Studi e Analisi
La nostra medicina scientifica è innegabilmente in crisi
di Ivan CavicchiIn queste settimane è uscito il libro di Federico Perozziello “Storia e filosofia della medicina. La costruzione del pensiero medico tra logica e innovazione”, (Misesis).
Come si dice a Roma “a ciccio di sellero”, cioè è uscito proprio nel momento giusto, cioè nel momento in cui, anche a causa della pandemia ma non solo, sempre più forte ormai si fa la necessità di riflettere sulla medicina e sui suoi problemi, vecchi e nuovi.
Ormai senza inibizioni si può dire che la nostra medicina scientifica è innegabilmente in crisi.
Già il titolo del libro ci offre due preziose indicazioni.
La prima è che, siccome in medicina, storia e filosofia sono da sempre indissolubilmente legate, se per davvero, dice Perozziello la si vuole capire in profondità è necessario comprendere i rapporti stretti che legano le dottrine alle prassi. In effetti nella storia della medicina non esiste prassi anche la più primitiva che sia indipendente da una dottrina. A volte è capitato che le dottrine fossero sbagliate per cui le prassi le hanno seguite sbagliando a loro volta.
Oggi, come più volte lo stesso Perozziello ha scritto,[1] il rapporto tra dottrine e prassi mediche, in particolare quella neopositivista e quella sperimentale, che sono all’origine della nostra attuale medicina scientifica, è diventato molto problematico. Oggi le prassi mediche ormai non sono quelle attese e auspicate da questa complessa società. Sono, nel loro complesso, prassi ancora troppo scientiste rispetto alla domanda di personalizzazione di questa società. Nella società che cambia, è quando le prassi restano prigioniere dei vecchi schemi, che nascono i problemi cioè che nasce la famosa “questione medica.”[2]
La seconda indicazione quella che riguarda la logica e l’innovazione è altrettanto intrigante come la prima.
Spero che Perozziello sia d’accordo con me quando dico che la logica in realtà, fin dall’origine della medicina, sia stata il suo primo vero criterio euristico, quindi usato come principale criterio di verità. I sillogismi usati in tutta la storia della medicina, quindi i ragionamenti dei medici, possono variare storicamente in base alle conoscenze del tempo, ma non il ragionamento sillogistico in quanto tale. Se x allora y. Insomma medicina e logica sono la stessa cosa e questo spiega, come sa bene Perozziello, perché ancora ai tempi di Morgagni lo studio della logica per un medico era obbligatorio.
In sostanza, Perozziello, ci fa capire, con grande chiarezza, che la medicina scientifica, non scopre la logica come molti credono solo grazie al positivismo (empirismo logico), ma per essa è sempre stato impossibile non essere logica. Il positivismo è un modo di ragionare ma nulla di più. Cioè è un genere di sillogismo che nel XIX secolo sostituisce un altro genere di sillogismo ma restando sempre un sillogismo. La logica quindi, prima ancora della scienza, ancora oggi, specie se abbinata al buon senso (ragionevolezza) nel quadro delle conoscenze disponibili, aiuta la medicina a distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, quello che si può fare e quello che non si può fare.
I più grandi problemi, nella storia della medicina, si hanno, proprio quando la medicina rinuncia alla logica, per inseguire strampalate teorie ontologiste come quelle che caratterizzarono il XVIII secolo[3] fino ad obbligare la medicina, nel secolo successivo, a recuperare il terreno perduto e la sua credibilità, mettendo in campo la “medicina misontologica” cioè a richiamare in servizio la logica ippocratica[4].
La plausibilità, è quindi, una delle regole fondamentali che da sempre guida le prassi mediche.
Per quanto riguarda invece il rapporto “logica e innovazione” Perozziello dedica un illuminante capitolo alla medicina sperimentale spingendo ancora più avanti le sue precedenti analisi fino a parlare di una vera e propria “separazione epistemica della medicina dalle altre scienze della natura” [5].
Non c’è alcun dubbio che la logica sperimentale (operazione empirica atta a confermare ipotesi o trovare leggi riguardo a un fenomeno osservabile) che ancora oggi guida interamente la nostra medicina, ha il merito, come conferma Perozziello nel suo libro, di aver contribuito enormemente allo sviluppo del suo progresso scientifico (tutti i Nobel dati alla medicina sono tutti Nobel dati al metodo sperimentale) ma, nello stesso tempo, non c’è dubbio che, oltre il laboratorio, quindi oltre il corpo, la sostanza e la malattia esiste il malato, che non è separabile dalla propria situazione e dalla propria contingenza e la cui complessità, proprio per questo, resta irriducibile all’esperimento. Cioè un conto è il laboratorio e un conto è il malato.
