29 marzo -
"Di cancro si muore meno, per fortuna e soprattutto grazie alla scienza medica, ma le persone si continuano ad ammalare anche in età giovanile. La speranza, consolidata dall’evidenza scientifica dei numeri che fanno tendenza, è che dopo il cancro si continui a vivere sempre più a lungo". È quanto affermano
Elisabetta Iannelli e Francesco De Lorenzo, rispettivamente segretario generale e presidente Favo.
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Certamente, i numeri di chi non ce la fa sono ancora troppi, ma anche per questo è importante analizzare e comprendere sia le ragioni che hanno portato ad una diminuzione dell’incidenza (stili di vita, screening?) in alcune parti del nostro paese - aggiungono -, sia i motivi, anzi le azioni, che hanno contribuito effettivamente alla diminuzione più o meno marcata delle morti per cancro (disponibilità e tempestività dei trattamenti terapeutici, percorsi multidisciplinari?)".
"Nel periodo considerato (2003-2014), sono stati diagnosticati una media di 730 nuovi casi l’anno per 100.000 maschi e 480 casi l’anno per 100.000 donne. Nello stesso periodo - spiegano Iannelli e De Lorenzo -, ogni anno le morti per tumore sono state mediamente 380 per 100.000 maschi e 200 per 100.000 donne. Questi dati ci dicono che l’universo maschile è più colpito di quello femminile da patologie oncologiche. La notizia positiva che in entrambi i casi la mortalità rappresenta quasi la metà dei nuovi casi di tumore ed il dato è complessivamente in progressivo miglioramento (le morti per tumore registrate nel 2003 sono 404 per gli uomini e 210 per le donne ogni 100.000 mentre nel 2014 rispettivamente diminuiscono a 363 per i maschi e 199 per le femmine)".
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Il fatto che la diminuzione del numero delle persone che muoiono di cancro sia più marcata negli uomini che nelle donne è motivo di riflessione sulla medicina di genere e, soprattutto, di indagine per individuare strategie efficaci che aiutino le donne malate a sconfiggere il tumore".
"Ritornando all’incidenza - aggiungono -, si osserva che negli uomini è significativamente diminuita in tutte le macro-aree, con oscillazioni dall’1,3% (Nord Ovest, Centro, Sud e Isole)al 2% (Nord-Est) e che negli over 70 si è registrata una diminuzione significativa di circa 1,2%. Sarebbe interessante capire le ragioni di queste differenze. Nello stesso periodo l’incidenza nelle donne è diminuita significativamente di circa lo 0,5% solo nel Nord-Ovest (e nelle donne over 70 su tutto il territorio nazionale – 0,6% di nuovi casi). Nessuna variazione si è verificata nel Nord-Est e nel Centro mentre nel Sud e nelle isole vi è stato addirittura un incremento pari allo 0,3%!"
"È urgente indagare le cause di questi dati non certo confortanti e che in primissima ipotesi si potrebbero riferire a
cambiamenti degli stili di vita (fumo in primis) negli anni passati e mancanza o insufficienza degli screening".
"Considerati i dati dell’incidenza e tenendo conto che le morti sono quasi sempre riferite a tumori diagnosticati in anni precedenti, la distanza tra i numeri (nuovi casi circa il doppio delle morti) - spiegano - accresce la speranza che dopo un tumore si possa vivere a lungo, che la malattia possa diventare cronica e che con essa si possa convivere o che, sempre più spesso, si possa guarire dal cancro. La significativa riduzione della mortalità per cancro, infine, conferma e potenzia gli esaltanti numeri sulla prevalenza e sulle guarigioni che recenti studi AIRTUM hanno documentato".
"Queste evidenze scientifiche - concludono Iannelli e De Lorenzo - forniscono alle Associazioni dei malati la rilevante opportunità di
combattere lo stigma che costituisce tuttora un handicap per le persone guarite dal cancro e che ancora troppo spesso si sostanzia in forme di discriminazione silente o esplicita che rischiano di minare la possibilità di tornare ad una vita piena dopo il cancro rendendo vani i progressi realizzati dalla scienza medica.
Testo tratto dalla monografia I tumori in Italia - Trend 2003-2014