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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Studi e Analisi

La teoria della catastrofe

di Ivan Cavicchi
immagine 15 maggio - Oggi in sanità abbiamo a che fare con una “catastrofe” vera e propria che, come tutte le catastrofi, è destinata probabilmente a cambiare in peggio il nostro paese il nostro SSN, la nostra società, e a peggiorare la nostra vita.

Una “catastrofe”, come tutti sanno, è la conclusione tragica di processi più o meno visibili o nascosti che riguardano tanto la natura quindi gli ambienti il territorio che la società, ma anche la politica.

Si tratta di processi tangibili, fatti da tanti eventi sparsi nel tempo, spesso tra loro apparentemente separati, che a un certo punto, incontrando circostanze favorevoli, dopo aver formato una massa critica di contraddizioni, precipita in:

  • una conclusione tragica,
  • un evento finale rovinoso
  • un disastro di particolare gravità che si abbatte su una comunità o sul paese.

La catastrofe spesso è la soluzione violenta, e paradossale di solito luttuosa, di qualcosa che sembrava non avere nessuna soluzione. La soluzione che nasce dalla catastrofe in genere ci fa piangere e ci fa soffrire.

La catastrofe in sanità
Oggi in sanità abbiamo a che fare con una “catastrofe” vera e propria che, come tutte le catastrofi, è destinata probabilmente a cambiare in peggio il nostro paese il nostro SSN, la nostra società, e a peggiorare la nostra vita.

Oggi questa catastrofe assomiglia molto alla caduta dell’impero romano di occidente avvenuta, secondo gli storici, con la deposizione dell’ultimo imperatore nel 476 d.C.

Oggi l’imperatore che abbiamo deposto in sanità è l’art 32 e il SSN cioè la sanità pubblica. Quindi una certa idea di civiltà e di convivenza sociale.

Come ci raccontano gli storici, la caduta dell’impero romano di occidente avvenne a seguito di tante continue catastrofi, quindi tanti avvenimenti politici, tante contraddizioni, tante contingenze avverse , crisi varie anche economiche senza trascurare quello che gli storici definiscono “il cedimento dei costumi”. L’analogia con la sanità a propositi di cedimento dei costumi è a dir poco impressionante.

La catastrofe in sanità (s) alla fine consiste nel passaggio da “s” a “non s” cioè da un sistema ampio di valori (art 32 e SSN) al suo contraddittorio cioè ad un sistema di controvalori. La contraddizione di s equivale alla negazione di s. Questa è la nostra catastrofe.

La teoria delle catastrofi
La matematica moderna grazie a Renè Thom ci ha proposto la "teoria delle catastrofi". Essa studia le discontinuità sia nel mondo naturale che in quello sociale. “Catastrofe” “crisi” “discontinuità” sono praticamente sinonimi.

Anche la catastrofe, della sanità pubblica, è preceduta, quasi fabbricata nel tempo, da tante piccole catastrofi, cioè da tante contraddizioni, da tanti accadimenti, ma anche da tanti errori scelte sbagliate ecc.

Il mio ultimo libro, che, rammento abbiamo preso come pretesto per fare un forum su questo giornale (QS 13 marzo 2023 Sanità pubblica addio? Perché siamo al capolinea” ) non è altro che un inventario di tutte le catastrofi, come direbbe Thom, che a partite dall’art 32 della Costituzione e quindi dalla 833 del 1978 ad oggi ci hanno portato alla catastrofe finale, cioè a risolvere il problema delle nostre incapacità e alle nostre contraddizioni, nel dramma.

Se come sanità fossimo stati semplicemente capaci di affrontare le tante sfide riformatrici che ci attendevano oggi non avremmo la catastrofe. Gli imperi crollano compreso il SSN non per colpa della sfiga ma prima di tutto a causa di tre cose innegabili: limiti incapacità e errori. La sanità pubblica crolla per le stesse ragioni.

Con la storia che abbiamo alle spalle era impossibile oggi non avere la catastrofe che abbiamo. La catastrofe è quello che siamo riusciti a costruire. E triste dirlo ma è così.

La catastrofe come questione economica
La catastrofe in sanità, che ripeto mi riservo di analizzare meglio nel prossimo articolo, per il momento ha la forma apparente di quello che in economia si chiama “squilibrio economico”.

