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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Studi e Analisi

Le politiche senza senso per la sanità

di Ivan Cavicchi
immagine 2 maggio - La maniera migliore per difendere il potere di acquisto dei salari soprattutto di quelli bassi è garantire una sanità pubblica gratuita. La maniera migliore per migliorare il tenore di vita delle persone e produrre salute e curare bene le loro malattie. Non ha senso che contro i tanti non senso della “quasi politica” della Meloni ancora non si faccia sciopero.

Non si può ammettere, perché visibilmente illogico, se non demenziale, una idea di politica che si propone, come programma, l’obiettivo di peggiorare il tenore di vita delle persone.

Tutte le politiche sanitarie di destra e di sinistra, comprese quelle di questo governo ma anche dei governi che sono venuti prima, si propongono di migliorare tutti il tenore di vita delle persone e nel nostro caso immancabilmente di migliorare, in un modo o nell’altro, la loro salute.

Errori e interessi
Ma l’esperienza ci insegna che gli scopi iniziali della politica, tanto di destra che di sinistra, in sanità sono sempre contraddetti regolarmente da risultati insoddisfacenti e da contraddizioni pesanti cioè:

  • da una parte vi è il peso degli errori, dell’ignoranza, della scarsa lungimiranza delle incapacità
  • dall’altra vi è il peso delle convenienze e degli interessi di riferimento .

Tutti vogliono migliorare il mondo e tutti vogliono migliorare la salute delle persone ma a parte le buone intenzioni alla fine non si hanno capacità intellettuali adeguate per farlo e gli interessi in ballo alla fine risultano davvero tanti.

La “quasi politica”
Se le cose stanno così allora non si può più dire che:

  • esiste una demarcazione tra la politica buona e quella cattiva
  • la politica della sinistra sia meglio di quella della destra,
  • esiste una politica giusta e una sbagliata, eccetera

Quello che si può dire è che esiste una “quasi-politica” che grazie alla complessità descritta ha con un gradiente potenziale di fallibilità compreso da 0 a 1 rispetto al quale la politica, può funzionare o fallire, essere tutto e il contrario di tutto, cioè vera e non vera, più vera meno vera, più giusta e meno giusta, oculata o no, lungimirante o il contrario, contraddittoria o no.

Il grado di compossibilità
Rammento che, attraverso il concetto di “compossibilità”, concetto che nasce dalla scolastica e da me usato per designare in sanità delle relazioni complesse con un basso grado di contraddittorietà, si intende la relazione tra due realtà simultaneamente possibili.

Se assumiamo il concetto di compossibilità allora si può dire, sempre in base all’esperienza fatta, che nella “quasi politica” esiste in realtà un gradiente di compossibilità che misura in qualche modo da 0 a 1 la presenza di contraddizioni e che funziona più o meno così:

  • più le contraddizioni si avvicineranno a 0 (grado alto di compossibilità) e più essa dimostrerà di saper mantenere le promesse di migliorare il tenore di vita delle persone
  • più le contraddizioni si avvicineranno a 1 al contrario essa avrà un grado di compossibilità basso e più il miglioramento del tenore di vita delle persone come obiettivo della politica sarà vanificato e deluso.

La politica migliore cioè quella che riuscirà a migliorare le condizioni di salute del paese sarà quella che avrà un grado di compossibilità molto alto vicino allo zero. Cioè quella che sarà in assoluto la meno contraddittoria.

Che cosa è una contraddizione?
Per spiegare cosa sia una contraddizione mi limiterò semplicemente a ricordare che il significato letterale di questo concetto è quello di incoerenza. Nella “quasi politica” una contraddizione è una incoerenza della politica. La quasi politica è una politica genericamente piena di incoerenze. Ad esempio interpretare l’art. 32 con l’azienda o privatizzare la sanità a scapito del servizio pubblico, o finanziare la grande marchetta alla faccia della sostenibilità, sono scelte politiche incoerenti e in quanto tali contraddizioni.

Quindi una contraddizione nella “quasi politica” alla fine è una sorta di conflitto, di contrasto tra, direbbe Saussurre tra “significato” e “significante” o direbbe Frege tra “significato” e “senso”.

Dal senso al non senso
Insomma semplificando al massimo, una contraddizione in sanità nella “quasi politica” alla fine è qualcosa che certo rivela in sanità le incoerenze tra significati e significanti ma nello stesso tempo trasforma qualcosa con un senso in qualcosa senza senso.

