Studi e Analisi
C’è la crisi, ma allora i sacrifici li devono fare tutti, non solo la sanità pubblica
di Ivan CavicchiAbbiate pazienza ma visto che nonostante la sanità se la passi sempre peggio e che sul fronte sindacale e su quello dell’opposizione politica non si muove paglia e il governo Meloni fa orecchie da mercante, vorrei insistere sulla mia proposta di chiedere con urgenza al governo Meloni di definire un intervento straordinario di rifinanziamento della sanità.
I soldi
Chiarisco che il cespite a cui mi riferisco per finanziare l’intervento straordinario è la spesa privata sostenuta fuori dal SSN pubblico da privati e aziende ma interamente deducibile quindi a carico dello Stato.
La “grande marchetta” fatta al privato è in realtà una grande marchetta fatta per mezzo del fisco e che riguarda tutte le forme di sanità privata, per cui essa in realtà è in tutto e per tutto una operazione di redistribuzione delle risorse che funziona come un Robin Hood alla rovescia sulla base della doppia utilità: fiscale e prestazionale.
La privatizzazione della sanità, per la quale Elly Schlein si dichiara pronta a fare le barricate, in realtà, prima di tutto, è una ingiustizia distributiva attraverso la quale al privato si da più e al pubblico si da di meno e che in quanto tale si aggiunge ad altre ingiustizie sanitarie storiche ma imposta al nostro paese per mezzo del fisco e completamente a carico dello Stato.
Figli e figliastri
La base dell’ingiustizia, per me clamorosa, sulla quale non si può tacere come dicevo ha una natura distributiva quindi economica e consiste nel favorire artatamente il privato rispetto al pubblico prima di tutto nell’accesso alle risorse disponibili.
Cosa voglio dire?
Nella “grande marchetta” il privato a parità di crisi, è come se avesse a disposizione rispetto al pubblico una quantità di risorse maggiore.
Oggi la situazione è la seguente
Il pubblico come dimostrano i tagli lineari della Meloni ha risorse limitate.
il privato invece attraverso una batteria di agevolazioni fiscali può disporre anche in una crisi di risorse pubbliche maggiori. Cioè di veri e proprio sconti sulla crisi.
Siamo in una crisi dice l’Ocse, ok, ma mentre il pubblico è tagliato e bloccato da tetti il privato mantiene intatti tutti i suoi privilegi. Ma se c’è una crisi come dice anche la Meloni, perché non estendere i sacrifici in egual misura sia al pubblico che al privato? Cioè perché tagliare la spesa pubblica ma non la spesa privata? Perché i tagli lineari per il pubblico e nessun taglio alle agevolazioni fiscali al privato?
E infine perché non prendere la spesa per le agevolazioni fiscali ai redditi privati e riconvertirla nel rifinanziamento del FSN e per la rimozione dei tetti alle assunzioni?
Vorrei che soprattutto i sindacati e l’opposizione tentassero di rispondere a questa domanda? Ma vi prego per favore rispondete. A fare le tre scimmiette son tutti bravi
Esclusione competitiva
Per definire questa situazione iniqua e ingiusta che il governo Meloni di fatto ha creato convinto che la crisi lo giustificasse in tutto e per tutto a liquidare la sanità pubblica ho pensato di prendere in prestito dall’ecologia il concetto di “esclusione competitiva”.
E’ una idea che afferma che se una risorsa necessaria a sopravvivere è limitata allora due specie di sanità, privata e pubblica, non possono che competere per accaparrarsela e quindi è impossibile che esse non si facciano la guerra.
Oggi la “grande marchetta” è di fatto in competizione con la sanità pubblica ma grazie alle detrazioni fiscali di cui gode la sanità privata anche nella crisi essa è come se fosse più avvantaggiata a scapito del pubblico.
E’ ovvio che se il privato sarà favorito nei finanziamenti attraverso la detraibilità fiscale esso è destinato a dominare sull’altro che de-finanziato si dovrà rassegnare ad essere ridimensionato.
Per me “l’esclusione competitiva” è il fatto nuovo. Per me nella crisi data il grande errore che fa il governo Meloni è quello dell’ingiustizia perché nei fatti è come se favorisse la grande marchetta a danno della sanità pubblica.
Per me, al di la di ogni ideologia anti privatistica (ideologia che non mi appartiene pur essendo come è noto a favore del pubblico da sempre) la questione vera che si pone è la seguente: se è vero che risorse sono limitate e se è vero che la crisi le limita ancora di più allora bisogna chiedersi con molta serietà se per lo Stato sia conveniente o meno liquidare la sanità pubblica per sostituirla nel tempo con una sanità privata che però fiscalmente gli costerebbe il doppio.
Insomma chiedo con grande serietà: ma mi spiegate la ragione perché soprattutto in una crisi anziché garantire alle persone una sanità pubblica uguale per tutti a costi ragionevoli devo garantire solo a certe persone delle agevolazioni fiscali per permettere loro di avere una sanità privata che costerà sempre troppo e non sarà mai adeguata come quella pubblica?