Il che vuol dire che alla base della catastrofe, per prima cosa non ci sono i problemi “sovrastrutturali” di cui parla continuamente Asiquas o Gimbe che propone piani banali per salvare il sistema o “Cittadinanzattiva” che ci propone le solite ricette per salvare il sistema in tilt o le piattaforme sindacali che si limitano a chiedere alla faccia della crisi senza mai dare niente in cambio.

Una catastrofe come quella che riguarda la sanità non viene fuori per colpa delle liste di attesa, o del dm 70, o dei tetti alle assunzioni, o dei pronto soccorsi che non funzionano, o dei tagli ai posto letto o da un territorio che nessuno sa cosa sia o dal PNRR che non ha fatto altro che copiare dopo una pandemia una controrifoma regressiva come la legge 229, ma viene fuori soprattutto a causa di una grande grandissima contraddizione economica che nessuno mai ha davvero esplorato nella sua estensione e complessità. Dico nessuno per dire proprio nessuno A parte naturalmente il sottoscritto.

La responsabilità storica della catastrofe
Il punto che in questo primo articolo mi interessa rimarcare è che se è vero che la catastrofe è preceduta da tante piccole catastrofi perché essa è un dramma che si costruisce con i nostri limiti anno dopo anno nel tempo, allora dobbiamo ammettere alcune cose poco digeribili ai più che non piaceranno soprattutto a quelli del PD e ai falsi riformatori e ai sindacati:

  • la responsabilità della catastrofe non è del governo che eredita la catastrofe ma è di chi nel proprio ruolo in questi anni ha partecipato comunque nel tempo a costruirla, sindacati compresi,
  • la responsabilità di cui parliamo prima è senz’altro storica diacronica e riguarda una estesa correità quindi una pluralità di responsabilità politiche sociali e tecniche
  • la responsabilità politica della catastrofe quindi è quella dei suoi effettori dei legislatori dei suoi amministratori, delle istituzioni varie, delle aziende , dei sindacati, della politica, anche dei commentatori che scrivono su questo giornale

Le responsabilità del governo di destra
Le responsabilità politiche del governo Meloni invece sono sincroniche e riguardano la gestione della catastrofe ereditata quindi la decisione dei modi necessari per governarla.

La destra non ha pensiero di riforma sulla sanità si limita a mutuare quello contro-riformatore che è stato deciso dalla sinistra per cui non si pone il problema di rimediare alla catastrofe ma solo di assecondarla e di usarla.

La destra nella super crisi in cui ci troviamo ha deciso di non difendere il SSN ma di sostituirlo per ragioni economiche con un sistema privato ma seguendo pedissequamente la strategia contro-riformatrice ideata da quella coalizione politica di centro sinistra definita “Uliivo” (anni 90) quindi dalla sinistra neoliberale.

Se avessimo la Schlein e non la Meloni
Se oggi avessimo un governo di sinistra al posto di un governo di destra avremmo, mutatis mutandis, comunque il problema della catastrofe. Ho ragione di ritenere che siccome entrambi gli schieramenti, di destra e di sinistra, entrambi non hanno un pensiero di riforma per governare la catastrofe entrambi farebbero, con il consenso dei sindacati, sostanzialmente più o meno le stesse cose.

Nello stesso tempo ho ragione di credere che in particolare la sinistra cioè il PD a sua volta senza un progetto riformatore per rimediare ai suoi errori del passato continuerebbe ad aggiungere catastrofi a catastrofi e senza un pensiero autocritico a confermare le sue scelte neoliberali incapace di superare quelle particolare catastrofi definite controriforme e che in parte sono alla base dei nostri guai.

Oggi tutti chiedono di rifinanziare la sanità ma i conti con la catastrofe come insegna il sindacato nessuno vuole farli.

La vera catastrofe è che la sanità tutta a partire dai sindacati non si rende conto della catastrofe. Tutti ragionano come se non ci fosse. Questa brutta bestia oggi ha quindi tutta la libertà per essere tale fino in fondo. Del resto chi non si rende conto (cioè non sa) di aver costruito in questi anni suo malgrado una catastrofe come fa oggi a considerarla un problema?

Ivan Cavicchi

15 maggio 2023
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