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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Studi e Analisi

L’endocrinologia e l’inadeguata assistenza fornita dalla sanità pubblica italiana

di Annamaria Colao
immagine 19 settembre - Il problema maggiore è la carenza di strutture in cui opera l’endocrinologia: poca cultura endocrinologica da parte dei medici di medicina generale (MMG) che sono i primi a visitare il paziente, pochi specialisti ambulatoriali di endocrinologia con lunghe liste d’attesa, poche strutture ospedaliere dedicate all’endocrinologia che hanno subìto un notevole taglio di posti letto negli ultimi dieci anni.

L’Endocrinologia è una delle poche branche della medicina che non ha confini di organo o di sistema: non c'è organo del nostro corpo che non sia endocrino, che non produca cioè sostanze ormonali che diano effetti. L’endocrinologia è presente nel percorso assistenziale dei pazienti in tutte le fasi della loro vita. Le patologie endocrinologiche, purtroppo sempre più emergenti, riguardano patologie croniche come l’obesità, il diabete, le patologie metaboliche e tiroidee, l’osteoporosi, le patologie neuroendocrine ed i tumori rari, le patologie andrologiche, che rappresentano un importante problema socio-sanitario e che necessitano di sostegno da parte delle istituzioni e del servizio pubblico.

Tra le malattie metaboliche emergenti, l’obesità ed il diabete mellito di tipo 2 espongono il paziente ad una maggiore suscettibilità alle infezioni e ad un maggior rischio di ospedalizzazione, come abbiamo visto durante la pandemia da Covid-19, rappresentando un serio problema di salute pubblica.

Il Rapporto europeo sull’obesità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), pubblicato il 3 maggio 2022, rivela che i tassi di sovrappeso e obesità hanno raggiunto proporzioni epidemiche in tutta Europa e che nessuno Stato può contrastare l’aumento entro il 2025.

In Europa il 59% degli adulti e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o in condizioni di obesità e che tali tassi sono la causa di oltre 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale europea.

In Italia, i recenti dati ISTAT mostrano 22 milioni di cittadini in sovrappeso e 6 milioni affetti da obesità. Questi sono numeri preoccupanti anche per il nostro SSN per quanto riguarda il costo pari a 22,8 miliardi di euro all’anno. Per quanto riguarda il diabete, 10 miliardi di euro, ovvero circa il 10% del Fondo sanitario nazionale, è la spesa complessiva annuale a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

In questi anni i progressi fatti dall’Endocrinologia hanno riguardato la salute e lo sviluppo sostenibile e rappresentano ancora sfide per il prossimo futuro. Il primo gradino verso la sostenibilità è la cultura: informare la popolazione che è possibile attivare delle procedure per mantenerci in un buon stato di salute permetterà di ammalarsi di meno e sicuramente prima che le malattie diventino ingenti e con un costo sociale elevato. Questo è, in salute, lo sviluppo sostenibile. Le cure oggi hanno un costo dieci volte più elevato rispetto a quelle di trenta anni fa.

Sicuramente va in questa direzione il processo che ha investito la popolazione durante la pandemia che ha cambiato l'approccio ai temi di salute e ci ha messo anche di fronte al fatto che dobbiamo lavorare sulla tenuta del sistema, e quindi non lasciare indietro gli altri pazienti nonostante la pandemia. Dobbiamo essere in grado di reggere qualunque sfida per qualunque malato.

La ricerca non si ferma: non dobbiamo dimenticare che i pazienti sono la nostra priorità. Hanno bisogno di interlocutori preparati, validi, per affrontare al meglio il percorso terapeutico.

La sanità italiana attualmente non fornisce un’offerta assistenziale endocrinologica adeguata per le esigenze del cittadino. La Società Italiana di Endocrinologia, di cui sono Presidente, si è sempre occupata di raccogliere le criticità della gestione assistenziale (ivi compresi gli aspetti diagnostico-terapeutici) delle problematiche endocrino-metaboliche emergenti.

