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Nelle donne sottoposte a intervento chirurgico e senza una recidiva nell’arco di un anno sono stati eseguiti complessivamente 8.457 esami, in media oltre 3,5 per paziente operata. Sempre mediamente, una paziente su cinque effettua una scintigrafia ossea e una su dieci una TAC. Una mole considerevole di esami nonostante le Linee guida nazionali dicano che “non esiste un’evidenza che l’esecuzione di esami di routine quali esame emocromocitometrico, profilo biochimico, radiografia del torace, scintigrafia ossea, ecografia epatica, marcatori tumorali possa portare reali benefici nella gestione al tumore alla mammella”. “L’analisi dei dati rilavati nelle Asl campione – rimarca il Dott. Isa - sembrerebbe evidenziare una bassa evidenza di beneficio in esami di follow up eseguiti in pazienti che hanno concluso con successo la terapia senza recidive. E se esiste un rischio di inappropriatezza questo ricade negativamente sul paziente due volte: primo perché si distolgono risorse che potrebbero essere impiegate diversamente, ad esempio per migliorare le campagne preventive di screening, secondo perché esami non necessari sottopongono comunque la persona malata a radiazioni, e comunque allo stress da attesa e da comunicazione dell’esito”.
4 ottobre 2012
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