14 settembre -
Una migliore segnaletica, più informazione e gentilezza al front office, una convenzione con una struttura ricettiva per i familiari di chi viene da più lontano, la cena fornita ad un orario consono alle abitudini degli italiani, la presenza di mediatori culturali: sono tantissimi gli ingredienti per cambiare il volto dei nostri ospedali e renderli più “umani”.
Per il secondo anno consecutivo, la Puglia punta sull’
umanizzazione attraverso un processo di cambiamento che parte da una accurata indagine territoriale.
Sono stati presentati nel corso dell’incontro “Valutazione partecipata dell’umanizzazione negli ospedali” i risultati del Rapporto 2018 sulla “Umanizzazione delle Cure”, indagine promossa a livello nazionale dall'Agenas (Agenzia Nazionale della Sanità) che riguarda le strutture sanitarie della Puglia e per il secondo anno, condotta dall'AReSS Puglia in collaborazione con gli uffici Comunicazione delle Aziende Sanitarie Locali e le associazioni di volontariato accreditate ai Comitati Consultivi Misti.
Il Progetto, cominciato nel 2017, si è evoluto da una semplice rilevazione eseguita nel primo anno, ad una fase attiva di “costruzione del miglioramento” che ha dato i suoi evidenti risultati nel 2018.
“L’iniziativa pugliese nasce nell’ambito di un programma nazionale lanciato da Agenas nel 2011 – ha spiegato
Sara Carzaniga di Agenas - a cui partecipano tutte le regioni per migliorare l’assistenza sanitaria italiana; un percorso che parte dalle indicazione dell’OMS che ha promosso la centralità del paziente come dimensione fondamentale per la qualità dei sistemi sanitari. Nella concezione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i cittadini sono coproduttori dei servizi sanitari con il ruolo di disegnare politiche e servizi. Contemporaneamente, l’OCSE ha analizzato i sistemi sanitari dei diversi paesi raccomandando all’Italia di coinvolgere i cittadini nei processi che riguardano la sanità. Il metodo del programma è quello della progettazione partecipata in tutti quante le fasi, comprendente cittadini e professionisti. La check list è invece composta da 142 item, il diario di bordo e, da quest’anno, il modulo integrativo per valutare la sicurezza”.
Sonia Giausa - Responsabile Scientifico del Progetto per le Regione Puglia e Responsabile URP della ASL Lecce Capofila della iniziativa - ha confrontato i risultati 2018 con quelli del 2017, partendo da quelli che sono stati i soggetti coinvolti: 66 strutture, 49 associazioni, 7 strutture di riabilitazione, 106 operatori sanitari, 98 volontari; e le aree esaminate: Area 1-
Processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona; Area 2 -
Accessibilità fisica, vivibilità e confort dei luoghi di cura; Area 3
- Accesso alle informazioni, semplificazione e trasparenza; Area 4 -
Cura della relazione con il paziente e con il cittadino.
“La media del punteggio cresce in tutte le Province – ha raccontato
Giausa - l’incremento maggiore c’è stato nelle aree rilevate come più critiche nel 2017, in particolare nell’Area 1, Processi Assistenziali e 4, Cura delle Relazioni. La divulgazione, monitoraggio annuale e coinvolgimento di tutte le strutture del territorio hanno contraddistinto l’attività della Regione Puglia nel panorama nazionale”.
Ha iniziato con i ringraziamento alle equipe locali che hanno rappresentato il braccio operativo dell’analisi,
Giovanni Gorgoni - DG AReSS Puglia: i responsabili URP delle ASL della Puglia, il personale che ha integrato le equipe e le associazioni. Passando poi a presentare i risultati 2018 relativi alla ricognizione negli ospedali pubblici e privati accreditati (33 ospedali pubblici e 26 ospedali privati, 7 ospedali riabilitativi): 6,6 per la Provincia di Foggia; 5,7 la Provincia BT; la provincia di Bari registra i tassi più altri con la media 7,3; 6,5 la Provincia di Brindisi; Taranto, che si era già contraddistinta nel 2017 per i punteggi più lusinghiera, pareggia la Provincia di Bari con 7,3; 6,8 per la Provincia di Brindisi; 5,3 la media per le strutture riabilitative per le quali ancora lo strumento di analisi non è perfettamente adeguato.
“Tutte le strutture sono migliorate” ha spiegato il DG
Gorgoni. “Le aree dove si registrano i più incisivi miglioramenti sono l’Area 1
Processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona e l’Area 4
Cura della relazione con il paziente e con il cittadino. La cifra dell’edizione 2018 è il
miglioramento: dalla media del 5,8 siamo passati al 6,9 con un incremento del 19%. Un risultato non casuale ma ben definito grazie a programmi di miglioramento messi in campo dalle equipe locali
”.
La voce ai cittadini: qual è l’esperienza nelle 6 province pugliesi?
Ha puntato sull’importanza della partecipazione civica -
Stefania Palmisano, referente per BA-FG-BT - che ha analizzato i punti di forza e di debolezza dell’area Nord della Regione Puglia. “Dai risultati conseguiti – spiega
Palmisano – emergono gli effetti positivi della partecipazione e del fatto che il cittadino sia diventato parte attiva della rilevazione. Punti di forza del percorso sono stati la creazione di quei canali di comunicazione tra le Istituzioni preposte e il cittadino, e la maggiore sensibilizzazione da parte dei Dirigenti Sanitari. Le sfide per il futuro riguardano l’implementazione delle occasione di condivisione dei risultati, una migliore comunicazione, affidare i compiti con chiarezza e continuare a formare Istituzioni e cittadini affinché si creino le competenze necessarie a rafforzare l’adozione dei Piani di miglioramento”.
“Esperienza molto significativa anche quest’anno - ha dichiarato
Grazia Manni referente per LE-BR-TA – come hanno riportato tutti i volontari che hanno parte alla ricerca. Abbiamo riscontrato maggiore attenzione da parte delle strutture pubbliche e private che hanno compreso molto meglio, rispetto all’anno scorso, il senso della ricerca potendo verificare sul campo la possibilità reale di cambiare. Questa ricerca è una opportunità importante per l’Italia e in particolare per la regione Puglia. La scommessa è che si riesca realmente ad inserire questi parametri nelle procedure di accreditamento”.