Il problema maggiore è la carenza di strutture in cui opera l’endocrinologia: poca cultura endocrinologica da parte dei medici di medicina generale (MMG) che sono i primi a visitare il paziente, pochi specialisti ambulatoriali di endocrinologia con lunghe liste d’attesa, poche strutture ospedaliere dedicate all’endocrinologia che hanno subìto un notevole taglio di posti letto negli ultimi dieci anni. Proprio il taglio dei posti letto è una delle maggiori criticità già evidenziate anche dal “Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani” (FoSSC).  

Il nostro SSN garantisce l’erogazione delle prestazioni sanitarie incluse nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) attraverso l’attività di soggetti erogatori pubblici (Aziende sanitarie e ospedaliere, Aziende ospedaliero-universitarie, IRCCS pubblici), privati equiparati (IRCCS privati, Ospedali classificati e “Presidi”) e privati accreditati, con i quali le Regioni e le Aziende stipulano degli accordi o contratti.

Tuttavia, il processo di regionalizzazione della sanità pubblica, se da un lato ha consentito una maggiore razionalizzazione della spesa, ha d’altro canto condotto inevitabilmente ad una disparità di gestione dei casi clinici nell’ambito di diverse aree specialistiche, fra cui l’endocrinologia.  In alcune regioni/aziende ospedaliere è possibile ancora il ricovero in degenza ordinaria per le patologie endocrino-metaboliche, mentre il ricovero in Day Hospital è mantenuto in alcune realtà con indicazioni ben definite concordate localmente.

Per quanto riguarda l’annoso problema dei test diagnostici, il labirinto venutosi a creare fra appropriatezza e rimborsabilità li rende di difficile, se non impossibile, esecuzione in alcune regioni italiane.

Si pensi ad esempio al test del digiuno per la diagnostica delle ipoglicemie organiche: non è eseguibile in Day Hospital o Macroattività Ambulatoriale Complessa poiché richiede lo stretto controllo clinico del paziente fino ad un massimo di tre giorni, non è eseguibile in regime di ricovero ordinario in quelle regioni in cui l’appropriatezza di ricoveri per la diagnosi di patologie endocrine non è riconosciuta. In altri contesti regionali, la conversione dei ricoveri giornalieri in prestazioni ambulatoriali complesse (diagnostiche, terapeutiche o riabilitative) ed il conseguente adeguamento delle tariffe hanno reso l’erogazione di alcune prestazioni economicamente penalizzante per le strutture sanitarie: questo contesto, a sua volta, rischia di ridurre la possibilità da parte dei pazienti di accedere ad alcune di queste prestazioni.

I tests ormonali dinamici sono indagini diagnostiche indicate dalle correnti linee guida delle maggiori società scientifiche nazionali e internazionali per la conferma della diagnosi in diverse condizioni cliniche molto importanti e richiedono l’esecuzione in regime protetto per la possibile comparsa di effetti collaterali e per le modalità di svolgimento. Richiedono personale esperto per l’esecuzione e l’interpretazione, nonché l’uso di diagnostici specifici. Pertanto è previsto un impegno di risorse medico-infermieristiche e di materiale di consumo che al momento non ha codifica, e per cui non è prevista tariffa né remunerazione. E’ indispensabile il riconoscimento di questa attività assistenziale per poterla erogare su tutto il territorio nazionale in maniera omogenea come previsto dalla Legge.

L’attività specialistica endocrinologica deve essere al centro di un moderno SSN che consideri l’evoluzione delle conoscenze e delle mutate condizioni socio-sanitarie degli assistiti. Richiediamo al nuovo Governo investimenti sul fondo sanitario nazionale dedicati alle risorse umane per fornire ai nostri pazienti tutti i servizi e le cure di cui hanno bisogno.

Prof.ssa Annamaria Colao
Presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Professore Ordinario di Endocrinologia e Chairholder Cattedra Unesco “Educazione alla salute e allo Sviluppo Sostenibile”, Università Federico II di Napoli

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19 settembre 2022
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