(Reuters Health) – Gli anziani che vivono in solitudine hanno maggiori probabilità di assumere ansiolitici, antidepressivi e antidolorifici rispetto ai coetanei che non si sentono soli. A evidenziarlo è uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine da un team di scienziati coordinato da
Ashwin Kotwal, dell’Università della California di San Francisco.
I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 6.017 adulti americani di età pari o superiore a 65 anni, che hanno partecipato al sondaggio National Social Life, Health, and Aging Project in tre step, nel 2005, 2010 e 2015.
Complessivamente, 2.388 partecipanti, pari al 40%, sono stati ‘classificati’ come soggetti a bassa o moderata solitudine, mentre 396, pari al 7%, erano molto soli. Questi ultimi, in particolare, avevano una probabilità significativamente maggiore di quelli che non avvertivano la solitudine di assumere antinfiammatori non steroidei, oppioidi, benzodiazepine, sedativi e antidepressivi. Anche la politerapia era più comune tra i partecipanti molto soli.
“La solitudine è strettamente collegata a malattie che, per essere trattate, fanno uso di farmaci ad alto rischio, come dolore, difficoltà di dormire o depressione”, spiega Ashwin Kotwal, secondo il quale è possibile anche che “gli anziani che assumono questi farmaci possano sperimentare la solitudine a causa dei farmaci stessi”.
Il 58% dei partecipanti che erano ‘molto soli’, poi, assumevano almeno cinque farmaci, senza contare integratori e vitamine, rispetto al 46% di coloro che non si sentivano soli. Inoltre, un maggior numero di pazienti molto soli assumeva oppioidi, l’11%, rispetto ai partecipanti che avevano una solitudine bassa o moderata, l’8%, o nessuna solitudine, il 6%. Allo stesso modo, i pazienti più soli assumevano sedativi, il 23%, rispetto a quelli con una grado di solitudine da bassa a moderata, il 13%, o assente, il 9%. Infine, una percentuale maggiore di persone ‘molto sole’ assumeva anche FANS, 19% vs. 11%, benzodiazepine, il 14% vs. 5%, e antidepressivi, il 26% vs. 12%.
Fonte: JAMA Internal Medicine
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)