Tra il 7,9% e il 14,9% dei pazienti campani affetti da artrite reumatoide candidabili al trattamento con i farmaci biologici non riceve questi farmaci. Il fenomeno è particolarmente evidente nelle fasce d’età più avanzate (l’età media di chi non riceve i trattamenti biologici è infatti di 60 anni). È questo il dato più significativo emerso dallo studio condotto da Cergas SDA Bocconi (Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale) e realizzato con il contributo non condizionante di Sandoz.
I dati sono stati presentati a un tavolo cui hanno preso parte le istituzioni regionali campane, la ricerca, i clinici ospedalieri, i clinici territoriali e i rappresentanti dei pazienti. Obiettivo: confrontarsi per migliorare l’accesso alle cure di chi soffre di artrite reumatoide e discutere del rinvestimento delle risorse rese disponibili dalle scadenze brevettuali dei farmaci biologici e dall’effetto competitivo generato dai biosimilari.
Come reinvestire le risorse
“Il nostro obiettivo era costruire un percorso strutturato per reinvestire le risorse liberate dalla scadenza dei brevetti dei farmaci biologici, approcciando il problema nel modo più razionale possibile – ha affermato Claudio Jommi, docente della SDA Bocconi e referente scientifico del progetto Cergas – Questo significa stimare le risorse che derivano dalle scadenze brevettuali e dalla competizione di prezzo generata dall’ingresso di biosimilari sul mercato.
Il secondo passo è capire, anche attraverso i dati disponibili a livello regionale e locale, quali siano le aree prioritarie di reinvestimento di queste risorse: da un migliore raggiungimento del target di pazienti, all’investimento su nuovi farmaci a valore aggiunto per il Servizio Sanitario Regionale, ad altre prestazioni riferibili al percorso del paziente. I numeri che abbiamo elaborato sui pazienti affetti da artrite reumatoide eleggibili al trattamento e non trattati con farmaci biologici variano a seconda, soprattutto, della stima di quelli controindicati ai farmaci utilizzabili in prima linea, ma mostrano che in ogni caso si tratta di una quota non trascurabile di pazienti. La nostra survey mostra che molte aziende sanitarie effettuano stime di impatto delle scadenze brevettuali di biologici, ma poche hanno contezza di un eventuale mancato trattamento dei pazienti”.
L’importanza della formazione dei reumatologi territoriali
Sono state molte le questioni affrontate dal tavolo tecnico, dall’importanza di accompagnare il paziente dall’ospedale allo specialista ambulatoriale di riferimento, affinché non si senta mai abbandonato, all’implementazione della telemedicina, alla necessità di incentivare la collaborazione con i medici di medicina generale, che rimangono figure centrali di tutto il percorso terapeutico. Passaggio imprescindibile della nuova policy è la formazione dei reumatologi territoriali nell’ambito dell’appropriatezza prescrittiva. La Regione Campania, infatti, ha esteso la prescrizione dei farmaci biologici anche agli ambulatori di Reumatologia territoriali: un cambiamento importante che potrà contribuire significativamente a migliorare l’accesso a questi trattamenti, soprattutto in un’epoca dominata dall’emergenza Covid-19, in cui è importante evitare il più possibile gli spostamenti e le visite in ospedale.
“Sono i medici stessi a chiederlo, a conferma della loro grande professionalità, eticità e umanità – ha sottolineato Francesco Ciccia, ordinario di Reumatologia e direttore della Scuola di specializzazione di Reumatologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli – La formazione prevede un approfondimento teorico e la condivisione degli algoritmi terapeutici che abbiamo già definito, oltre a un tutoraggio diretto da parte di specialisti già prescrittori di centri di terzo livello. Infine, per i medici che lo vorranno, pensiamo di prevedere la possibilità di partecipare attivamente alle attività dei centri ospedalieri. Sono convinto che l’apertura ai clinici del territorio sia un’ottima strategia per garantire equità di cura a tutti i pazienti distribuiti sul territorio campano. Sicuramente rappresenta un’opportunità per i pazienti ma anche per noi clinici, per migliorare almeno in parte i dati emersi dallo studio del Cergas”.
Ugo Trama, dirigente dell'Unità di crisi della Regione Campania, ha invece commentato il mancato o il sotto-trattamento dei pazienti, affermando che queste pratiche “danneggiano a monte la salute economica del sistema. Ritengo che tutto quello che si risparmia in termini di economicità del farmaco debba essere reinvestito nel mondo del farmaco, che poi vuol dire in opportunità di cura. Trattare i pazienti in tempo utile e nel modo appropriato porta a un vantaggio economico nel lungo termine: è quindi importante ragionare in termini di risparmio complessivo del percorso terapeutico e non del singolo farmaco. Il dato economico deve essere sempre considerato insieme al dato sanitario. Dobbiamo garantire l’uniformità dei percorsi terapeutici e rendere più veloce l’accesso alle terapie con biologici. Ampliare la possibilità di prescrivere farmaci biologici ai clinici del territorio è un punto cardine di un nuovo modello. Questo permetterà di alleggerire gli ospedali dalle visite di follow up, per esempio, e di intercettare i pazienti che oggi arrivano tardi alle cure. Quanto emerso dallo studio del Cergas e le riflessioni che sono seguite saranno la base per i prossimi passi”, ha concluso.
Michela Perrone