Da pochi giorni è apparsa la
proposta del Ministero della Salute alla Conferenza Stato Regioni sulla riorganizzazione delle cure primarie e su QS del 2 marzo gli amici
Polillo e Proia avanzano una controproposta che merita qualche considerazione. Il documento ministeriale affronta tutte le problematiche del territorio compreso l’utilizzo dei medici generali sia nelle Case di Comunità che nella rete ambulatoriale capillarmente diffusa di cui è previsto il mantenimento.
Polillo e Proia si dichiarano d’accordo su tutti i contenuti del documento escluso che sull’utilizzo dei medici generali che, insistono, vogliono dipendenti.
I MG, secondo al loro proposta, dovrebbero operare nelle CdC ma anche garantire gli ambulatori periferici in ambiti di 15.000 abitanti coincidenti con gli ambiti di scelta del medico, dando assistenza per h24 7/7 in gruppi di 15 medici con massimale ridotto a 1000, coadiuvati da 10 medici ex CA che, sostengono gli autori, dovrebbe essere abolita. Una visione rigida che non tiene conto della geografia del paese che non consente alcuna categorizzazione.
La previsione di erogare l’assistenza primaria con personale dipendente era già contenuta nell’art. 25 della 833. Se nessuno vi è ricorso una ragione ci sarà. Come ci sarà una ragione nella partecipazione all’esame per l’iscrizione al corso di formazione in medicina generale di molti medici dipendenti, disposti a lasciare il posto di lavoro a favore della libera professione.
Ma, al di là del parere dei medici, conta l’interesse dei cittadini, i quali vogliono mantenere intatto il rapporto di fiducia, certamente più difficile in regime di dipendenza, e la prossimità/ capillarità degli studi medici. Che oggi è garantita dagli ambulatori aperti dai MG nelle piccole frazioni o nelle periferie cittadine con un costo per lo Stato ricompreso nella quota capitaria erogata al medio, salvo un modesto rimborso.
Gli autori propongono di sommare al compenso dei medici una quota aggiuntiva quale rimborso per le spese di gestione dell’ambulatorio. Però il posto di lavoro del dipendente deve essere garantito del datore di lavoro cioè dalla ASL. Chi interviene di fronte alla manutenzione ordinaria? La ASL dovrebbe farsi carico della gestione ordinaria di decine o centinaia di ambulatori sparsi in territori di solito assai vasti.
Altresì il Ministero propone che nelle CdC, cui afferiscono circa 50.000 abitanti, operino per almeno 6 ore al giorno i MG per una copertura h 24 7/7, complessivamente circa 50 medici con un accesso di qualche centinaio di persone al giorno. Edifici immensi con moltissimo personale amministrativo e di supporto.
Tutto questo si presta a qualche riflessione. Intanto che la complessità del sistema sembra fatta apposta per favorire l’appalto a chi abbia capitali di rischio e know how sufficiente a gestire le CdC. La guerra aumenterà l’inflazione e i soldi del PNRR saranno ancora meno bastevoli. Inoltre occorre affrontare il problema professionale; quali sono i contenuti di una rinnovata job description del MG? E di quale strumentazione necessitano i medici, i celebri 280 milioni per la tecnologia del MG?
Mentre il documento ministeriale si preoccupa anche di planetary health il vero problema è di adeguare la cultura sia dell’amministrazione che della professione all’evoluzione della scienza e della tecnica e di pensare a una nuova governance del sistema salute. In conclusione, mentre tutto il mondo si orienta verso una nuova tipologia di lavoro fondato sulla formazione continua e sui risultati pensare che dallo stato giuridico dipenda la correttezza delle prestazioni è fuori tempo massimo.
Antonio Panti