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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Il V barometro sulla salute in Europa e Usa

3 ottobre - Dopo la fotografia dettagliata della realtà italiana, ecco una rassegna dei principali risultati emersi per Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Svezia, Polonia, Stati Uniti, Austria, Spagna e Repubblica Ceca dal V Barometro internazionale sulla Salute. L’indagine, realizzata dall’Istituto di Ricerca Internazionale CSA su commissione del Gruppo Europ Assistance in partnership con il Cercle Santé.

Valutazione del sistema sanitario e della qualità delle cure offerte
Sono ben il 70% gli italiani che giudicano negativamente l’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale. Il Paese in assoluto più soddisfatto del proprio sistema è l’Austria, con l’86% di cittadini che esprime un’opinione positiva (somma di risposte “eccellente”, “molto buono” e “buono”). Seconda e terza in classifica, Gran Bretagna e Spagna che registrano, rispettivamente, il 72% e il 69% di giudizi positivi. La Polonia si posiziona in fondo alla graduatoria internazionale, con il maggior numero di risposte negative: sono infatti ben l’82% i cittadini che si dichiarano insoddisfatti dell’organizzazione sanitaria in patria.
Se si parla di competenze tecniche dei medici: USA batte Italia 7 a 4. Gli Stati Uniti risultano infatti il Paese più fiducioso nelle capacità dei propri dottori, esprimendo un giudizio più che buono (il più alto fra i Paesi coinvolti dall’indagine) rispetto alle competenze tecniche del personale medico. Al secondo posto, a pari merito, Austria e Repubblica Ceca.
Sebbene sentito in quasi tutti i Paesi indagati, il timore legato alla mancanza di finanziamento pubblico non rappresenta la preoccupazione più forte: sono invece i rischi connessi alla qualità delle cure quelli su cui il campione concentra le proprie risposte. Così i lunghi tempi di attesa preoccupano primariamente i polacchi (88%), i rischi di infezione negli ospedali i britannici (83%), e gli spagnoli (80%)
In tema di sistemi di finanziamento legato all’aumento delle spese sanitarie: svedesi (60%) e britannici (45%) prediligono l’aumento delle imposte obbligatorie mentre cechi (39%), austriaci (36%) e tedeschi (34%) optano per il ricorso ad assicurazioni integrative e facoltative.

Istanze sociali
Ad eccezione di Spagna (76%) e Gran Bretagna (55%) dove la maggior parte dei cittadini ritiene equo l’accesso alle cure, nel 2011 prevale a livello internazionale la sensazione di disparità nel diritto alla salute. I polacchi (in cima alla classifica con il 76% dei giudizi negativi), seguiti da tedeschi (67%) e a pari merito svedesi, cechi e statunitensi (61%) sono i più disincantati.
Il finanziamento attraverso un incremento dei contributi obbligatori per garantire una maggiore uguaglianza nell’accesso alle cure viene individuata come opzione favorevole da svedesi (73%) e britannici (56%). I cittadini maggiormente contrari, oltre agli italiani, sono i cechi (60%) e i polacchi (59%).
Se si considera il trend degli ultimi anni da evidenziare la posizione della Germania paese nel quale nel 2009 l’80% degli intervistati era favorevole a un aumento delle imposte per garantire un migliore accesso alle cure; oggi quella percentuale è scesa al 38%.

Gli effetti della crisi sulla salute
La negativa congiuntura economica sembra farsi sentire maggiormente in Polonia (36%, + 11 punti percentuali rispetto al 2010), Francia (29%, +6) e Stati Uniti (25%, + 1) dove cresce significativamente il numero di persone costrette a rinunciare o rinviare le cure mediche a causa di difficoltà economiche. In controtendenza, la Svezia (95%), la Gran Bretagna (94%) e la Repubblica Ceca (94%) dove praticamente la totalità degli intervistati dichiara di non aver risentito delle conseguenze della crisi.

Mobilità legata all’accesso alle cure
Gli Italiani (65%) sono fra i cittadini più propensi alle trasferte di lungo raggio per beneficiare di cure specialistiche. Ma anche nel resto del mondo si conferma la tendenza a fare le valigie per farsi curare da uno specialista: il 72% dei polacchi (percentuale che sale a 83% nella fasci d’età 18-39), il 62% dei cechi e il 60% degli svedesi (- 22 punti percentuali rispetto al 2010).
I polacchi (75%), gli spagnoli (64%) e i francesi (58%) sono i vacanzieri, insieme agli Italiani, che danno maggiore importanza alle condizioni sanitarie locali nella scelta dei luoghi di villeggiatura. Praticamente gli stessi Paesi che più degli altri si dichiarano insoddisfatti del proprio sistema sanitario nazionale.

