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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Segnali di fumo sul futuro del Ssn

di Marco Geddes da Filicaia
9 novembre - I segnali di fumo sono un sistema assai antico per trasmettere messaggi, utilizzato in epoca moderna dagli indiani d’America, dagli Yamana, popolazione della Terra del Fuoco ormai estinta e dagli Aborigeni australiani.
 
L’uso attuale di tale metodologia di invio di messaggi, per indicare gli obiettivi che si intendono perseguire, non può che suscitare perplessità essendo di non univoca interpretazione. È questo il “sentimento” che ci coglie nel seguire – simili appunto a segnali di fumo - l’evolversi delle dichiarazioni e dei provvedimenti di fonte governativa sul futuro del Servizio sanitario nazionale.
 
Da parte delle forze politiche siamo invece in assenza di qualsiasi messaggio; vi è infatti il più assoluto mutismo o, al massimo, qualche generica dichiarazione tipo: “Vogliamo rafforzare il SSN… vogliamo recuperare i ritardi… vogliamo ridurre le diseguaglianze!”.
 
Possiamo senza dubbio affermare che le iniziative di potenziamento della sanità pubblica che il Governo ha messo in campo si collocano e si rivolgono alla gestione del periodo emergenziale, finalizzate a rispondere appunto alla situazione creata dalla pandemia. Varie e meritorie o, forse, più spesso doverose quale presa d’atto dell’accaduto.
 
Può essere letta in tal senso la previsione di spesa sanitaria per gli anni 2020 e 2021, rispettivamente di 123.474 e 129.449 milioni di euro, con un importo che si attesta nettamente sopra al 7% del Pil. Una presa d’atto, appunto, dell’encomiabile – e necessario – sforzo compiuto per fronteggiare l’emergenza covid con l’acquisto di presidi, di vaccini, il potenziamento delle terapie intensive, l’assunzione di personale a tempo determinato, i compensi aggiuntivi ai medici di medicina generale per l’attività di vaccinazione e ai farmacisti per l’effettuazione dei tamponi.
 
Recentemente sono stati assunti, o annunciati, alcuni provvedimenti volti a far fronte a quello che risulta essere uno dei problemi maggiori, o forse il più rilevante, per il sistema sanitario: la carenza di personale. È stato approvato un incremento delle borse di studio per le scuole di specializzazione e deliberati finanziamenti per la stabilizzazione di ampia parte dei precari assunti in emergenza.
 
Sono state inoltre stanziate risorse per ricompensare chi lavora in prima linea, nel pronto soccorso, anche per contrastare l’emorragia di personale che non intende prestare la propria attività in questi servizi, come evidenziano i concorsi andati recentemente deserti e le richieste di accesso alle scuole di specializzazione in numero nettamente inferiore alle disponibilità.
 
Tuttavia se si alzano gli occhi per guardare oltre l’emergenza, come ha fatto l’Associazione Salute Diritto Fondamentale nel suo Documento approvato lo scorso ottobre dal Consiglio direttivo, i segnali di fumo appaiono più confusi o di segno sostanzialmente opposto al proclamato potenziamento del Servizio sanitario nazionale.
 
Lo scenario di fondo è rappresentato infatti da una progressiva riduzione della spesa sanitaria pubblica, che dai 129.449 mln del 2021 passerà [previsione] ai 124.428 nel 2024; un misero 6,1% del Pil! In termini di finanziamento effettivo, considerata l’inflazione che, nella migliore delle ipotesi, si collocherà al 2% annuo e con i crescenti prezzi sanitari (nonché l’invecchiamento della popolazione) si tradurrebbe nella più drastica riduzione di risorse applicata al nostro SSN!
 
Sul fronte del personale non emerge un obiettivo di lunga durata, quale ad esempio l’individuazione di un rapporto ottimale infermieri – popolazione da raggiungere nel corso di un decennio, allineato a quello dei paesi del centro e nord Europa; manca inoltre una valutazione del personale necessario per attivare le 1.288 Case e i 380 Ospedali di comunità e garantire l’assistenza domiciliare al 10% della popolazione over 65 anni, come previsto dal PNRR.
 
Anche l’incremento di posti nelle scuole di specializzazione può risultare più una poussée post pandemica, in assenza di una qualche cabina di regia che pianifichi, per un ampio arco temporale, la formazione magistrale e specialistica dei medici, sulla base delle esigenze del Servizio sanitario nazionale.
 
Non si è intrapresa una revisione della formazione dei MMG, assai distante dagli standard della maggior parte degli altri paesi europei che la attuano in ambito accademico o in autorevoli istituzioni nazionali e non sono stati individuati gli strumenti normativi per un adeguato inserimento, in equipe multiprofessionali, di tali professionisti nelle Case di comunità.
 
I segnali di fumo sono attualmente in uso, in Occidente, solo in occasione del Conclave per annunciare i risultati degli scrutini per l’elezione del Pontefice: la fumata nera rivela una assenza di accordo; la fumata bianca prelude al Nuntio vobis gaudium magnum: habemus papam.
 
All’orizzonte del SSN intravediamo un’ulteriore fumata nera, che è rappresentata dall’orientamento che emerge nel Decreto concorrenza. Il testo sembra accogliere larga parte delle indicazioni inoltrate dal Garante della concorrenza e pone la gestione dei servizi pubblici locali come competenza esclusiva dello Stato da esercitare nel rispetto della tutela della concorrenza.
 
Pare intravedere, in filigrana, una atteggiamento mutuato dal detto “forte con i deboli, debole con i forti!”: un rinvio quando si mettono in discussione interessi privati quali taxisti, notai, commercio ambulante, concessioni balneari, in barba alle prescrizioni europee; una forte e immediata spinta verso la concorrenza (o mercificazione) quando si tratta di servizi pubblici e concernono quelli che si definiscono beni comuni.
 
Se tale linea di condotta si estende anche alla sanità, eliminando il vincolo di verifica del fabbisogno regionale di servizi sanitari per l’accesso dei privati all’esercizio di tale attività - come richiesto dal Garante – si affideranno inevitabilmente al privato, complice la riduzione di finanziamenti al SSN, la gestione delle strutture che con il PNRR andiamo a realizzare.
 
Le fumate nere per il nostro Servizio sanitario nazionale non sono poche, al di là degli auspici e delle dichiarazioni. Attendiamo con ansia una definitiva fumata bianca che ci annunci l’habemus SSN.
 
Marco Geddes da Filicaia
9 novembre 2021
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