30 maggio -
“In Italia non esiste un rapporto così costante tra imprese del farmaco e specializzandi. Anche perché i medici specializzandi non hanno un’alta libertà decisionale e le aziende non hanno alcuna utilità, almeno da un punto di vista commerciale, a rivolgersi a lui. Si potrebbe pensare che si tratti di un investimento nel lungo termine, ma una impresa farmaceutica che oggi mi offre qualcosa non ha alcuna garanzia sul fatto che io tra 5 anni prescriverò il suo farmaco. Né lo specializzando sentirà l’obbligo di farlo. Alcuni contatti tra l’impresa del farmaco e gli specializzandi comunque ci sono, e si basano per lo più su materiale informativo o la partecipazione ai congressi. Non credo che questo possa influenzare lo specializzando. Anche perché gli specializzandi, essendo già dilaniati dalle criticità inerenti al loro percorso formativo e il suo lavoro, ha sviluppato una forte sensibilità sia rispetto all’etica che alla deontologia professionale. Qualche dubbio si apre invece quando si parla di medici con anzianità di servizio ed effettiva autonomia e libertà di scelta prescrittiva.”. Ad affermarlo è
Pierino Di Silverio, presidente di Federspecializzandi, commentando la revisione sistematica sul rapporto tra informatori scientifici, studenti in Medicina e specializzandi.
Per Di Silverio va però considerato che “spesso sono le direzioni generali e le direzioni sanitarie che compiono, senza consultare il medico, le scelte sulle attrezzature, sugli strumenti e anche sui farmaci, in base anche alle disponibilità economiche della struttura”. Il presidente di Federspecializzandi si dice invece convinto che “il medico dovrebbe essere consultato più di quanto avvenga, perché per quanto un direttore sanitario abbia la competenza economica, non avrà mai una capacità di valutazione degli effetti di quel farmaco e di quella strumentazione quanto un medico che li usa”.
In ogni caso, secondo Di Silverio “il rapporto tra medico e industria farmaceutica, così come tra struttura e industria, va meglio regolamentato, perché l’assenza di regole precise apre il campo a possibili clientelismi. Sicuramente i medici in Italia sono molto attenti alla qualità e se anche dovesse prescrivere un farmaco su sollecito di una impresa farmaceutica, non continuerà a prescriverlo se risulterà non efficace alla terapia”.
Qualsiasi regola, secondo Di Silverio, “va in ogni caso stabilita all’interno di un tavolo che coinvolga tutte le parti in causa, compresi i medici”. Una soluzione, per il presidente di Federspecializzandi, potrebbe essere quella di “stabilire che vi siano degli incontri aperti sulle nuove tecnologie e sui nuovi farmaci. In questi contesti le imprese farmaceutiche avrebbero il modo di pubblicizzare i loro prodotti, ma con modalità trasparenti e con un confronto aperto. In questo modo l’informazione farmaceutica svolgerebbe il suo compito di aggiornamento, che certamente è utile anche per gli specializzandi”.
Quanto ai contatti tra gli informatori del farmaco e gli studenti di Medicina, per De Silverio si tratta di un fenomeno “assurdo”, perché gli studenti “oltre a non avere alcuna possibilità di azione, non hanno neanche le competenze necessarie per una reale valutazione degli strumenti o dei farmaci”.