Studi e Analisi
Il sovraccarico dei Pronto Soccorso un ennesimo segno della urgente necessità di riformare il nostro Ssn
di Roberto Polillo, Mara TognettiFra le molte criticità e distorsioni che sta producendo il nostro SSN per come è venuto a configurarsi negli ultimi decenni a causa sia di provvedimenti legislativi che del definanziamento, vi è “il sovraffollamento dei Pronto Soccorso”.
Tale situazione la riscontriamo in tutte le Regioni siano esse virtuose o meno. Non siamo quindi in presenza di un effetto inatteso bensì in presenza di un chiaro segno che l’organizzazione attuale del nostro SSN non è più adeguata alle richieste dei cittadini, trattandosi di una distorsione prodotta dal fallimento o meglio dalla non capacità del sistema di presa in carico di funzionare in modo adeguato.
La filiera prevenzione, territorio e urgenza
La filiera prevenzione, territorio, medicina d’urgenza si è spezzata. Tale distorsione è fra i segnali più visibili del fatto che il nostro SSN debba essere urgentemente riallineato o resettato, sia per rispondere alle ormai innumerevoli richieste, a partire da quelle che QS ha ospitato in questi anni, ma non solo. Sia e questo non può essere disatteso dal decisore pubblico, per rispondere alle proposte emerse dalla Conferenza sul futuro dell’Europa, promossa dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione europea, il 9 maggio 2022. Essa ha proposto di rafforzare l’Unione europea della salute, a partire da suggerimenti concreti come l’impegno di investire di più in sistemi sanitari pubblici al fine di garantire accessibilità e qualità dei servizi.
L’impoverimento dei servizi territoriali e della medicina di base
Il principio alla base del SSN fondato sui servizi territoriali (distretti, medicina di base) quale filtro e orientatore delle richieste e dei bisogni di salute dei cittadini, rispetto a servizi specialistici o di urgenza non funziona più.
Non funziona più non tanto perché sia un modello inadeguato, infatti le diverse proposte di riforma del SSN si fondano tutte, anche se diversamente denominato, su questa filiera, ma perché si è creata o meglio si è fatto di tutto per produrre una filiera non più allineata. Tale strategia più o meno esplicita è stata perseguita inseguendo l’idea del mercato, della libera scelta del cittadino nel ruolo di cliente, ma cosa ancora più grave definanziando e svuotando i servizi territoriali, i distretti. Impoverendo la medicina di base e cosa più grave in tempo di malattie degenerative e croniche, la prevenzione e la promozione della salute.
Il sovraccarico dei Pronto Soccorso è altresì un segnale del fallimento della medicina territoriale e dei medici di famiglia. O meglio del fatto che non si trovano più medici di famiglia e sempre più frequentemente i cittadini non sanno a chi rivolgersi per delle prime risposte ai loro bisogni sanitari reali o presunti. Così come tale sovraccarico è anche il risultato di una mera funzione prescrittoria, possibilmente a distanza o via WhatsApp, dei medici di famiglia.
Il cittadino si trova così a dover scegliere o internet o il Pronto Soccorso se pensa di stare male.
La criticità dei Pronto soccorso non più limitata ai Weekend
La criticità dei Pronto Soccorso infatti non si verifica più nei fine settimana, come mostrano i dati, quando l’”ansia di malattia da we” può essere più forte, specialmente fra i neogenitori, ma ora anche al lunedì, in particolare, e negli altri giorni della settimana.
Un chiaro segno quindi di una non risposta o di non capacità di risposta del sistema dei servizi che dovrebbe stare a monte dell’urgenza.
Altre cause e malfunzionamento del SSN sono alla base del sovraffollamento come l’allungarsi dei tempi di prenotazione, la mancanza di un sistema unico di prenotazione generalizzato (pubblico e privato come ad esempio nella Regione Lazio). Tutti fattori che pesano sulle scelte del cittadino che ha bisogno di una prestazione di cura.
