3 maggio -
“Il 74% degli italiani considera i soldi pubblici spesi per acquistare tecnologie medicali come un investimento utile e non come un costo da tagliare: il Governo e il ministero della Salute dovrebbero tenere conto di questo dato, nel piano di riforme per lo sviluppo che devono mettere in atto. Il settore dei dispositivi medici, che incide sulla spesa pubblica solo per il 7%, va rivalutato anche per il suo valore economico aggiunto, oltre che per la sua riconosciuta capacità di migliorare la qualità di vita dei cittadini e ridurre la mortalità”. Questo il commento del Presidente di Assobiomedica,
Stefano Rimondi, ai dati emersi dalla ricerca Censis 'Non solo ospedali e farmaci. Il ruolo dei dispositivi medici', presentata oggi a Roma.
Nelle sue conclusioni Rimondi ha voluto sottolineare come sia un dato “assolutamente da non sottovalutare che quasi il 60% degli italiani abbia paura che il contenimento della spesa sanitaria vada a discapito della qualità delle tecnologie acquistate e determini seri rischi per la salute, che è quello che andiamo dicendo da anni". "Questo dimostra - ha proseguito il presidente di Assobiomedica - che la centralizzazione degli acquisti, che privilegia il basso prezzo rispetto alla qualità dei dispositivi medici, e che ignora le specifiche esigenze terapeutiche dei diversi pazienti, è penalizzante per il sistema sanitario e di questo sono coscienti più della metà degli italiani”.
“Alla luce della ricerca Censis, ci auguriamo – ha concluso Rimondi - che si diffonda tra le istituzioni la consapevolezza che il nostro settore è un volano di sviluppo per il Paese. Mi sembra che di tutto ciò gli italiani siano consapevoli, è tempo che lo diventino anche gli amministratori”.
Giovanni Rodriquez