31 luglio -
“Oggi siamo di nuovo a commentare numeri da bollettino di guerra che riguardano il Mezzogiorno d’Italia. Ma basta, servono i fatti. È emergenza sociale, qualcuno avvisi Renzi”. Questo il commento ai dati del Rapporto Svimez 2015 del senatore
Luigi d’Ambrosio Lettieri (Conservatori e Riformisti).
“Le chiacchiere – evidenzia - di questo governo si sommano a quelle dei suoi predecessori, insieme a leggi di Stabilità canaglia e interventi dai titoli roboanti – da CresciItalia, a SalvaItalia, a Destinazione Italia e così via fino al vuoto pneumatico del job’s act, della riforma scolastica e alla confusione deleteria della legge sugli Enti Locali ammazza servizio sanitario nazionale - poveri di efficacia e prodighi di tasse, oltre che perfettamente dimentichi di un Sud lasciato al suo destino. Ormai parole come ‘se non cresce il Sud non cresce l’Italia’ sono diventate solo slogan da esibire sulle passerelle del consenso. E intanto una persona su tre al Sud rischia di entrare nel girone infernale della povertà assoluta, mentre già non ce la fa ad arrivare a fine mese, solo nel 2014 si sono persi 45mila posti di lavoro e l’occupazione registra il minimo storico dal ’77. Peggio della Grecia. Ci meravigliamo? No, lo denunciamo da tempo. Dopo il Piano del Sud messo in campo dall’ex ministro Fitto, i governi successivi non hanno prodotto solo il nulla. Di più, stanno minando le fondamenta democratiche del nostro Paese e mettendo in discussione le regole basilari della coesione sociale. Rimettere nell’agenda politica il Sud significa agire seriamente, con la chiara volontà di voler gestire con responsabilità ed impronta riformatrice una fase delicata per tutto il Paese, impegnato a trovare soluzioni realistiche per garantire coesione sociale e riforme credibili. Significa percorrere una strada improntata al recupero di una visione strategica degli interventi da attuare e della quantità e qualità della spesa comunitaria da parte delle regioni del Sud.
Lavoro, istruzione, università, trasporti e sanità sono le pietre miliari delle politiche di welfare insieme a quelle dello sviluppo e della fiscalità. Nel piano per il Sud, non a caso, vi erano anche gli interventi per le infrastrutture sociali, oltre che nell’ambito del sistema universitario, dell’edilizia scolastica e, infine, della sanità. Il quadro si completava con interventi volti a migliorare i sistemi urbani, il settore idrico e soprattutto tesi a ridurre ed eliminare i rischi legati a fenomeni naturali, come quelli idrogeologici e sismici. Già nel Rapporto dello scorso anno, la Svimez ammoniva sul rischio desertificazione al Sud e suggeriva la strada di una fiscalità di compensazione, il rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica. Niente. Renzi va avanti a colpi di tasse e di voti di fiducia, impedendo al Parlamento persino di poter intervenire con emendamenti correttivi”.