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QS Edizioni - venerdì 11 ottobre 2024

Scienza e Farmaci

Patologie respiratorie: è allarme per le donne. Al via a Roma l’European Respiratory Day

immagine 28 giugno - Cambia l’identikit del paziente a maggiore rischio: non più uomini anziani, ma adolescenti, soprattutto di sesso femminile, fumatrici, in sovrappeso e depresse. Per parlare di prevenzione e cura e per discutere della European Respiratory Roadmap, l’evento a Roma.
14 respiri al minuto. 840 l’ora. 20 mila al giorno. Più di 7 milioni l’anno. Se si potesse misurare una vita in base a quante volte inspiriamo ed espiriamo i numeri sarebbero questi: in 75 anni una persona effettua circa 550 milioni di atti respiratori, più tranquilli di notte, meno di giorno, alcuni con affanno per la corsa, qualche singhiozzo per il pianto, si spera molte risate. Da questo dipende il benessere dell’intero organismo. Eppure spesso non si presta molta attenzione all’apparato respiratorio, e anche per questo le patologie che lo colpiscono sono in aumento, e non solo nei soggetti che sono di solito ritenuti a rischio. Di questo e di molto altro si è discusso ieri 27 giugno e si continuerà a discutere oggi a Roma per il convegno dell’European Respiratory Day, un evento promosso dall’European Respiratory Society  che si tiene a Palazzo Rospigliosi. Durante l'evento si discuterà del percorso per la prevenzione e la cura delle patologie respiratorie, già delineato nell’European Respiratory Roadmap.
In piazza ieri anche un’iniziativa dedicata ai cittadini, ai quali è stata offerta la possibilità di sottoporsi a una spirometria presso il gazebo installato nella galleria Alberto Sordi.
 
Un rapporto del National Institutes of Health statunitensi sostiene che, entro il 2020, saranno le patologie che maggiormente peggioreranno la vita delle persone, seconde solo alla malattia da HIV.
Oltre a questo, quello che preoccupa è che l’identikit del soggetto a rischio sta cambiando: non si tratta più soltanto di uomini anziani, ma a rischio per malattie respiratorie sono oggi adolescenti, anche di sesso femminile, fumatrici, in sovrappeso e depresse. Un cambiamento che va preso in considerazione insieme ad altre questioni relative ai problemi dell’apparato respiratorio.
Ecco perché – dicono gli esperti – iniziative di questo tipo sono indispensabili. “Secondo dati Eurispes, ogni anno in Italia muoiono quasi quarantamila persone per malattie respiratorie, e tra le patologie causa di morte, le malattie respiratorie, in Italia risultano essere al terzo posto, dopo i tumori e le malattie del sistema circolatorio”, ha spiegato il Senatore Antonio Tomassini, Presidente XII Commissione Igiene e Sanità del Senato. “Il tasso di mortalità per malattie respiratorie è 5,48 ogni diecimila abitanti, mentre quello per tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni è 5,42. (dati Istat). Di fronte a questi numeri è indubbio che iniziative di informazione come questa Giornata e l’invito a sottoporsi a test di controllo, come la spirometria, sono degne di nota e apprezzamento”.
 
Un problema che persiste nonostante gli avanzamenti fatti dalla ricerca. “Nonostante l’indubbio miglioramento nella qualità delle tecniche diagnostiche e dell’assistenza terapeutica, la morbilità e la mortalità per patologie respiratorie croniche resta inaccettabilmente elevata”, ha commentato Francesco de Blasio, delegato Nazionale dell’European Respiratory Society e Responsabile U.F. Pneumologia e Riabilitazione Casa di Cura Clinic Center S.p.A. di Napoli. “Un recente rapporto del National Institutes of Health statunitensi, per il ventennio 2000/2020, descrive un’aspettativa di vita per le patologie croniche respiratorie che è in assoluto la peggiore tra tutte le condizioni morbose, e in poco rassicurante analogia con la patologia da HIV. L’European Respiratory Society (ERS), consapevole di questa vera e propria “emergenza sanitaria”, negli ultimi anni ha varato la European Respiratory Roadmap, che rappresenta la linea guida che regola tutte le attività della società scientifica, e in cui sono contenute le principali priorità che ERS ha stabilito, nella prevenzione e cura delle malattie respiratorie”.
 
