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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Parkinsonismo progressivo negli anziani: il ruolo dell’iperintensità della materia bianca cerebrale

immagine 2 novembre - Un team di ricercatori del Rush Alzheimer’s Disease Center della Rush University di Chicago ha valutato in uno studio il ruolo dell’iperintensità della sostanza bianca cerebrale nella progressione del parkinsonismo fra gli anziani. Un livello più elevato di questo parametro era associato a una progressione più rapida del parkinsonismo.
(Reuters Health) – Negli anziani senza una diagnosi di malattia di Parkinson, un carico maggiore di iperintensità della sostanza bianca (WMH) cerebrale è associato a una più rapida progressione del pakinsonismo.

È quanto evidenzia uno studio pubblicato da JAMA Neurology e condotto da Shahram Oveisgharan e colleghi del Rush Alzheimer’s Disease Center della Rush University di Chicago (USA), secondo i quali il parkinsonismo progressivo è comune negli adulti che invecchiano, anche se la base patologica resta controversa.

Il team ha recentemente osservato un’associazione tra patologia cerebrovascolare e progressione più rapida del parkinsonismo, ma il contributo della WMH alla progressione del parkinsonismo non era stato valutato. L’ultimo studio estende il lavoro precedente del gruppo, esaminando il ruolo della WNH post mortem nel parkinsonismo progressivo in caso di patologie neurodegenerative, tra cui Parkinson e patologie cerebrovascolari.

Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato dati provenienti da 516 parsone decedute nel corso della partecipazione a tre studi sull’invecchiamento. L’età media alla morte era di 90,2 anni e prima del decesso, i partecipanti sono stati tenuti in osservazione per una media di 7,5 anni, con valutazioni cliniche annuali. Dopo la morte, invece, è stata eseguita una risonanza magnetica cerebrale. Nessuno dei partecipanti aveva avuto una diagnosi di malattia di Parkinson.

Dai risultati è emerso che un livello più elevato di WMH era associato a progressione significativamente più rapida del parkinsonismo (p =0,002).
“Comprendere la biologia alla base di questa condizione è fondamentale per lo sviluppo di terapie per ridurre le conseguenze in termini di salute pubblica sulle popolazioni che invecchiano”, sottolineano gli autori, secondo i quali “l’associazione tra WMH e parkinsonismo progressivo è rimasta significativa, nonostante il modello includesse indici post mortem delle patologie cerebrali vascolari”.

Questo risultati, “mostrano che sia la WMH che le patologie cerebrovascolari possono essere fattori indipendenti sottovalutati del parkinsonismo progressivo, comune negli anziani”, affermano gli autori. E i risultati potrebbero avere importanti implicazioni anche per la ricerca sull’invecchiamento e per la cura degli anziani con disabilità motorie in età avanzata. Sono però necessari studi prospettici per vedere se l’imaging cerebrale per cercare segni di WMH, insieme a un trattamento più aggressivo dei fattori di rischio vascolare e delle malattie, possa ridurre, negli anziani, l’insorgenza di parkinsonismo progressivo legato all’età.

Fonte: JAMA Neurology

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
2 novembre 2021
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