Continuare a curare il malato con la logica dell’esperimento come se il malato fosse un vetrino da inserire nel microscopio oggi non ha senso.
Quindi tornando al bel libro di Perozziello, quindi alla questione della “costruzione del pensiero medico”, e quindi ai rapporti, tra “storia e filosofia” tra “logica e innovazione”, credo di poter concludere il mio commento dicendo che, proprio in ragione della “storia e filosofia”, raccontata magistralmente da Peroziello oggi non c’è dubbio che per la nostra medicina si pone sostanzialmente un problema che Fabbri, anni fa, definì acutamente di “critica della ragione medica”[6].
Nelle conclusioni del suo libro Perozziello affronta il problema dell’evidence based medicine (EBM) lamentando gli abusi che in nome dell’evidenza si sono consumati prima di tutto ai danni dei malati. Non posso che concordare con lui. Ricordo che considerare verità dogmatiche delle evidenze paraconsistenti di scientifico non ha proprio niente.[7]
Ma a parte ciò quello che Perozziello lamenta a conclusione del suo libro (anche in questo caso non posso che concordare con lui) è che a causa della svolta radicale del positivismo nel XIX secolo” la medicina scientifica ha consumato un divorzio cioè di fatto ha abbandonato “la riflessione filosofica” quindi ha abbandonato “molte riflessioni sul senso e la significatività del proprio essere e agire” fino a trovarsi priva di una “dimensione epistemica”.
Ed è proprio così. E proprio a causa di ciò oggi la medicina paga pegno ovvero si trova a mal partito con in mano una scienza molto potente ma con una credibilità sociale diciamo discutibile e con problemi che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili come il contenzioso legale, la medicina difensiva, la violenza fisica, la medicina amministrata, la subordinazione metodologica alle risorse disponibili.
Sono passati ormai più di 10 anni dal momento in cui, non tutti vedevano, ciò che da anni vedevo io, cioè una crisi della medicina, quindi dal momento in cui proponevo di passare da una “filosofia della medicina” ad una “filosofia per la medicina”.
Cioè dalla descrizione storica ad una reinvenzione filosofica.[8]
Oggi la medicina per avere la “dimensione epistemica” di cui parla giustamente Perozziello, ha bisogno di un pensiero nuovo coraggioso, pragmatico, che, purtroppo, so per esperienza personale, non è così facile da costruire e verso il quale, i medici per primi, tradiscono troppo incertezze troppe esitazioni se non vistose contrarietà. Per non parlare delle università.
Solo l’altro giorno Giancarlo Pizza colui che insieme al consiglio dell’ordine dei medici di Bologna per difendere la deontologia aveva radiato l’assessore alla sanità medico dell’Emilia Romagna, ci ricordava su questo giornale che “abbiamo la scienza impareggiabile e nello stesso tempo medici tutt’altro che impareggiabili” [9].
E solo un paio di giorni prima sempre su questo giornale proprio Perozziello si chiedeva se “riuscirà la medicina scientifica a sopravvivere fino al 2050?[10].
Non lo so. Ma so per certo che, se oggi non domani, non faremo nulla, la “storia e la filosofia” che Perozziello ci ha raccontato, con il suo ultimo bel libro, si concluderà malamente e chi vivrà vedrà.
Ivan Cavicchi
Note:
[1] F. Perozziello Storia del pensiero medico. Dal positivismo al circolo di Vienna. La nascita della medicina moderna (1815-1924)” Mattioli 2008
[2] I. Cavicchi La questione medica e book Quotidiano sanità 2016
[3] F. P. De Ceglia I fari di Halle. Georg Ernst Stahl, Friedrich Hoffmann e la medicina europea del primo Settecento il mulino 2010
[4] F.G. Geronimi La medicina misontologica ossia il vero ippocratismo a più scientifica lezione ridotto ai progressi della fisiologia e dell’analisi empirica Guglielmini 1844
[5] F. Perozziello La separazione epistemologica della medicina dalle altre scienze della natura filosofia medicina net2009
[6] Fabbri Critica della ragione medica TEORIA Rivista di filosofia fondata da Vittorio Sainati XXXI/2011/1 (Terza serie VI/1)
[7] I. Cavicchi L’evidenza scientifica in medicina Il valore pragmatico della verità nexus 2020
[8] I. Cavicchi: Una filosofia per la medicina Razionalità clinica tra attualità e ragionevolezza Edizioni Dedalo 2011
[9] G. Pizza Ai medici serve una bussola QS 5 aprile 2021
[10] F. Peroziello Riuscirà la Medicina a sopravvivere fino al 2050? QS 1 aprile 2021