Cinismo contro solidarietà
Ma c’è di più. La cosa che io non riesco proprio a digerire è, a parte i danni sistemici che l’esclusione competitiva crea alla sanità pubblica, è quella che tra le agevolazioni previste per chi vuole una assistenza privata ve ne una secondo me la più odiosa che permette al cittadino di sentirsi libero di “secedere” esattamente come propone Calderoli, dal dovere alla solidarietà.
Chi per avere una assistenza privata versa dei contributi oggi ha la possibilità di beneficiare dell'esenzione del Tuir sul contributo versato al Fondo sanitario sia per sé che per i propri familiari. (L’art. 51, comma 2 )
A questo proposito vorrei cogliere l’occasione per dire a coloro che hanno frainteso la mia critica politica alla Bindi quindi alla grande marchetta come una critica eccessivamente personale che temo non abbiano capito proprio niente di me e del mio pensiero. I loro imbarazzi sono problemi loro che farebbero bene a capire meglio. Io contro la Bindi non ho niente ma non condivido in nessun modo le sue idee e siccome le sue idee per me e per tante ragioni sono pericolose rivendico il diritto di avversarle. Punto.
Io non potrò mai essere d’accordo con una politica non solo contro il pubblico ma contro la cultura della solidarietà. Per me l’unica fiscalità che riconosco è quella senza la quale non è possibile finanziare i diritti della gente. La fiscalità che uccide la solidarietà come quella che tiene in piedi la grande marchetta per me è il trionfo dell’egoismo e del cinismo tollerato dallo Stato e del neoliberismo. Io con questo egoismo e questo cinismo non ho niente a che fare.
Nella grande marchetta cogliendo fiore a fiore
Dal momento che sono in argomento consentitemi di ricordare soprattutto a coloro che si sentono imbarazzati dal mio dissenso nei confronti la grande marchetta alcuni articoli del suo campionario:
I contributi versati ai fondi sanitari (Casse assistenziali) del SSN rientrano tra le somme che non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente.
le somme di denaro destinate al versamento di contributi sanitari integrativi sono esenti da qualsiasi tipo di tassazione.
Il lavoratore dipendente nel momento in cui ottiene dal Fondo o dalla Cassa di assistenza il rimborso delle spese sanitarie sostenute, potrà avvalersi, in sede di dichiarazione dei redditi, della detrazione d’imposta nella misura del 19% che spetta sull’importo che eccede 129,11 euro, limitatamente alla parte di spesa rimasta effettivamente a suo carico e non rimborsata.
se l’azienda ha versato all’ente un importo di contributi sanitari superiore al limite previsto dal Tuir (3.615,20 euro), la parte eccedente viene tassata in capo al dipendente e nel modello CU sarà indicato nelle annotazioni. In questo caso il lavoratore potrà avere accesso alla detrazione fiscale del 19% per spese mediche, in misura proporzionale al contributo che non ha beneficiato dell’esenzione.
Oltre a queste vi sono altre spese sanitarie detraibili che riguardano una infinità di cose e che se siete interessati potrete vedere sul sito “Agevolazioni fiscali sulle spese sanitarie. Spese sanitarie detraibili.”
Insomma lasciamo perdere la Bindi ma scusate vi posso fare due domande semplici, semplici? Ma perché a parità di spesa devo defiscalizzare il privato anziché rifinanziare il pubblico? Quale esenzione per il cittadino è migliore semplicemente dell’uso gratuito universale del sistema pubblico?
Uno sciopero per un intervento straordinario
La sanità pubblica per ovvie ragioni non può aspettare il treno della prossima legge di bilancio per essere rifinanziata sapendo inoltre che dalle previsioni d spesa programmate dal governo in realtà negli anni successivi non sarà mai veramente rifinanziata.
Ritengo che la definizione di un intervento straordinario di rifinanziamento della sanità meriti che il sindacato di intesa con le società scientifiche, metta in campo uno sciopero generale anche duro. La posta in gioco è alta.
Inoltre penso che su questo obiettivo possa convergere tutta l’opposizione politica al governo Meloni cioè ritengo che il rifinanziamento della sanità possa essere un obiettivo strategico unificante e quindi essere il primo passo per creare sulla sanità una vera opposizioni politica cioè un fronte.
La mancanza di una vera opposizione
Oggi sulla sanità nonostante la gravità della sua situazione in realtà pur esistendo una opposizione convenzionale non esista una opposizione reale. Tutto il fronte sindacale e la stessa opposizione è come ripiegata sulle decisioni finanziarie del governo che però subiscono come se lo scontro politico sulla sanità fosse uno scontro stagionale finito il quale se ne riparla la prossima finanziaria. Il governo con la sua decisione dei tagli lineari è comunque passato e senza pagare nessuno ripeto nessuno prezzo politico. Ma proprio perché è una decisione fortemente dannosa per la sanità non avrebbe dovuto passare: Perché comunque è passata?
Nel frattempo come ha ben scritto recentemente Cognetti sul Corriere della Sera la sanità pubblica è agonizzante
Ivan Cavicchi