29 ottobre -
Responsabilità professionale, contenzioso medico, risarcimenti del danno e non solo. Questi i temi dibattuti al convegno
'Sinistri, buone pratiche e responsabilità professionale in sanità' organizzato da Agenas. Un evento che ha messo insieme diversi attori che sono attraversati dalla materia e che ha fatto emergere l’esigenza, oltre a quella del potenziamento dell’organizzazione di sistema, anche la necessità di intervenire sulle norme per cercare di riportare ordine e serenità su un fenomeno che rischia di sfuggire di mano.
“La tematica – ha esordito il presidente del comitato di settore Sanità delle Regioni,
Claudio Montaldo - è di grande centralità e interesse per le Regioni, anche perché sulla questione si incrociano varie problematiche: rischio clinico, sicurezza dei pazienti, oneri dei sinistri e la costante tensione degli operatori”.
Per il presidente del comitato di settore Sanità delle Regioni “si deve cambiare agendo su più livelli”. E in questo senso il Patto della Salute potrebbe rappresentare “un punto di riferimento in tal senso”. Per Montaldo il tema non è più rimandabile quindi. Anche perché sulla testa dei professionisti "pende una spada di Damocle" e c’è la necessità di “riportare serenità” sulla questione.
A questo punto ha preso la parola il presidente di Agenas
Giovanni Bissoni che ha aperto il suo intervento fornendo una serie di numeri per inquadrare il problema. “Il numero delle denunce sinistri del 2012 è di circa 12.000. Ma è un dato provvisorio che non include i dati di tre regioni e va correlato all’impressionante numero di prestazioni sanitarie fornite: oltre 9 milioni di ricoveri e circa un 1 miliardo di prestazioni specialistiche”.
Il costo medio del risarcimento liquidato in caso di danni dovuti a responsabilità medica è di circa 40 mila euro e la grande maggioranza dei sinistri denunciati, circa il 63%, riguarda casi di lesioni personali, mentre i decessi ne rappresentano l'11%. L’importo varia a livello regionale ed è lievemente superiore rispetto a quanto emerge dai dati dell'Ania, l'associazione che riunisce le imprese assicurative, che parla di un importo medio liquidato a livello nazionale pari a 35 mila euro per sinistro. Secondo il rapporto, realizzato in collaborazione con il Comitato tecnico delle Regioni per la Sicurezza del Paziente, l'indice di sinistrosità, ovvero la frequenza con cui si verificano malpratice che vengono denunciate, è pari a 13 su 10 mila casi.
Per quanto riguarda invece il giro d’affari intorno al sistema assicurativo, Bissoni ha chiarito come solo per il pubblico “vale intorno al miliardo di euro”, a cui però vanno aggiunti i costi dell’assicurazione diretta, costi amministrativi gestionali e costi indiretti, come la medicina difensiva.
Per il presidente di Agenas “il sistema è in crisi e sul tema clinical governance e rischio c’è stata troppa retorica e pochi fatti. "C’è l’insoddisfazione dell’utenza, la preoccupazione dei professionisti e l’insostenibilità finanziaria". Ma per Bissoni le responsabilità di questa situazione sono anche legate ad una “visione miracolistica della medicina”. E poi c’è anche la questione di un “quadro normativo insufficiente, di una formazione non all’altezza e di un’organizzazione non adeguata”.
A questo punto Bissoni ha specificato come “il sistema debba riprendere in mano la questione della responsabilità che per troppo tempo è stata delegata ad altri. In questo scenario è fondamentale quindi definire un quadro di riferimento. A partire dal tema della franchigia e dalla costruzione di tabelle di valutazione del danno”. Ultimo tema toccato dal numero uno di Agenas riguarda la Corte dei Conti. “Oggi tutto il contenzioso finisce alla Corte dei Conti" e su questo punto c’è la questione della disciplina delle “modalità di trasmissione dei dati e della messa in mora che potrebbe riguardare circa 10.000 professionisti”. Insomma, una materia vasta e con molti lati oscuri e che “avrebbe bisogno di qualche intervento normativo”.
Giornata molto importante perché si è affrontata la questione a 360 gradi – ha affermato
Renato Finocchi Ghersi Capo di gabinetto del Ministero della Giustizia - . La mia sensazione è che siamo in una fase in cui questo tema ha assunto caratteristiche economiche oltre quelle che riguardano le professioni. Oggi abbiamo il decreto Balduzzi che interviene sul tema ma sono necessarie delle modifiche. Discussione è utile perché mette in relazione attori diversi. Dal lato del giudice c’è una visione legata al caso singolo, che è arrivato alla fine di un processo e il giudice quindi si trova in una strettoia di un certo tipo. Nell’area che c’è prima si deve lavorare per evitare che non accada tutto ciò”. “È importante – ha proseguito - che anche i giudici si formino sulla materia". Sulle linee guida da costruire Finocchi Ghersi non è negativo: "Se il sistema scientifico e amministrativo si adopererà per arrivare ad un contenitore unico anche i giudici non avranno un atteggiamento negativo ma in alcuni casi giustamente si ricaveranno degli spazi di autonomia anche perché le linee guida non risolvono tutto”.