Nel mese di ottobre è stata presenta alla Camera dei deputati una proposta di legge al fine di inserire anche nel nostro Paese la figura dell’Ostetrica di famiglia e di comunità. Tra i firmatari la capogruppo dem a Montecitorio Chiara Braga. Non è la prima volta che in Italia si parla di questa figura professionale, dato che già nel 2021 era stata avanzata una proposta in Parlamento.
L’Ostetrica di famiglia e di comunità si inserisce in quel potenziamento dei servizi territoriali reso possibile grazie al Pnrr a seguito della pandemia da Covid-19. Vuole essere un freno al fenomeno denatalità e alla crescita zero in un Paese come il nostro dove l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si fa alfiere di questa battaglia. Ma, soprattutto, vorrebbe essere e un deterrente una efficace risposta alla violenza sulle donne da parte del partner della donna in gravidanza, una vera e propria piaga. L’attenzione della politica si è rivolta anche con altre proposte alle neomamme, per esempio con la proposta dell’
assistente materna.
Silvia Vaccari, presidente delle ostetriche Fnopo, plaude alla proposta di legge a firma di Malavasi, Braga, Furfaro, Manzi, Ferrari, Forattini, Ghio, Girelli, Stumpo ‘Istituzione della figura professionale dell’ostetrica di famiglia e di comunità’ di cui ne condivide “pienamente i contenuti”. Infatti “dal 2020 ad oggi sono susseguite diverse proposte sull’implementazione del modello di ostetrica di famiglia e di comunità con la finalità di ‘promuovere la centralità del ruolo e della salute della donna nei sistemi familiari e sociali, con l’obiettivo di accrescere l’empowerment, la consapevolezza e il benessere di tutti gli individui, migliorando il welfare di comunità’”.
Ad oggi, “si rende stringente la necessità di proseguire l’iter legislativo del Disegno di legge n. 2076 presentato nel 2021 ‘Istituzione della figura professionale dell'ostetrica di famiglia e di comunità’ – sostiene la Presidente Vaccari - in cui è riconosciuto all’Ostetrica il ruolo di ‘condurre analisi finalizzate all’individuazione dei bisogni della popolazione femminile e dei fattori di rischio sociosanitari. Accompagna la donna e la famiglia nel loro progetto di salute, di genitorialità e di vita, nell’ottica della prevenzione e dell’individuazione in fase precoce di malattie o situazioni di rischio sanitario e sociale’.
Le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il core dell’attività dell'ostetrica che, osservando e promuovendo la fisiologia, sa riconoscerne tempestivamente la deviazione e la comparsa di situazioni patologiche che possono richiedere l’intervento anche di altri specialisti. Vaccari spiega come: “La competenza dell’ostetrica che si reca al domicilio delle neomamme può permettere di riconoscere tempestivamente situazioni di violenza domestica o di fragilità psico-sociale e attivare conseguentemente percorsi adeguati multiprofessionali”.
In questi anni non si è ancora provveduto ad assicurare che su tutto il territorio nazionale sia garantita la presenza delle ostetriche per le visite domiciliari in puerperio, “crediamo – aggiunge la presidente Fnopo - che il supporto alle madri debba essere in primis garantito attraverso l’apporto professionale altamente qualificato e specialistico delle ostetriche che possono promuovere la salute per tutta la famiglia. Considerando l’home visiting come uno strumento operativo per accompagnare e sostenere la genitorialità fragile attraverso la costruzione di una relazione di aiuto è possibile supporre che l’assistenza domiciliare ostetrica possa agevolare la prevenzione e il riconoscimento della violenza domestica, riducendone le conseguenze dannose”.
In che modo? “L’ostetrica in occasione della visita domiciliare ha l'opportunità di osservare le dinamiche relazionali nel luogo in cui si consumano, la casa, e di cogliere red flags fisiche, comportamentali ed ambientali, espressione di una relazione maltrattante, che non sarebbe possibile riconoscere nel contesto clinico ospedaliero”.
Il nuovo Comitato Centrale della Fnopo ha interloquito, sia con il Ministro della Salute Schillaci che con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia Roccella e “con tutti i politici che ha avuto l’opportunità di incontrare”, proprio sulla promozione e istituzionalizzazione di questa figura, “antica per le ostetriche che da sempre sono state punto di riferimento per le famiglie, ribadendone più volte l’importanza e l’utilità al fine di soddisfare i nuovi bisogni di salute della popolazione femminile e delle famiglie”, conclude Vaccari.