Le politiche della Meloni in sanità oggi hanno un “significato” politico preciso, lo stesso che ho spiegato più volte su questo giornale, ma alla fine, cioè considerando con attenzione le loro conseguenze pratiche sulle persone sulla società e sul paese, è come se le sue politiche fossero indubbiamente significative ma alla fine senza senso. E’ sorprendente scoprire valutando le esperienze fatte che in sanità alla fine a prevalere non è mai il senso ma è il suo contrario cioè è il non senso.

Per dimostrare questa tesi vorrei agganciarmi all’attualità politica del momento e riferirmi alla decisione recente del governo di ridurre per i bassi redditi il cuneo fiscale.

Il cuneo fiscale
Su questo argomento ho già espresso i miei dubbi (Il manifesto 19 aprile 2023) ora mi preme riprendere il ragionamento ma questa volta a partire dal recente rapporto Bes curato dall’Istat con il quale ci si dice, numeri alla mano, che complessivamente la salute degli italiani nel nostro paese sta significativamente peggiorando (QS 20 aprile 2023)

Il rapporto Bes per onestà non può essere imputato al governo Meloni esso dice del peggioramento dello stato di salute degli italiani causato dalle politiche del centro sinistra e in particolare dalla Pandemia. Oggi la responsabilità politica della Meloni scatta davanti proprio al non sense delle politiche fatte in particolare dall’Ulivo sino ad ora. Cosa farà la Meloni per impedire che lo stato di salute dei suoi amati cittadini peggiori ancora oltremisura?

Spesa privata e salute
I tre aspetti che mi interessa richiamare circa il cuneo fiscale sono i seguenti:

  • i redditi bassi anche con la riduzione del cuneo fiscale resteranno bassi cioè la loro crescita economica è oggettivamente irrilevante poco più che un contentino, un po’ più basso dei famosi 80 euro di Renzi
  • con la privatizzazione crescente della sanità pubblica il governo soprattutto a questi redditi sta togliendo loro ciò che fino ad ora era gratis, per cui questi redditi nei confronti della necessità di cura diventeranno inevitabilmente insufficienti per comprarsi tutele integrative
  • la conseguenza sociale sarà pesante perché con l’avanzare della privatizzazione se non tutti i cittadini avranno soldi sufficienti per curarsi allora è inevitabile che lo stato di salute della popolazione già problematico come dice l’Istat sarà ancor di più compromesso

La crescita del debito
A questi aspetti di merito vorrei aggiungere quelli che riguardano la decisione politica di finanziare la riduzione del cuneo fiscale ricorrendo ad uno scostamento di bilancio cioè accrescendo il debito pubblico.

Mi preme invitarvi a riflettere su due cos per me politicamente rilevanti:

  • la crescita dell’indebitamento deciso dal governo nella super crisi che stiamo vivendo avrà l’effetto di punire la spesa pubblica e in particolare quella sanitaria che avrà sempre di meno e sarà sempre più sottoposta a tetti e quindi depotenziata e questo spiega perché il def ha previsto già la riduzione della spesa sanitaria in rapporto al pil
  • le politiche di depotenziamento del servizio pubblico saranno compensate ovviamente con un potenziamento della “grande marchetta” il che comporta inevitabilmente una crescita dei costi pubblici causati dalla crescita degli sgravi fiscali a carico dell’erario quindi un appesantimento delle condizioni di sostenibilità di tutto il sistema
  • quindi ai costi diretti che derivano all’erario per la riduzione del cuneo fiscale si devono aggiungere i costi che deriveranno dalla crescita del costo degli sgravi fiscali causati della spesa privata

Il mondo alla rovescia
La mia sensazione è che la “quasi politica sanitaria” sia piena zeppa di “non senso” e che se è così la casa presto crollerà.

Non ha senso:

  • impoverire i bassi redditi definanziando i diritti
  • vendere i diritti che non possono essere venduti perché gratis
  • fare un debito per finanziare la riduzione del cuneo fiscale,
  • privatizzare la sanità pubblica accrescendo i costi degli sgravi fiscali alla grande marchetta,
  • che tutto questo avvenga nel momento in cui sta peggiorando lo stato complessivo della salute del nostro paese,
  • che il governo su questi temi sfotta i lavoratori e il lavoro nella festa del primo maggio.

Non ha senso il non senso. Il non senso nella “quasi politica” della Meloni è come un mondo capovolto un mondo illogico, irrazionale e irragionevole.

Non ha senso non fare sciopero contro il non senso

La maniera migliore per difendere il potere di acquisto dei salari soprattutto di quelli bassi è garantire una sanità pubblica gratuita. La maniera migliore per migliorare il tenore di vita delle persone e produrre salute e curare bene le loro malattie.

Non ha senso che contro i tanti non senso della “quasi politica” della Meloni ancora non si faccia sciopero.

Ivan Cavicchi

2 maggio 2023
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