Bristol Myers Squibb annuncia che la Commissione Europea (EC) ha approvato nivolumab più ipilimumab per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con mesotelioma pleurico maligno (MPM) non operabile.
La decisione della Commissione Europea si basa sui risultati dello studio CheckMate -743, il primo e unico studio positivo di Fase 3 di una immunoterapia in prima linea nel mesotelioma pleurico maligno. Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario, mostrando una sopravvivenza globale (OS) superiore con nivolumab più ipilimumab rispetto a chemioterapia (pemetrexed e cisplatino o carboplatino) in tutti i pazienti randomizzati. Il profilo di sicurezza di nivolumab più ipilimumab in prima linea nel mesotelioma pleurico maligno è risultato gestibile utilizzando i protocolli previsti per gli eventi avversi e in linea con i precedenti studi condotti in altri tipi di tumore con questa associazione.
“Dopo tanti anni di progressi limitati nel trattamento del mesotelioma maligno, abbiamo riscontrato un importante beneficio clinico per i pazienti con l’associazione di nivolumab e ipilimumab nello studio CheckMate -743”, afferma
Paul Baas, M.D., Ph.D., Dipartimento di Oncologia Toracica, Netherlands Cancer Institute e Università di Leiden. “Con l’approvazione della Commissione Europea di questa associazione basata su una duplice immunoterapia, i pazienti e i medici ora avranno a disposizione una nuova opzione di trattamento che ha mostrato miglioramenti significativi della sopravvivenza per la gestione di questa malattia resistente.”
La decisione della Commissione Europea permette di utilizzare nivolumab più ipilimumab in prima linea nel mesotelioma pleurico maligno non operabile nei 27 Stati membri dell’Unione Europea (EU), così come in Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Oltre all’Unione Europea, la combinazione è stata approvata in sei Paesi, inclusi gli Stati Uniti, e ulteriori domande di autorizzazione sono in fase di revisione da parte delle autorità sanitarie mondiali.
“La diagnosi di mesotelioma può essere devastante per i pazienti e per le loro famiglie e la malattia ha un impatto significativo in Europa, che detiene il maggior tasso di incidenza di mesotelioma a livello globale,” dichiara
Stefania Vallone, membro del Board di Women Against Lung Cancer in Europe, che sottolinea come “il mesotelioma viene spesso diagnosticato decenni dopo l’esposizione all’asbesto, e per anni questi pazienti hanno affrontato questo tumore aggressivo con ridotte opzioni di trattamento. Siamo lieti di vedere approvata una nuova terapia che può offrire ai pazienti e alle loro famiglie la speranza di una vita più lunga. Il nostro augurio è che sia presto disponibile in tutti i Paesi europei.”
“L’approvazione della Commissione Europea della associazione nivolumab e ipilimumab rappresenta un passo fondamentale per affrontare i bisogni insoddisfatti dei pazienti con mesotelioma pleurico maligno. Nello studio CheckMate -743, questa associazione basata su una duplice immunoterapia ha dimostrato un miglioramento clinicamente significativo nella sopravvivenza rispetto allo standard di cura, con il 41% dei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab ancora vivo a due anni, rispetto al 27% con la chemioterapia”, afferma
Abderrahim Oukessou, M.D., vice president, thoracic cancers development lead, Bristol Myers Squibb. “Ringraziamo i pazienti e gli investigatori coinvolti nello studio CheckMate -743, il cui contributo è stato fondamentale per offrire la prima opzione immunoterapica ai pazienti con mesotelioma in tutta l’Unione Europea.”
Risultati di efficacia e sicurezza dello studio CheckMate -743
I risultati dello studio CheckMate -743 comprendono:
• Sopravvivenza globale (OS) (endpoint primario): il trattamento con la associazione di nivolumab e ipilimumab ha ridotto il rischio di morte del 26% (Hazard Ratio [HR] 0,74 – 96,6% Confidence Interval [CI]: 0,60 - 0,91; p=0,002), con una OS mediana di 18,1 mesi vs. 14,1 mesi per la chemioterapia standard di cura a base di platino.
• Tasso di risposta globale (ORR): l’ORR era simile nei bracci con nivolumab e ipilimumab e con chemioterapia, ed era del 40% (95% CI: 34,1 - 45,4) e del 43% (95% CI: 37,1 - 48,5), rispettivamente.
• Durata della risposta (DoR): la DoR è migliorata con la associazione basata sulla duplice immunoterapia (11,0 mesi; 95% CI: 8,1 - 16.5) rispetto alla sola chemioterapia (6,7 mesi; 95% CI: 5,3 - 7,1). Tra i pazienti in risposta con nivolumab più ipilimumab il 32% presentava risposte in corso a due anni (vs. l’8% con la chemioterapia).
• Sopravvivenza libera da progressione (PFS): il periodo di tempo mediano in cui i pazienti hanno vissuto senza progressione di malattia o morte era di 6,8 mesi con nivolumab più ipilimumab e 7,2 mesi con chemioterapia (HR: 1,00 - 95% CI: 0,82 - 1,21).
• Sicurezza: le reazioni avverse più frequenti, riscontrate nel 10% o più dei pazienti in trattamento con la associazione nivolumab e ipilimumab, erano stanchezza (43%), diarrea (31%), eruzione cutanea (30%), dolore muscoloscheletrico (27%), nausea (24%), diminuzione dell’appetito (24%), prurito (21%), stipsi (19%) e ipotiroidismo (13%).
Lo studio CheckMate -743
CheckMate -743 è uno studio di Fase 3, in aperto, multicentrico, randomizzato, per la valutazione della associazione nivolumab più ipilimumab rispetto alla chemioterapia (pemetrexed e cisplatino o carboplatino) in pazienti con mesotelioma pleurico maligno non precedentemente trattato (n=605). Sono stati esclusi dallo studio i pazienti con malattia polmonare interstiziale, malattia autoimmune in fase attiva, condizioni mediche che richiedevano immunosoppressione sistemica o metastasi cerebrali attive.
Nello studio, 303 pazienti sono stati randomizzati a ricevere nivolumab al dosaggio di 3 mg/kg ogni due settimane e ipilimumab al dosaggio di 1 mg/kg ogni sei settimane; 302 pazienti sono stati randomizzati a ricevere cisplatino al dosaggio di 75 mg/m2 o carboplatino AUC 5 più pemetrexed al dosaggio di 500 mg/m2 ogni 21 giorni per sei cicli. Il trattamento in entrambi i bracci è continuato fino a progressione di malattia o tossicità inaccettabile oppure, nel braccio con nivolumab più ipilimumab, fino a 24 mesi. L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza globale (OS) in tutti i pazienti randomizzati.
Ulteriori misure di efficacia comprendevano la sopravvivenza libera da progressione (PFS), il tasso di risposta obiettivo (ORR) e la durata della risposta (DOR), come stabilito da una revisione centrale indipendente in cieco (BICR) secondo i criteri RECIST modificati. Gli endpoint esploratori comprendevano la sicurezza, la farmacocinetica, l’immunogenicità e i risultati riferiti dai pazienti sulla qualità di vita.