17 maggio -
Un aspetto clinico importante che il X Rapporto Favo analizza, è quello della nutrizione per i pazienti oncologici.
Sono 33 milioni le persone con malattie oncologiche e croniche che in Europa convivono con un alterazioni dello stato nutrizionale. Una vera e propria malattia nella malattia.
A livello italiano la prevalenza di malnutrizione calorico proteica si assesta intorno al 30%: significa che un terzo dei pazienti con tumore è malnutrito. In sostanza, i pazienti acuti ricoverati all’anno in Italia sono circa 9,4 milioni. Di questi 2 milioni e 900 mila presentano uno stato di malnutrizione all’atto del ricovero e in 450mila ricoverati acuti si riscontra una malnutrizione iatrogena.
In particolare nell'ambito delle malattie oncologiche, per le quali si stima un incremento dell’incidenza in Italia del 12% nel 2020 e del 25% nel 2030, secondo i dati estrapolati da Documento Nutrizione Clinica Sinpe Adi 2013, sono 180 mila ogni anno i decessi. Di questi circa 35 mila avvengono a causa della malnutrizione.
Numeri davvero spaventosi che in questi ultimi anni ha dato il via a una serie di iniziative per sensibilizzare gli specialisti, ma anche i pazienti e i loro famigliari.
“Nonostante questi numeri – spiega
Francesco De Lorenzo, presidente Favo – la consapevolezza della prevalenza e delle conseguenze negative della malnutrizione nel malato oncologico è ancora molto scarsa, sia tra gli operatori sanitari sia tra i pazienti. Eppure, un corretto impiego delle conoscenze e delle tecniche relative ad un'adeguata nutrizione clinica avrebbe una ricaduta positiva, con un favorevole impatto sugli esiti e sulla qualità di vita di questi pazienti e sulla spesa sanitaria. È fondamentale dunque definire lo screening nutrizionale e i bisogni specifici in ambito nutrizionale per ogni paziente dalla diagnosi fino alla sua presa in carico. Le Linee di indirizzo approvate sono dunque fondamentali per iniziare un percorso di definizione di Piani diagnostico terapeutici integrati che affianchino le attività tradizioni con quelle dedicate alla nutrizione”.
Solo in questo modo è possibile porre rimedio a una condizione che oggi ha un costo sociale europeo di circa 120 miliardi di euro. Consideriamo infatti che in presenza di malnutrizione calorico proteica la degenza si allunga di circa un 45% rispetto a quella media.
Dunque, intervenendo correttamente sulla malnutrizione ospedaliera il risparmio nazionale minimo annuo ipotizzabile non è inferiore a 2 miliardi di euro.
Grazie ad un lavoro e ad un impegno a 360 gradi portato avanti dalla Favo, in collaborazione con Sinpe e Aiom, dal 2016 l’Italia si sta muovendo con convinzione. Grazie a un tavolo di lavoro congiunto è stata pubbl icata una “carta dei diritti nutrizionali del paziente”.Il Ministero della Salute ha poi nel corso del 2017 lavorato per mettere a punto le “Linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici”, atto successivamente approvato in conferenza Stato-Regioni.
Un passaggio chiave per definire il percorso del paziente oncologico da un punto di vista nutrizionale e in un’ottica multidisciplinare. Le linee d’indirizzo mettono anche in evidenza l’importanza del Pdta e danno mandato alle Regioni di implementarli. Il percorso nutrizionale del paziente oncologico deve sì partire dall’ospedale, ma anche continuare sul territorio, con una presa in carico del paziente completa, gestita con sicurezza e appropriatezza, quindi sostenibile.
Esiste inoltre anche il problema della nutrizione legato alla chirurgia oncologica, dove il tasso di malnutrizione può raggiungere picchi vicini al 70%. Lo screening nutrizionale obbligatorio al momento del primo accesso del paziente in ospedale è fondamentale per avviare un percorso terapeutico nutrizionale parallelo alla terapia oncologica.
Anche per quanto riguarda la chirurgia oncologica è particolarmente rilevante il problema della valutazione e somministrazione di un’adeguata nutrizione clinica del paziente sia pre che post intervento.
La chirurgia oggi offre trattamenti efficaci e sempre meno invasivi per la maggior parte dei tumori solidi. Va ricordato come oltre il 50% dei tumori può essere curato con la sola chirurgia, e un ulteriore 30% trattato con la combinazione di chirurgia e terapie oncologiche. L’efficacia del trattamento chirurgico può essere inficiata dallo stato di malnutrizione del paziente, che rischia un rilevante prolungamento del tempo permanenza in ospedale dopo l’intervento, un aumento delle complicanze postoperatorie, della mortalità postoperatoria e spesso un ritardo nell’inizio di ulteriori terapie. Non solo. È anche considerata un fattore di rischio per l’aumento delle complicanze e mortalità postoperatoria e quindi, dei costi della sanità.
Considerando l’importanza che il supporto nutrizionale sta acquistando per il paziente candidato ad intervento di chirurgia oncologica, è ormai evidente come la valutazione e la terapia nutrizionale rappresentino un innegabile diritto che deve essere garantito a ogni paziente oncologico, sia esso trattato con terapie mediche o con chirurgia.
Ecco dunque come informazioni, consulenza, screening nutrizionale e terapia nutrizionale clinica personalizzata sono divenuti i diritti del paziente oncologico che deve essere sottoposto ad intervento chirurgico, definiti dalle recenti linee guida Eras-Espen nate nel 2002 e rinnovate nel 2017 con l’obiettivo di fornire un quadro chiaro e delineato a supporto del medico e a beneficio dei pazienti nel percorso di gestione peri operatoria del malato.
Ma quando si parla di oncologia e nutrizione va ribadito con fermezza, rileva il Rapporto Favo, che non esistono reali ‘diete anticancro’, mentre invece è necessario affidarsi alla nutrizione clinica, che è una vera terapia di supporto, fondamentale per migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti con tumore. “I pazienti malnutriti, che hanno perso molto peso o molta massa muscolare – conclude il presidente De Lorenzo – hanno infatti una probabilità più elevata di abbandonare le terapie antitumorali, come chemio e radioterapia, e ne tollerano peggio gli inevitabili eventi avversi. Da tutto ciò deriva che i pazienti oncologici con uno stato nutrizionale carente hanno una prognosi peggiore e quindi, oltre a una qualità di vita inferiore, anche una minore aspettativa di vita. La nutrizione clinica in oncologia è una terapia (gestita dal medico) che è necessario conoscere e applicare, perché può allungare la vita e migliorarne la qualità”.