Non ultimo il fatto che sempre di più per accelerare i controlli e gli esami sanitari, o averli in tempi decenti, si debba ricorrere al privato accreditato o al privato con costi conseguenti inducendo così i cittadini ad orientarsi verso il Pronto Soccorso per qualche tipo di risposta. Un sistema di fatto prevalentemente in regime privato nella medicina di urgenza incrementa l’accesso al Pronto Soccorso.
La carenza di personale e a gestione dei codici bianchi
Oltre a questi elementi vi è il fatto che tale struttura non ha personale dedicato per lo sciagurato blocco delle assunzioni e per il carico eccessivamente gravoso del lavoro che spinge i professionisti a dimettersi volontariamente. Il sistema di accesso attraverso le croci non è più sufficiente. I codici bianchi andrebbero orientati in altre strutture come quelle territoriali e alle poche case di comunità attivate implementando un sistema di telemedicina per il supporto da-remoto da parte di altri professionisti in primis il cardiologo, per la refertazione degli ECG, e lo pneumologo per la valutazione del tracciato spirometrico.
Le conseguenze della pandemia e i pazienti con scarso capitale sociale
Tale situazione si è poi ulteriormente aggravata a causa della pandemia da COVID 19 che ha ritardato o reso impossibile accessi programmati con conseguente peggioramento delle patologie stesse ed incremento dei relativi costi sanitari e sociali e il sovraccarico delle strutture specialistiche e d’urgenza.
Annoveriamo anche il fatto che la stessa povertà sanitaria, il suo incremento, porta su tempi lunghi ad un incremento degli accessi al Pronto Soccorso. Così come il permanere di fasce di popolazione, quelle dotate di minor capitale sociale, e dei nuovi cittadini, che hanno difficoltà a districarsi e seguire la strada corretta, nel nostro intricato e poco leggibile, nel suo funzionamento, sistema sanitario.
Le criticità del Pronto Soccorso sono dunque uno dei segnali più visibili, ma anche più preoccupanti, di come il nostro SSN pubblico abbia bisogno urgentemente di essere rivisitato in particolare dal punto di visto organizzativo ma anche per garantire a tutti e in tutte le regioni, indipendentemente da come evolverà il lungo processo di autonomia differenziata messa in moto, anche se lentamente dal provvedimento Calderoli, il diritto alle prestazioni e all’ accesso delle cure ma in prima istanza della prevenzione.
Il decreto Bollette ei proclami del Ministro Schillaci
Alcune misure a favore del personale dei Pronto Soccorso, contenute nel Decreto Bollette sono state accolte con favore dalla società scientifica SIMEU. Una società che giustamente non svolge attività sindacale e che pertanto valuta ogni atto per le ripercussioni immediate che esso determina.
Ogni atto legislativo però deve anche essere valutato per le conseguenze che esso determina sull’intera organizzazione del sistema e allora non si può certo dire che vi sia quella inversione di tendenza che il Ministro Schillaci ha più volte annunciato dopo avere accusato i governi precedenti, da cui lo stesso era però stato nominato consulente, di essere stati del servizio sanitario gli assassini (vedi a tale riguardo le ottime ed esaustive considerazioni di Maffei e Zuccatelli su QS del 6 aprile c.a.).
La necessità di uno sguardo complessivo
Per uscire da una condizione di crisi del nostro SSN, su cui da tempo ci soffermiamo, occorre che chi si occupa di SSN avanzi proposte praticabili e realizzabili. Lo stesso dicasi per chi ha responsabilità di governo e che dovrebbe mantenere un garbo istituzionale verso le precedenti amministrazioni specie se vi ha svolto un ruolo di indirizzo tecnico scientifico e lasciare che a parlare siano esclusivamente i fatti. Anche tenendo conto del fatto che l’attuale Ministro ha comunque formulato ipotesi interessanti di rivisitazioni pur se settoriali.
Ancora una volta dobbiamo guardare alle singole criticità e urgenze con uno sguardo complessivo sulle funzioni e i compiti del Servizio Sanitario Nazionale, singole pezze possono fare molti più danni di un ridisegno complessivo. Il Sistema Sanitario Nazionale va ripensato urgentemente a partire dalle forme di finanziamento di scopo o forzose.
Roberto Polillo e Mara Tognetti