Obiettivo principale dell’European Respiratory Day sarà quindi quello di sensibilizzare i medici e la popolazione riguardo la prevenzione e la terapia delle malattie respiratorie, delineate per l’Europa nella Roadmap dell’European Respiratory Society. Il documento rappresenta una base per la comunità respiratoria per comunicare, con i decisori e i politici, circa l’importanza di una strategia focalizzata per la Medicina Respiratoria nel contesto del sistema sanitario, perché il progressivo aumento delle malattie respiratorie richiede interventi globali e coordinati.
“Già oggi mezzo miliardo di persone nel mondo soffre di asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva”, ha sottolineato Francesco Blasi, Incoming President dell’European Respiratory Society e Professore di Malattie Respiratorie all’Università di Milano. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che negli anni scorsi circa 4 milioni di persone l’anno sono morte a causa di patologie respiratorie croniche e che in questo decennio tale numero aumenterà del 30 per cento. Tra le malattie trasmissibili, la polmonite rappresenta il killer numero uno tra i bambini minori di cinque anni, provocando un numero maggiore di morti rispetto a malaria, Aids e morbillo messi insieme”. Aggiungendo poi: “In più, è previsto un incremento delle malattie non trasmissibili pari al 17 per cento nei prossimi dieci anni, però, mentre le morti per malattie cardiache, l’ictus e i tumori sono diminuite negli ultimi tre decenni, quelle per broncopatia cronica ostruttiva sono raddoppiate nello stesso periodo. Tra le ragioni di questo fenomeno sono da segnalare gli investimenti limitati nella ricerca e lo scarso vigore con cui si contrastano i fattori di rischio, tra tutti il fumo di sigaretta, abitudine che è è ancora diffusa in Europa, con punte del 35% tra la popolazione di Spagna e Grecia”.
 
Tutto ciò, nonostante recenti studi abbiano dimostrato come lo screening precoce sui giovani fumatori con ostruzione delle vie aeree permetterebbe di ridurre il rischio di sviluppare stadi più severi della malattia. In particolare, il numero in continuo aumento di ragazze adolescenti che fumano pone in evidenza anche un problema di genere. “Conosciamo poco sulle eventuali differenze fra i due sessi sull’assorbimento e sul metabolismo dei farmaci, sull’efficacia dei trattamenti e sull’incidenza di effetti collaterali, in quanto la maggior parte degli studi clinici controllati è stata eseguita su popolazioni prevalentemente maschili, dato che vengono escluse sia le donne in età fertile sia quelle in gravidanza”, ha spiegato Claudio Donner, Past Secretary General dell’European Respiratory Society, Mondo Medico-Centro diagnostico, terapeutico e riabilitativo multidisciplicare di Borgomanero.
 
Ma non è solo il fumo a presentarsi come fattore di rischio. “Anche l’obesità, che sta aumentando rapidamente tra le giovani generazioni e soprattutto nel sesso femminile, è un fattore di rischio per l’insorgenza e l’aggravamento di malattie respiratorie, specie croniche come l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva”, ha continuato Donner. “Infatti il tessuto adiposo non è inerte, ma gli adipociti producono leptina, che ha azione infiammatoria, e adiponectina che ne contrasta gli stessi effetti. Negli obesi la leptina è molto aumentata e, tra i vari effetti, determina anche una flogosi delle vie respiratorie. Inoltre l’obesità causa diminuzione dei volumi polmonari, attraverso una minore espansione della gabbia toracica e del diaframma, e aumento delle resistenze nelle vie aeree, con manifestazione clinica prevalente di dispnea al minimo sforzo e frequente incidenza di apnea ostruttiva durante il sonno”.
 
Infine, tutti i principali studi e ricerche riferiscono una prevalenza di donne nei vari tipi di disturbi depressivi, e la depressione è una comorbidità molto frequente nelle malattie respiratorie croniche, in particolare l’asma e la BPCO, dove spesso compare associata ad uno stato di ansia. “La presenza di depressione incide significativamente sulla vita dei pazienti e dei loro familiari e spesso determina una scarsa aderenza alla terapia. Vi sono anche segnalazioni che lo stato di depressione possa favorire le riacutizzazioni della BPCO e incidere negativamente sulla sopravvivenza”, ha aggiunto ancora.
 
Da non dimenticare, poi, che l’inquinamento dell’aria degli ambienti indoor rappresenta un importante problema di sanità pubblica, tanto che l’European Respiratory Society ha deciso di dedicare un intervento specifico su questo tema in occasione dell’European Respiratory Day. “All’inquinamento atmosferico contribuiscono sia gli inquinanti degli ambienti esterni sia quelli degli ambienti interni e poiché i residenti dei Paesi industrialzzati trascorrono il 90- 95% del tempo in ambienti chiusi è fondamentale considerare tale tipo di inquinamento”, ha confermato Eugenio Baraldi, Presidente SIMRI (Società Italiana Malattie Respiratorie Infantili), docente di Pediatria Dipartimento Salute Donna e Bambino, SD Pneumologia e Allergologia Pediatrica all’Università degli Studi di Padova. “Studi recenti sembrano anzi indicare che, se l’inquinamento esterno è correlato ad esacerbazioni asmatiche, quello interno potrebbe essere implicato anche nell’aumento dell’incidenza della patologia. In particolare per quanto riguarda l’esposizione al fumo di sigaretta vi sono evidenze sufficienti per stabilire una relazione causale tra l’esposizione ad esso e lo sviluppo di asma”.
28 giugno 2012
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