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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Covid. AstraZeneca ‘costretta’ a rivedere al ribasso le consegne di vaccini per l’Ue nel primo trimestre. Si è aperta una ‘guerra’ sul protezionismo vaccinale?

di Giovanni Rodriquez
immagine 12 marzo - In Ue nel primo trimestre arriveranno 30 milioni di dosi. Per l'Italia questo si traduce in un taglio di circa 900 mila dosi rispetto a quanto atteso nella tabella sulle forniture pubblicata nel piano vaccini. In tutto le forniture del vaccino di AstraZeneca attese entro il 31 marzo dovrebbero dunque fermarsi intorno ai 4 milioni di dosi. Ma cosa è successo? Una buona parte delle forniture destinate all'Europa proviene da stabilimenti extra Ue. E, dopo gli Usa, ora anche l'India ha deciso di bloccare l'export privilegiando la sua popolazione
AstraZeneca ha ridotto le previsioni di fornitura all'Unione europea del vaccino contro il Covid nel primo trimestre a circa 30 milioni di dosi. Per l'Italia questo si traduce in un taglio di circa 900 mila dosi rispetto a quanto atteso nella tabella sulle forniture pubblicata nel piano vaccini. In tutto le forniture del vaccino di AstraZeneca attese entro il 31 marzo dovrebbero dunque fermararsi intorno ai 4 milioni di dosi. 
 
Ma come si è arrivati a questa ennesima revisione delle forniture attese? Per capirlo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, fino a novembre 2020. A novembre l'azienda farmaceutica si è resa conto di come la capacità produttiva fosse inferiore rispetto alle previsioni. Durante il successivo mese di dicembre la produttività, ossia il numero di dosi per litro prodotte dai bireattori, non aumentava e il dato, confermato anche nel mese di gennaio, ha fatto scattare l'allarme. Da qui l’annuncio del primo taglio di forniture con un passaggio, per l'Italia, da 8 a 3,4 milioni di dosi attese nel primo trimestre.
 
AstraZeneca si è da subito impegnata a lavorare su due direzioni: da una parte aumentando il più possibile la produzione nel suo stabilimento europeo, e dall'altra garantendo importazioni da altre 'geografie', avendo 20 stabilimenti collocati in 15 diversi Paesi del mondo. Ricordiamo che l'obiettivo dell'azienda è quello di riuscire a produrre 3 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid entro il 2021.
 
Grazie all'aiuto proveniente proprio dalla sua catena globale di produzione, AstraZeneca aveva potuto annunciare un incremento delle forniture che, sempre per il primo trimestre, sarebbero passate per l'Italia da 3,4 milioni a 5 milioni, e nel secondo trimetre da 10 a 20 milioni. Su queste stime di fornitura, però, pesa in maniera pesante l'import da Paesi extra Ue. Per quanto riguarda l'Italia, ad esempio, le forniture di 20 milioni annunciate dall'AstraZeneca nelle scorse settimane per il secondo trimestre dovrebbero provenire per il 50% da stabilimenti extra europei.
 
E qui iniziano le nuove 'grane'. Il processo produttivo nello stabilimento europeo in Belgio procede con un'andatura 'zoppicante'. E si iniziano a registrare ritardi di alcuni lotti. Questo anche perché, dal momento in cui la fiala è prodotta fino a quando questa viene messa in distribuzione passano in media dalle sei alle otto settimane. Questo il tempo richiesto per sottoporre i vaccini alle necessarie prove di qualità. Per intenderci, prima di essere distribuite queste fiale vengono verificate con oltre cento test. Tutto questo comporta delle incertezze a livello di tempistica. Ci possono essere ritardi, così come anticipi. Lo scorso lunedì, ad esempio, AstraZeneca ha consegnato 648 mila dosi prima del previsto. Ma è sufficiente anche un piccolo ritardo nella fase dei test di sicurezza per far slittare le consegne programmate.
 
A tutto questo, poi, si sono aggiunte nuove problematiche di natura geopolitica. Non solo Stati Uniti dove, come già sappiamo, vi sono difficoltà di export. Dalla scorsa domenica anche l'India ha annunciato la volontà di privilegiare la propria popolazione mettendo un freno all'export dei vaccini prodotti sul suo territorio. Succede quindi che 9 milioni di dosi pronte a partire dall'India nel mese di marzo per raggiungere l'Europa resteranno bloccate sul suolo indiano.
 
I problemi quindi non sono più solo legati al primo trimestre, ma rischiano di prolugarsi anche per il secondo. Al punto che AstraZeneca, anche in un colloquio con il commissario all'emergenza Covid Paolo Figluolo, per ora ha garantito le consegne solo dei 10 milioni previsti dal piano vaccini per il secondo trimestre. Parliamo quindi solo del quantitativo che verrà prodotto dall'azienda sul suolo europeo. Restano invece in forte dubbio i possibili approviggionamento di ulteriori 10 milioni, destinati all'Italia, prodotti in Paesi extra Ue. 
 
Ricordiamo che la scorsa settimana era stato il Governo italiano, con l'avallo dell'Europa, a bloccare l'export di una fornitura di 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca, infialate nello stabilimento di Anagni e destinate all'Australia. Il rischio è che sia appena cominciata una 'guerra protezionistica' vaccinale, con ripercussioni a livello globale e ritardi sulla tabella di marcia programmata per il raggiungimento di quell'obiettivo dell'immunità di comunità, previsto entro la fine dell'estate a livello Ue.
 
Nel mentre, è notizia di oggi lo stop all'utilizzo del vaccino di AstraZeneca da parte di Norvengia ed Islanda che si vanno ad aggiungere alla Danimarca che aveva già annunciato la misura nella giornata di ieri. La decisione è stata presa in via precauzionale dopo la notizia di alcune morti avvenute a seguito della vaccinazione. Sul punto l'Ema ha negato al momento l'esistenza di un nesso causale tra le somministrazioni ed i decessi. Ulteriori approfondimenti sono in corso.
 
Giovanni Rodriquez
12 marzo 2021
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