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QS Edizioni - venerdì 27 dicembre 2024

Studi e Analisi

Giovani e social media. Il disagio sociale porta ad un uso improprio di facebook e degli altri social

di Endrius Salvalaggio
immagine 14 ottobre - Uno studio dell’Ateneo, condotto su 180mila giovani (11, 13 e 15 anni) provenienti da 43 paesi o regioni territoriali, mette in luce quanto la variabile “status sociale” correlata con la variabile dell’uso problematico del social. Lenzi: “Interventi mirati a ridurre le diseguaglianze socio-economiche possono quindi avere ripercussioni positive anche nella prevenzione dell’uso problematico dei social media”. LO STUDIO
Le diseguaglianze socio-economiche, misurate a vari livelli, hanno una relazione diretta con l’uso problematico dei social media. In particolare, a scuola, più lo status socio-economico degli adolescenti si allontana, in media, da quello degli studenti più ricchi dell’istituto, maggiore è il rischio di avere un uso problematico dei social media, a prescindere dalla ricchezza assoluta. È quanto emerge dallo studio “Can an equal world reduce problematic social media use? Evidence from the Health Behavior in School-aged Children study in 43 countries” pubblicato su Information, Communication & Society, che vede come prima firmataria Michela Lenzi, del dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova.

Lo studio si inserisce nelle attività del network internazionale di ricerca “Health Behaviour in School-aged Children - HBSC” (www.hbsc.org; https://www.epicentro.iss.it/hbsc/hbsc-italia) che dal 1982 svolge, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, un protocollo per misurare una serie di dati in senso generale legati al benessere in adolescenza. Questo studio, in particolare, ha analizzato i dati di 180.000 adolescenti (11, 13 e 15 anni) iscritti a oltre 6.200 scuole di Belgio e Regno Unito.

“L’indagine che misura in tre diverse modalità le diseguaglianze degli adolescenti – spiega Michiela Lenzi –: il primo misura la deprivazione relativa che è data dalla distanza media del mio status socio economico messo in relazione allo status socio economico di tutti i compagni di scuola più ricchi; il secondo è dato misura come la stessa scuola sia diseguale nel suo complesso e la terza diseguaglianza è stata misurata anche in forma aggregata a livello Paese, usando l’indice di Gini ”.

Gli esiti della ricerca mostrano che le diseguaglianze socio-economiche, misurate a vari livelli, hanno una relazione diretta con l’uso problematico dei social media. C’è un aggravamento dell’uso problematico dei social media nel contesto scolastico, soprattutto quando tra gli adolescenti c’è un minor sostegno da parte degli amici.

Esiste una relazione tra diseguaglianze e uso problematico dei social media anche per gli adolescenti con basso livello di sostegno familiare. Infatti, da un lato la preoccupazione per il proprio status, favorito dal vivere in contesti diseguali, può portare l’adolescente a cercare sui social una distrazione o uno sfogo di sentimenti negativi; dall’altro i social media offrono la possibilità di cercare modelli alternativi con cui confrontarsi e di plasmare la propria immagine amplificandone gli aspetti positivi, tutti processi che potenzialmente portano ad un uso problematico.

“Lo studio va ad ampliare la nostra conoscenza sugli effetti negativi che elevati livelli di diseguaglianza possono avere sul benessere. Interventi mirati a ridurre le diseguaglianze socio-economiche possono quindi avere ripercussioni positive anche nella prevenzione dell’uso problematico dei social media, oltre che su una grande varietà di conseguenze sanitarie e sociali come l’uso di sostanze, le gravidanze adolescenziali e l’obesità – prosegue Michela Lenzi –. Secondo i nostri risultati, è nel contesto scolastico che le conseguenze delle diseguaglianze si fanno sentire in adolescenza. Inoltre è la scuola il luogo ideale per prevenire tali effetti”. 

Come? “Lavorando sulla percezione dello status socio-economico e sul valore ad esso attribuito nella nostra società - spiega l’esperta -, riducendo la tendenza a considerarlo una misura del valore personale, ma anche promuovendo la coesione e il sostegno tra studenti e l’insegnamento di competenze emotive, sociali e digitali. Affinché questi interventi possano essere efficaci è importante che siano associati a politiche che promuovano maggiori livelli di uguaglianza a livello nazionale”.

Endrius Salvalaggio
14 ottobre 2022
© QS Edizioni - Riproduzione riservata