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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Studi e Analisi

Guerra, Pnrr e sanità

di Ettore Jorio
immagine 14 marzo - Guerra e incremento dei costi energetici, produttivi di aumento di materie prime e di una inflazione incontrollata, costituiranno verosimilmente i motivi per i quali il PNRR in sanità sarà stato solo un sogno. A meno che l’UE non provveda a concedere ulteriori convenienti finanziamenti a risarcimento soprattutto dei danni di guerra, ancorché indiretti
Una guerra dalla caratteristica omicidiaria di massa, l’incremento dei costi energetici, che va avanti a raddoppi dei carburanti come se si giocasse allo chemin de fer, l’aumento di tutto «a mano libera» che genera una inflazione tale da rendere carta straccia gli stipendi bassi e il potere di acquisto. É quanto sta accadendo nel mondo, con particolari ricadute in Europa.
Eventi terribili che renderanno davvero difficile la realizzazione di quanto reso possibile con il PNRR.

Un rischio temibile, e forse qualcosa in più
Con questo, il sistema dell’assistenza territoriale nazionale rischia di rimanere quello che è, quell’illustre sconosciuto ai cittadini di ovunque, che ha consentito al Covid di fare ciò che ha voluto.
Le ricadute di tutto ciò saranno amare. Procedure di appalto, alcune delle quali arrivate alla aggiudicazione, che risulteranno impraticabili, con il rischio di far diventare il promesso incremento infrastrutturale del Paese una triste aspettativa non realizzata.
A ciò si aggiunga una bozza del cosiddetto DM 71, recante il regolamento dei modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza distrettuale del Ssn, che non trova pace. Colleziona, infatti, motivate critiche ovunque, perché pensato male dall’inizio, improvvisato sul piano concettuale.

Una divisione delle risorse fatta davvero male e non solo
A monte, un riparto effettuato come hanno sempre fatto tutti. Un valore di risorse assoluto distribuito tra le Regioni con l’angosciante metodo dell’uno vale uno. Cioè senza contare le necessità assistenziali differenziate da dovere colmare sul territorio. Quindi, nessun riferimento ai fabbisogni epidemiologici (peraltro non inventariati ovunque da decenni). Manco a pensare agli indici di deprivazione socio-economici che stanno uccidendo il Mezzogiorno più che nel passato.
 
Di ricognizione delle infrastrutture, neppure a parlarne, rendendo impossibile ogni intervento perequativo a garanzia dei Lea. Collaborazioni tecniche, valide solo se delegate a veri esperti, pensate ahinoi in modo tale da assicurare ai sistemi territoriali della salute poco più che stagisti, distribuiti in consistenza impropria, per lo più per residenti e non già per bisogni organizzativi e arretratezza sistemica.
Per non parlare della redazione delle bozze dell’allegato, frutto della solita improvvisazione causata principalmente dalla fretta, e dalle procedure realizzative non scritte, ma neppure pensate. Quasi da lasciare le Regioni al loro solito «fai da te» che ha generato i soliti guai che la nazione ha pagato nella pandemia a caro prezzo. Vizi ben evidenziati dai tecnici (veri) con a valle opportuni suggerimenti correttivi (si veda qui il 7 marzo scorso).
 
La gatta che ha fretta fa i gattini ciechi
Ciò è accaduto perché ideato male dall’inizio, perché stimolato dall’esigenza di fare prima, a partire dal riparto economico per realizzare le reti territoriali, supponendo che il primato del tempo fosse da preferire a quello dell’efficienza e dell’efficacia. Dunque, ideato senza le regole istitutive necessarie, senza l previsioni di realizzazioni discriminate a copertura del maggiore fabbisogno del Sud, ma soprattutto senza nemmeno pensare a quanto l’ordinamento imponesse per l’implementazione del distretto sociosanitario.
 
Basta immaginare che la primitiva bozza licenziata ufficiosamente il 15 febbraio e, dunque, trasmessa alla Conferenza Stato-Regioni, il 18 successivo, ha subìto una dura critica, nel merito e in diritto, rappresentata il 23 febbraio dall’Area tecnica di monitoraggio e attuazione del PNRR, sia in relazione ai prezzi preventivati in modo segnatamente inadeguato e incomplete degli accessori oneri di spesa di montaggio e smaltimento dell’usato. Il tutto sulla base di giuste reprimende formalizzate dalle Regioni Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto e Toscana nonché dalla Provincia di Bolzano, anche in relazione all’abusato divieto del “procurator delegare non potest”.
Ciò nel mentre il Consiglio di Stato era ed è impegnato ad esaminarlo per pronunciare il proprio doveroso parere, francamente difficile ad esprimersi favorevolmente.

L’enigma del facere che ha messo nell’angolo le Regioni
Nel frattempo tutte le Regioni, chiamate ad adempimenti francamente ingiustificabili - tra i quali di caricare le schede, su una apposita piattaforma informatica, descrittive e soprattutto estimative dei costi di investimento relativi senza sapere esattamente di cosa fosse l’oggetto da budgettare -, erano e sono ancora oggi nello stato della quasi incoscienza. Meglio, nella inconsapevolezza di quali e quanti provvedimenti adottare per consentire una corretta esecuzione della procedura. C’è chi (si veda qui il 2 marzo scorso) ha fatto leggi (Lombardia e Calabria) istitutive delle neo strutture; c’è chi si è limitato ad adottare atti amministrativi (la Calabria, con un decreto commissariale ad acta); c’è chi non ha fatto nulla, tanto da non caricare alcunché.
 
Per intanto, guerra e incremento dei costi energetici, produttivi di aumento di materie prime e di una inflazione incontrollata, costituiranno verosimilmente i motivi per i quali il PNRR in sanità sarà stato solo un sogno. A meno che l’UE non provveda a concedere ulteriori convenienti finanziamenti a risarcimento soprattutto dei danni di guerra, ancorché indiretti.
 
Ettore Jorio
Università della Calabria
14 marzo 2022
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