La prima firmataria della legge è
Ilenia Malavasi, la quale ha evidenziato come questa figura può contribuire a frenare la violenza domestica sulle donne in gravidanza: “Assolutamente sì”, precisa la dem “per questo ho depositato la proposta di legge per l’istituzione della figura professionale dell'ostetrica di famiglia e di comunità con la speranza che il parlamento riprenda e concluda l’iter legislativo. Le ostetriche, infatti, lavorano in prima linea e sono formate anche per affrontare le richieste di aiuto delle donne maltrattare e abusate; hanno infatti un ruolo fondamentale nella prevenzione degli abusi, intercettando situazioni di maltrattamenti o violenze, in particolare da parte di coloro che lavorano nei consultori o presso il domicilio delle donne in gravidanza”.
“Dopo il Covid – illustra la deputata Pd - abbiamo deciso di potenziare i servizi territoriali che, in epoca di emergenza, hanno dimostrato di essere l’anello debole del sistema. Centrale e strategica, per raggiungere quest’obiettivo, è l’implementazione dell’assistenza territoriale, anche domiciliare, grazie ad una nuova organizzazione territoriale garantita tra l’altro con le case della comunità, in particolare nelle aree a scarsità di servizi che hanno visto anche la chiusura dei punti nascita. L’ostetrica di famiglia e di comunità è un sicuro presidio funzionale nei diversi servizi del territorio e può, nel percorso nascita, operare una presa in carico precoce della donna e della coppia, già in fase perinatale, prevenendo ricoveri impropri che incidono negativamente sia sul processo di medicalizzazione della nascita, sia sui costi dell’assistenza”.
Mentre sulle differenze fra assistente materna e ostetrica di famiglia Malavasi chiarisce quanto la prima figura “non era dotata né di laurea abilitante né di una formazione adeguata, le differenze saltano all’occhio. L’ostetrica di famiglia e di comunità è una professionista sanitaria laureata che, a seguito anche di una specifica formazione post laurea, può operare nei diversi contesti territoriali, in tutti gli ambiti di promozione e tutela globale della salute femminile, in tutte le età e in un’ottica di miglioramento della salute di genere. Si occupa di assistenza alla donna durante tutto il suo ciclo vitale, dalla pubertà alla menopausa, in collaborazione con il medico di famiglia o il pediatra di libera scelta, operando possibilmente al loro fianco in un’area ben definita quale un quartiere di una grande città, un paese o una piccola comunità. Ne consegue che l’ostetrica di famiglia e di comunità, in autonomia o in collaborazione con altri professionisti sul territorio, nei diversi ambiti del distretto, presso il domicilio, all’interno delle farmacie, negli istituti penitenziari, nei centri oncologici, nelle unità senologiche e nella unità di diagnostica ecografica di settore diventa uno degli anelli delle catena dell’assistenza territoriale e un punto di riferimento per la promozione della salute della donna, della coppia e della comunità”.
Infine, per
Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva “la proposta di istituire l’ostetrica di famiglia e di comunità risponde ad alcune priorità importanti per i cittadini e per il nostro Servizio Sanitario nazionale. Innanzitutto, per il ruolo centrale che tale figura, come quella dell’infermiere di comunità, può svolgere nella cornice dell’attuale riforma dell’assistenza sanitaria territoriale, una riforma che da anni invochiamo per rafforzare un ambito dell’assistenza che, accanto agli ospedali, possa fornire risposte rapide e vicine ai cittadini, specialmente nelle aree interne del Paese, dove spesso si registrano carenze nella copertura sanitaria”.
In secondo luogo, “perché può rappresentare una risposta coerente con la sfida della salute globale, ossia quella di fornire assistenza continua e integrata alle donne durante tutto il loro ciclo vitale. L’ostetrica di famiglia può svolgere un ruolo importante per garantire una presa in carico precoce dei bisogni delle donne e delle coppie anche in funzione di percorsi di genitorialità sempre più informati e consapevoli”.
Cittadinanzattiva plaude all'iniziativa di legge “come risposta alle sfide demografiche, epidemiologiche, sociali ed economiche che il nostro Paese affronta. Ci auguriamo – conclude Moccia - che il governo riconosca l'urgenza di aprire una discussione su questo tema, affinché l'istituzione dell'ostetrica di famiglia e di comunità diventi una realtà concreta in tutto il territorio nazionale, e ci impegniamo a seguire da vicino questo processo”.
Lorenzo Proia