toggle menu
QS Edizioni - domenica 30 giugno 2024

Studi e Analisi

Qual è la linea del Governo sulla sanità?

di Roberto Polillo e Mara Tognetti
immagine 14 novembre - Il dubbio si pone dopo aver ascoltato il ministro Schillaci e il sottosegretario Gemmato e po giardando ai numeri della nuova Nadef che sottofinanzia la sanità riportandola a livelli pre pandemia

Abbiamo accolto con preoccupazione ma anche con sconcerto le parole del neo Ministro della salute Schillaci, pronunciate durante la recente intervista a Dataromm di Milena Gabanelli, circa l’affollamento del Pronto Soccorso e i dubbi sulle Case di comunità.

Strutture entrambe prioritarie e fondamentali nel nostro sistema sanitario.

Con preoccupazione e sconcerto perché da un professionista della salute quale è il nostro Ministro non ci saremmo e non ci aspettiamo risposte semplicistiche circa le soluzioni da adottare. Un’impressione confermata dalla genericità delle risposte date alle domande poste da Luciano Fassari nella successiva intervista al Ministro rilasciata a Quotidiano Sanità.

Ci ha un po’ consolato invece la presa di posizione del sottosegretario alla salute Marcello Gemmato che ha ben focalizzato che un grande rischio che il nostro bistrattato sistema sanitario sta correndo, sia quello del regionalismo differenziato causa dell’incremento delle disuguaglianze di salute e la scarsa o nulla strutturazione della rete territoriale.

Ricordiamo inoltre che dalla Nota di aggiornamento al Def (NADEF) approvata pochi giorni orsono emerge con chiarezza come l’incidenza PIL/spesa sanitaria, già bassa, sia destinata a contrarsi ulteriormente nel prossimo triennio passando dal 6,6% per il 2023, al 6,2% per il 2024 e al 6% per il 2025.

Un quadro di crescente ristrettezza finanziaria molto più eloquente di qualsiasi generica dichiarazione di buone intenzioni.

Ma in attesa che le “diverse anime” del ministero della salute si mettano d’accordo su una linea precisa, noi speriamo visti anche i dati epidemiologici che prevalga la linea del sottosegretario.

Torniamo allora alle dichiarazioni del Ministro.

Come risolvere il problema dell’affollamento del pronto soccorso? Secondo il Ministro vanno incentivati i medici che in esso operano. Misura che sicuramente risponderebbe al continuo misconoscimento dell’impegno e del carico di lavoro dei medici dell’urgenza e non solo. Operatori su cui gravano rischi legati al contenzioso medico legale e alla stessa incolumità personale, stante il crescente numero di aggressioni subite in servizio.

Nel nostro Paese in generale c’è un problema di riconoscimento delle competenze e delle capacità delle professioni sanitarie a partire dal giusto compenso per il lavoro svolto, ma questo è solo (si fa per dire) uno dei problemi.

Chi proviene dal mondo della salute non può far finta di non sapere che il sovraffollamento, e quindi il sovraccarico dei pronto soccorso, e da imputare innanzitutto ad una filiera della cura che non funziona o in alcune regioni non c’è e da una cultura della salute di tipo prestazionale riparativo.

Al pronto soccorso si arriva sostanzialmente in urgenza certamente per criticità improvvise, ma sono una minoranza, ma si arriva prevalentemente perché non si è trovato una risposta al problema prima, non si è fatto prevenzione o non vi erano e non vi sono servizi che potevano rispondere anche alle ansie di molti neo genitori con bambini che piangono senza essere in grado di esplicitare il loro problema o alle preoccupazioni della salute di un soggetto fragile quali gli anziani.

Come ben sa il Ministro la presenza è la conoscenza nonché la vicinanza fisica a strutture intermedie come le Case della salute o la presenza attiva dei medici di medicina generale, dei pediatri di base e di guardia medica efficiente riduce e ridurrebbe gli accessi impropri che oltre a creare affollamento nei pronto soccorso determinano un incremento dei costi in sanità e una perdita di tempo sia dei professionisti della cura sia delle persone che persistono nei pronto soccorso con codici bianchi o gialli.

Un uso non appropriato poi di queste strutture non solo non fa bene alla salute dei cittadini ma neanche a quella del sistema sanitario.

Una rete territoriale capillare di servizi, una presenza di Case di Comunità, servizi di prossimità e Medicina di iniziativa ridurrebbero certamente gli accessi impropri e allo stesso tempo garantirebbero continuità nel trattamento e nella presa in carico di soggetti fragili che presentano spesso problemi cronici di salute, così come sarebbero di grande aiuto per neo genitori che si trovano spaesati di fronte a situazioni di acuzie temporanea dei propri figli come febbri alte ecc.

Come ormai la letteratura, ma anche il sentire comune, evidenzia certamente sono importanti strutture di eccellenza, pronto soccorso non solo a carico degli ospedali pubblici, ma serve un sistema territoriale di servizi con funzioni precise e ben distinte ma che si muovono in una logica di rete e di forte interconnessione poiché le tecnologie di cui disponiamo anche in sanità lo consentono in tutti i territori del nostro Paese.

Una medicina integrata e fortemente interconnessa non solo riduce i costi in sanità ma riduce le disuguaglianze di salute e gli accessi impropri a partire dal sovraffollamento dei pronto soccorso e i non infrequenti scontri fra cittadini e personale sanitario.

Ben vengano incentivi economici per tutto il personale a partire da quello sanitario ma serve anche l’attivazione di strutture che rendano efficiente la filiera del servizio sanitario a partire dai servizi territoriali fino a quelli ospedalieri siano essi di urgenza che non.

Serve inoltre uscire da quella condizione di frustrazione in cui versano gli operatori sanitari schiacciati da carichi burocratici crescenti e da un drammatico svilimento del loro ruolo professionale a fronte di un atteggiamento spesso autoritario del management strutture sanitarie.

Il sistema di cura e il nostro sistema sanitario funziona se tutta la macchina organizzativa e ben allineata, se siamo in presenza di servizi di eccellenza ma innanzitutto di una rete territoriale solida in tutte le regioni e in cui i professionisti possano svolgere un ruolo proattivo nei processi di miglioramento dell’assistenza

Ci auguriamo quindi che le idee espresse dal sottosegretario Massimo Gemmato, “convincano” il Ministro Schillaci.

Roberto Polillo e Mara Tognetti

14 novembre 2022
© QS Edizioni - Riproduzione riservata