6 giugno -
“Come medici è per noi triste dover prendere atto che, per curarsi, sette milioni di italiani sono stati costretti a indebitarsi, e altri due milioni e ottocentomila ad attingere ai risparmi di una vita. È necessario tornare a investire sulla Salute pubblica e sul Servizio Sanitario nazionale. E occorre farlo oculatamente, con strategie efficienti, efficaci e lungimiranti”.
È con amarezza che
Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha ascoltato, questa mattina a Roma, la presentazione del rapporto Censis – Rbm Assicurazione Salute, presentato al Welfare Day 2018. I dati mostrano una crescita della spesa sanitaria privata degli italiani, che sfiora i 40 miliardi di euro. Nel 2017 sono stati 44 milioni i cittadini che hanno speso soldi di tasca propria (‘out of pocket’) per pagare prestazioni sanitarie per intero o con il ticket. Dall’incontro sono uscite anche proposte per il cosiddetto ‘secondo pilastro’, un sistema assistenziale integrativo del Servizio Sanitario pubblico.
“Il secondo pilastro può funzionare – ipotizza il Presidente Fnomceo – ma a due condizioni: che le prestazioni siano realmente integrative e non sostitutive del Servizio Sanitario nazionale, e che siano erogate nell’ambito dello stesso”.
“Quello che più ci addolora – continua Anelli – è la rabbia che un italiano su tre dichiara nei confronti di Asl e Ospedali del Servizio Sanitario nazionale. Rabbia per le liste di attesa infinite, per le notizie di presunta malasanità. A questa si aggiungono le critiche mosse dal 26,8% degli intervistati per aver dovuto pagare troppe prestazioni o per i malfunzionamenti delle strutture. Questi stati d’animo negativi ci preoccupano e ci inquietano anche perché poi si ritorcono contro i terminali del SSN, e cioè contro i professionisti della sanità, che diventano i capri espiatori del clima di conflittualità e aggressività”.
“D’altra parte, leggendo i dati del Rapporto, gli italiani più rancorosi sembrano anche i più fiduciosi nella politica del cambiamento – commenta ancora il presidente Fnomceo -. E allora proprio questo auspichiamo: che la rabbia diventi motore del cambiamento, di una trasformazione capace di dare nuova linfa al Sistema Sanitario Nazionale”.
“I segnali sembrano esserci – constata –. Per la prima volta da troppo tempo a questa parte, la Sanità è all’ordine del giorno dell’agenda politica. Il Contratto di Governo, il programma del Ministro della Salute, il discorso di ieri del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Senato sembrano andare nella direzione di destinare più risorse alla Sanità, con l’obiettivo di ottenere sistemi sanitari più efficienti, con una maggior integrazione, un potenziamento dei servizi anche sul territorio e una riduzione delle disuguaglianze”.
“Ma non basta. Non è sufficiente stanziare maggiori risorse, se non sono poi utilizzate in maniera mirata ed efficace. Non è sufficiente svincolare le nomine da logiche politiche, se non si svincolano in parallelo i Direttori Generali da meri obiettivi di risparmio e da lacci burocratici – ribadisce Anelli -. Affinché i più che giusti principi espressi dal Governo trovino piena realizzazione, e non vadano a implementare un pur meritorio ‘libro dei sogni’, è necessario un cambio di passo, per il quale i medici, insieme agli altri professionisti della sanità, sono pronti a mettere a disposizione le loro competenze e le loro esperienze”.
“Il vero cambiamento consiste nel privilegiare gli obiettivi di salute a quelli meramente economici ridando un senso alle finalità del servizio sanitario nazionale – conclude Anelli -. E questo senso possono crearlo solo i professionisti, che sono il vero tessuto connettivo del sistema. È necessario informare tutta la Sanità su quei principi di indipendenza, autonomia e libertà che danno senso alla Professione medica e alle altre professioni. Noi siamo pronti, siamo pronti a camminare tutti insieme verso una Sanità equa, sostenibile, universalistica, libera, solidale”.