2 ottobre -
L’intervento di colecistectomia può essere effettuato in laparoscopia o a cielo aperto (laparotomia), ma nei casi non complicati è la colecistectomia per via laparoscopica ad essere considerata il “gold standard”. Non c’è, comunque, una significativa differenza in mortalità o complicanze tra tecnica laparoscopica e laparotomica. La prima è tuttavia associata a una degenza ospedaliera e a una convalescenza significativamente più brevi rispetto al classico intervento a cielo aperto. Secondo la letteratura medica, la degenza post-operatoria dopo colecistectomia laparoscopica è in generale compresa tra 3 e 5 giorni. La “Degenza post-operatoria entro 3 giorni” è dunque un indicatore corretto per verificare la buona performance delle strutture. Essendo calcolati sulla base delle informazioni desunte dalla scheda di dimissione ospedaliera in cui solo raramente viene segnalato il doppio intervento, questi indicatori non possono tener conto dell’eventuale conversione dall’intervento laparoscopico a quello laparotomico. Infine, poiché in letteratura è noto che esiste un’eterogeneità di offerta degli interventi effettuati in laparoscopia tra strutture e popolazioni, dovuta in parte a fattori come l’età, la gravità della colelitiasi o le comorbidità dei pazienti, viene definito l’indicatore “Proporzione di colecistectomie laparoscopiche” che misura la proporzione di interventi effettuati in laparoscopia. (VEDI TABELLA)
L'analisi. Anche la proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post operatoria entro 3 giorni che consente di verificare la buona performance delle strutture, evidenzia risultati in miglioramento ed eterogenei su tutto il territorio nazionale (la media esiti nazionale è del 61,56%). Dalla Puglia, in testa agli esiti più favorevoli con il Po di Casarano dove tutti i pazienti vengono dimessi entro i 3 giorni, passando per la Toscana con la clinica Villa Fiorita, al Veneto con l'ospedale Civile di Andria, alle Marche con l'ospedale di Tolentino le strutture brillano per efficacia delle cure: il 98% dei pazienti conquista ottime performace. Ma troviamo strutture con esiti eccellenti anche in Sicilia (la clinica Santa Anna di Agrigento), in Campania (la clinica Nostra Signora di Luordes) e i Puglia (la clinica S. Francesco a Galatina). Non mancano nella lista delle top ten Toscana e Lombardia.
Osservando invece gli esiti più sfavorevoli le “maglie nere” vanno al Presidio Ospedaliero Gardone in Lombardia, al SS Gonfalone nel Lazio, alla casa di Cura Villa Maria in Campania, alla Cc Villa Caminiti in Calabria e al Po Carlo Basilotta in Sicilia: nessun paziente viene dimesso nei tempi considerati come gold standard. Non va meglio in Abruzzo, dove nella casa di cura L'Imacolata e all'Ospedale San Liberatore di Atri rispettivamente appena lo 0,9% dei pazienti e il 2,3% è dimesso nei tempi giusti. E ancora, esiti sfavorevoli vengono registrati in un'altra struttura del Lazio (Cc Fabia Mater), in Sardegna nell'Aou San Giovanni di Dio a Cagliari e in Puglia all'Ospedale di MIccoli: non superano il 2,4% dei pazienti dimessi in tre giorni.