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QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Cancro colorettale. L’istituto nazionale dei tumori lancia il “progetto globale retto”

immagine 16 marzo - In occasione del mese della prevenzione, l’Int avvia il suo progetto per aumentare la guarigione dal cancro del retto. Multidisciplinarietà, chirurgia conservativa, radiomica e biologia, le armi per migliorare la qualità di vita dei pazienti attraverso trattamenti personalizzati e arrivare a una chirurgia sempre più conservativa
Ambulatorio multidisciplinare, uso innovativo della radiomica, chirurgia (ultra)conservativa.
Sono questi i pilastri del Progetto Globale Retto ideato e messo a punto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int) per il trattamento del cancro del retto. Un progetto che viene lanciato in occasione del mese della prevenzione del cancro colo-rettale che ricorre ogni anno nel mese di marzo e che ha l’obiettivo di ottenere un aumento delle guarigioni e il miglioramento nella qualità di vita dei pazienti.
 
“La diagnosi rappresenta l’inizio di un percorso articolato, impegnativo sia per il malato che per i familiari – spiega Maurizio Cosimelli, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Colon-Retto dell’Int e coordinatore del progetto – per questo, è nato il Progetto Globale Retto, un insieme di trattamenti personalizzati con tre obiettivi di primaria importanza: diagnosi tempestiva, guarigione e miglioramento qualità della vita. I dati ci stanno confermando che siamo sulla strada giusta: oggi circa il 75% dei pazienti viene sottoposto a un trattamento chirurgico laparoscopico conservativo, ma l’obiettivo è di arrivare al 90%”.
 
L’ambulatorio multidisciplinare è una vera e propria “centrale di comando” coordinata da chirurgo, oncologo e radioterapista. Un pool di specialisti che lavorano in sinergia. “Il Tumor Board si riunisce una volta alla settimana per discutere i casi clinici e impostare i diversi step di trattamento – spiega Maria di Bartolomeo, Responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Medica Gastroenterologica di Int – la discussione si completa con un’attività di ambulatorio in senso tradizionale, con il vantaggio che qui il malato concentra nella stessa mattinata visite, esami e colloquio con il chirurgo, l’oncologo ed il radioterapista, risparmiando così tempo, energie e costi ed, allo stesso tempo, ricevendo una proposta univoca di programma terapeutico integrato, discusso con tutti gli specialisti” .
 
L’utilizzo della radiomica, ovvero un progetto innovativo della diagnostica per immagini finalizzato a ottenere informazioni predittive sull’evoluzione della malattia , è reso possibile grazie alla collaborazione tra INT e il Politecnico di Milano. “Oggi sappiamo che alcune forme tumorali, comprese quelle del retto, hanno un corredo di alterazioni molecolari – aggiunge Cosimelli – grazie alla radiomica ed alla intelligenza artificiale, le immagini della risonanza magnetica del paziente vengono frammentate e trasformate in numeri da incrociare coi dati di biologia molecolare. Il risultato è un modello innovativo matematico che ci permette di identificare il profilo di rischio del singolo tumore e di formulare così un trattamento il più possibile personalizzato, ottimizzando laddove possibile il rispetto del corpo e della psiche del paziente ovvero intensificando i trattamenti nel caso di un profilo prognostico più sfavorevole, al fine di aumentare le chances di guarigione”.

La chirurgia è sempre il trattamento di elezione in caso di diagnosi di tumore del retto ed è preceduta da chemio-radioterapia pre-operatoria. In base al profilo di rischio, nel 75% dei casi l’operazione è può prevedere l’asportazione di retto e mesoretto e la necessità di una stomia temporanea, ma sino al 25% dei casi l’intervento può asportare per via anale solo la lesione tumorale residua, riducendo il rischio di una stomia permanente e soprattutto mantenendo intatta la funzione d’organo.
“La nostra attività di ricerca è volta a studiare strategie per diminuire sempre di più la percentuale di pazienti da sottoporre a interventi demolitivi valutando anche la funzione sfinteriale – continua Cosimelli – da qualche mese, infatti, sottoponiamo i pazienti a manometria anorettale, esame in grado di valutare proprio la funzionalità dei muscoli dell’ano e guidare la scelta dell’intervento chirurgico più adatto. Certo, in caso di intervento ultraconservativo il paziente è costretto a una sorveglianza più serrata, ma guadagna in qualità di vita e questo rende più accettabile la necessità di sottoporsi a visite ravvicinate nel follow up”.
 
Secondo i dati Aiom-Airtum, in Italia nel 2020 le nuove diagnosi di cancro del colon retto sono circa 43.700 e, di queste, circa il 40-50% riguardano il retto. La neoplasia colo-rettale rappresenta il terzo tumore più diffuso negli uomini e il secondo tra le donne. Tra i fattori di rischio principali vi sono un eccessivo consumo di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati, bevande alcoliche, il fumo, il sovrappeso e la sedentarietà. Rappresentano un rischio anche il morbo di Crohn oppure la rettocolite ulcerosa.
Con l’introduzione degli screening per il cancro del colon retto dopo i 50 anni è ha aumentato il numero delle diagnosi precoci, favorendo conseguentemente trattamenti chirurgici più conservativi. I controlli sono molto semplici: è prevista infatti la ricerca del sangue occulto nelle feci e, in caso di risultato positivo, la colonscopia. Grazie a questo esame è possibile identificare e asportare i polipi, piccole escrescenze che possono degenerare in lesioni precancerose e portare allo sviluppo della neoplasia.
16 marzo 2021
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