essere con un’altra donna…invece, chissà, senza queste telefonate se ce l’avremmo fatta a vincere in questa forma così straordinaria e storica che non alcun altro esempio negli altri comparti lavorativi.
Nell’architettura legislativa della riforma delle professioni sanitarie, emerge quello che ora posso definire il “lodo Gugliuccello” considerato che uno dei massimi teorici, proponente ed assertore mi permetto di intitolarlo proprio a suo nome, con il quale lodo, usando un sinonimo per trovare l’intesa unanime con tutte le componenti politiche, si è specificato che il fisioterapista compie una valutazione, nella sostanza una diagnosi per le sue specifiche competenze:
Dalla legge 251/00ART.2 (Professioni sanitarie riabilitative)1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell'area della riabilitazione svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dai relativi profili professionali.”Mi pare evidente che il primo comma dell’articolo sia quanto mai chiaro in quanto il termine” procedure di valutazione funzionale” nella stesura della legge fu un compromesso nominalistico per dire in parole differenti ma identiche nella sostanza “diagnosi riabilitativa”.
A parte che non capisco perché si debba sostenere che la diagnosi è un atto esclusivo medico e parlarne è reato di lesa maestà medica; lo è la diagnosi medica, quella sì, ma le leggi istitutive di altre professioni riconoscono, ad esempio, che esiste la diagnosi psicologica per gli psicologi e la diagnosi sociale per gli assistenti sociali mentre la diagnosi infermieristica è ormai una realtà consolidata.
Così il giudice di Udine, evidentemente consapevole del vero e corretto quadro legislativo delle competenze del fisioterapista, che ho contribuito a descrivere in un
precedente articolo, ha riconosciuto, superando il termine cautelare di valutazione, che il fisioterapista ha svolto una diagnosi per le sue competenze, anche usando un ecografo, inviando così il paziente dal medico già con una prima descrizione di quello che soffriva senza invadere alcun atto riservato al medico, tutt’altro significando qual è l’esatta integrazione professionale ad uso esclusivo della tutela della salute della persona.
Si lo so che su questo quotidiano ne ho parlato più volte di Mauro Gugliuccello, purtroppo
precocemente scomparso, ma di questo successo non potevo non parlarne in suo riferimento non solo per perché operava e risedeva a Udine e in questa città si e svolto e concluso il processo che ha visto assolto a formula piena il fisioterapista; giustamente la Presidente dell’OFI del Friuli-Venezia Giulia, Melania Salina, ne ha sottolineato la storica importanza con cui si contribuisce a chiarire con nettezza qual è l’autonomia e la responsabilità del professionista sanitario fisioterapista ed il suo rapporto positivo e di collaborazione con e tra le altre professioni della salute, medici compresi, ovviamente.
Saverio Proia