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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Mandelli (Fofi): “Occorre costruire una gestione interprofessionale dell’assistenza territoriale”

11 dicembre - “La presentazione del Rapporto PIT salute è il momento in cui si “misura la febbre” al nostro Servizio Sanitario Nazionale” ha detto il presidente della Fofi, Andrea Mandelli intervenendo alla presentazione del documento annuale elaborato da Cittadinanzattiva - Tribunale dei diritti del malato, oggi a Roma. E, adottando questa immagine, dal rapporto, per Mandelli, emerge che la temperatura si sta alzando, anche se il “paziente” può ancora essere curato.
 
“A quarant’anni dalla sua istituzione, il SSN continua dimostrarsi un pilastro del nostro welfare e, in questi anni di crisi, ha evitato che alle preoccupazioni economiche il cittadino dovesse aggiungere anche quella della salute: sua e dei suoi cari. E’ però evidente che ci sono aree dell’assistenza in cui è urgente intervenire”.
Ma prima ancora occorre rovesciare un paradigma che in questi anni ha condizionato pesantemente l’intervento in sanità: “Non si può parlare della tutela della salute solo ed esclusivamente usando il termine “spesa”. Destinare risorse alla tutela della salute significa investire nel benessere dei cittadini” il che si traduce anche in una leva economica per tutto il paese. Come rilevato anche nei precedenti rapporti, l’aspetto su cui occorre intervenire con urgenza è l’assistenza territoriale, non in concorrenza con l’ospedale ma per far sì che le strutture di ricovero e cura possano svolgere in modo più efficace la loro funzione nell’acuzie e, al contempo, i pazienti possano successivamente essere presi in carico da una rete in grado di gestire la cronicità.
 
“Questo richiede, per esempio, che il medico di medicina generale e il farmacista di comunità non siano esclusi come accade ora dall’innovazione farmacologica e tecnologica per ragioni meramente economiche. Ma è indispensabile anche promuovere una maggiore sinergia tra le professioni, un’evoluzione del ruolo di medici, farmacisti e infermieri che veda nella collaborazione interprofessionale un elemento cardine”.
 
Che non significa rinunciare alle proprie prerogative o invadere quelle altrui: “Diventare un ‘medico bonsai’ non è nelle mie intenzioni né nel mio interesse. Nel caso del supporto all’aderenza alla terapia è evidente che se il farmacista rileva che il paziente non assume un farmaco, oppure riscontra reazioni avverse al trattamento, avverte il medico e non procede certo a prescrivere” ha esemplificato il presidente della FOFI. C’è anche un altro aspetto per il quale è necessaria la massima collaborazione tra professionisti, ed è la corretta informazione del paziente, che sempre più spesso giunge al professionista già con un’idea ben precisa della propria malattia e delle terapie necessarie, formata sulla base di una mole di informazioni – in massima parte veicolata attraverso Internet – di cui non è in grado di distinguere il valore e la fondatezza.
 
Per tutti questi motivi, ha concluso Andrea Mandelli, “credo sia giunto il momento che noi professionisti della salute – medici, farmacisti, infermieri - si costruisca un progetto comune sulla gestione interprofessionale dell’assistenza sul territorio da presentare al decisore politico. E sono ottimista: perché nella realtà quotidiana del lavoro per il paziente nella quasi totalità dei casi questa collaborazione è una realtà, che sta a noi rendere sistematica e sempre più efficace”.
11 dicembre 2018
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