Studi e Analisi
Il documento delle Regioni sulla crisi del Ssn e le scelte della politica
di Roberto Polillo e Mara TognettiL’aut aut delle regioni
È ormai chiaro come la retorica del “servizio sanitario più bello del mondo” su cui molti si sono esercitati, era un espediente per dissimulare uno stato di crisi che si voleva occultare.
Il documento delle Regioni, approvato all’unanimità (senza alcuna distinzione di orientamento politico) e consegnato ai ministri Schillaci e Giorgetti certifica che il sistema sanitario del nostro paese senza una robusta ricapitalizzazione (5 miliardi per pagare i debiti maturati, 20 miliardi per allinearci alla Francia e 40 miliardi alla Germania) non potrà più garantire i livelli di assistenza previsti dai LEA, già oggi scarsamente esigibili e tali solo a macchia di leopardo tra le diverse realtà territoriali.
Per il governo in carica è' l'ora delle “scelte irrevocabili” per richiamare una vecchia e nota espressione. Più semplicemente oggi, come messo nero su bianco dalle regioni l' alternativa per evitare il default è solo tra due opzioni: trovare i soldi che mancano ricorrendo all’unica fonte che non sfasci i già disastrati conti pubblici ovvero la tassazione (possibile solo attraverso il recupero di parte dei 120 miliardi di evasione fiscale annua e l’imposizione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze con effetti vincolati) o dire in modo esplicito ai cittadini che le loro aspettative vanno ridimensionate e che gran parte dei servizi extraospedalieri dovranno pagarseli di tasca propria, se avranno le risorse per farlo.
L'unico precedente
Serve dunque “un’operazione verità” come quella, unica in Italia , che fece Giuliano Amato 30 anni fa, quando in una situazione certamente più drammatica ma non meno preoccupante dell’attuale, nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1992 fece uscire la Lira dall’allora “serpente monetario”, operò un prelievo forzoso ed improvviso del 6 per mille su tutti i depositi bancari, impose una patrimoniale sulle imprese, e disse ai cittadini che se avessero voluto continuare a godere del medico di famiglia avrebbero dovuto pagarlo con una tassa ad hoc: la tassa sulla salute.
Aldilà di ogni valutazione su quelle decisioni va riconosciuto a Giuliano Amato il coraggio di avere messo gli italiani di fronte alla verità, e di avere fatto una scelta esplicita senza ricorrere ai mezzucci utilizzati negli ultimi 15 anni di garantire servizi e prestazioni solo in teoria ben sapendo che la loro scarsità è tale da non renderli inesigibili a chi ne necessita.
Il governo dovrà dare un segnale chiaro e anche l’opposizione dovrà indicare una via di uscita concreta senza ricorrere alla consueta demagogia di chi, stando all’opposizione, può proporre soluzioni che non potranno essere onorate.
I milioni cittadini del nostro paese e le centinaia di migliaia di operatori che hanno tenuto in piedi l’edificio traballante del nostro SSN meritano qualcosa di più, meritano di sapere se il governo vuole Continuare e garantire un sistema sanitario efficiente e universalistico o se preferisce lasciarlo andare allo sfascio per non scontentare la numerosa categoria degli evasori fiscali.
Non stiamo parlando di questioni meramente economiche, anche se negli ultimi anni le politiche sanitarie sono state definite dalle leggi finanziarie, ma di un bene collettivo, di un bene comune, come più volte ci ha ricordato il compianto antropologo Tullio Seppilli. Ci riferiamo a un bene che ha si un grande e essenziale impatto economico, ma che è essenziale, vitale, per gli individui e cosa ancora più importante essenziale per la nostra collettività, per il nostro Paese.
Un bene, ma dovremmo dire un diritto, fattore essenziale per garantire il nostro futuro, quello degli attuali e futuri anziani, che saremo noi, dei bistrattati giovani che stanno vivendo lo stesso trattamento del personale sanitario.
Gli investimenti sul sistema sanitario nazionale sono investimenti per il nostro presente e il nostro futuro.
Roberto Polillo e Mara Tognetti