Sempre più anziani. Che fare?
Molto eterogeneo è il giudizio dei Paesi coinvolti nell’indagine in relazione alla capacità degli Stati di farsi carico della gestione delle persone anziane o non autosufficienti. La Polonia chiude la classifica dei Paesi intervistati con l’85% di cittadini insoddisfatti. All’opposto, il 65% degli austriaci esprime un giudizio positivo
La stragrande maggioranza dei Paesi individua nell’assistenza domiciliare la migliore soluzione alla gestione delle persone anziane e non autosufficienti: al primo posto gli Stati Uniti (83% + 4 punti percentuali rispetto al 2010), seguiti da Gran Bretagna (82% + 5 punti percentuali rispetto al 2010) e Italia (82%), e al terzo posto la Germania (80%, + 2 punti percentuali rispetto al 2010) . Chiude la classifica la Svezia (49%) che, nonostante la forte crescita delle persone propense a questo tipo di soluzione, (+ 9 punti percentuali rispetto al 2010) rimane il Paese che più degli altri individua nelle case di riposo la migliore risposta alla gestione di quest’ampia fascia di popolazione.
Nella maggior parte dei Paesi intervistati, le associazioni, gli enti no profit e il settore pubblico vengono individuati come realtà più idonee a sostenere la gestione delle persone anziane o non autosufficienti. Un trend a cui non si allineano Polonia e Stati Uniti che rispettivamente nel 27% e nel 24% dei casi individuano nelle strutture private la miglior soluzione
Austria (82%) e Germania (67%), insieme all’Italia, sono i paesi più favorevoli a un finanziamento misto (pubblico e privato) per sostenere le spese legate a soddisfare i bisogni quotidiani degli anziani al domicilio. A preferire invece un finanziamento privato sono soprattutto gli Stati Uniti (24%).

Le nuove tecnologie
La Svezia rimane il paese con la più alta percentuale di cittadini che consultano il web (72%) per ottenere informazioni di carattere sanitario e il luogo in cui tale attitudine ha conosciuto i maggiori tassi di crescita (dal 46% al 72% in 5 anni). Seguono gli Stati Uniti (con il 71% di internauti) e l’Austria (con il 58%). La Germania (43%), al contrario, è il Paese meno avvezzo ad utilizzare internet per ricercare informazioni legate alla salute.
I consulti a distanza di medici generalisti  raccolgono ancora molte resistenze ma piacciono soprattutto a: spagnoli (39%), americani (38%) e polacchi (35%). Diversa la fotografia se si parla di medici specializzati, molto più apprezzati da svedesi (82%), polacchi (62%) e spagnoli (61%).
Quando si parla di relazione medico/paziente in generale le persone sono più favorevoli all’utilizzo delle nuove tecnologie nella misura in cui queste rappresentano un supporto alla relazione umana con il medico. Al contrario si rileva una certa diffidenza quando tutto ciò tenderebbe a disumanizzare la relazione. Nel dettaglio si nota come i Paesi che temono maggiormente la disumanizzazione del rapporto sono, oltre all’Italia, la Spagna (44%) e la Francia (42%). I meno preoccupati da questa eventualità sono invece i polacchi (14%) e i cechi (16%).
Le nuove tecnologie irrompono invece nell’assistenza alle persone anziane. Gli Stati Uniti (85%) sono il Paese con la più alta percentuale di cittadini pronti ad “equipaggiare” i propri familiari anziani di sistemi di monitoraggio a distanza. Chiude la classifica la Repubblica Ceca con il 58%.
Il 71% degli americani contro il 48% dei tedeschi si dichiara d’accordo nell’affermare che il monitoraggio a distanza delle condizioni di salute via telefono o internet contribuiscono a rendere più autonome le persone anziane.
Per tutti i Paesi indagati l’assistenza domiciliare rimane comunque la migliore opzione possibile per prolungare la permanenza a casa delle persone anziane o non autosufficienti. Soprattutto per i francesi (97%), gli italiani e i britannici (96%) e i polacchi (96%). Secondari rimangono invece i supporti che possono derivare dalla telesorveglianza e dalla robotica apprezzate soprattutto da britannici (94%) e americani (88%)

La prevenzione
Gli Stati Uniti sono il paese più attento in materia di prevenzione: l’81% degli americani dichiara di essersi sottoposto di propria iniziativa a un check up completo negli ultimi cinque anni; seguono i cechi (70%), i tedeschi (67%) e gli austriaci (66%)

L’impatto del settore sanitario sull’economia nazionale
Il settore sanitario come motore di crescita economica? Lo pensano quasi tutti i paesi intervistati, in particolare gli austriaci che con il 69% delle risposte positive sono il popolo più fiducioso sul contributo che il settore sanitario può dare all’economia nazionale. Meno convinti i cechi e i francesi che rispettivamente nel 37% e nel 34% dei casi lo identificano come un peso per sviluppo economico.
 
3 ottobre 2011
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