Dopo la pandemia di influenza del 2009 la paura è cresciuta: se si presentasse di nuovo un’epidemia come la spagnola che uccise 50 milioni di persone in Europa nel 1918, o se venisse accidentalmente rilasciato il ceppo di aviaria
modificato in laboratorio per essere trasmissibile anche tra esseri umani, saremmo in grado di contrastarla? Secondo uno
studio pubblicato su
Nature Biotechnology, sì: una nuova superproteina sintetizzata da un team di ricerca internazionale potrebbe essere il segreto per sconfiggere un’eventuale pandemia di questo tipo. Il lavoro dimostra infatti come modificare alcuni geni per trasformarli in antivirali, in modo che disinneschino funzioni chiave nei ceppi di influenza.
I ricercatori che hanno lavorato alla ricerca fanno riferimento alla Michigan State University, all’Università di Washington, allo Scripps Research Institute californiano, al Naval Health Research Center di San Diego e al Weizmann Institute of Science in Israele.
“Finora siamo riusciti a sintetizzare un potente farmaco capace di agire su molti ceppi virali, inclusi i sottotipi di influenza H1N1, come quelli della spagnola o della suina, e di H5N1, l’aviaria”, ha spiegato il primo autore dello studio
Tim Whitehead, della Michigan State. “Di una ricerca di questo tipo c’era un bisogno urgente, ecco perché siamo particolarmente contenti di presentarla”.
Per sviluppare la molecola alla base del farmaco, i ricercatori hanno usato un software capace di disegnare proteine capaci di colpire siti vulnerabili anche in virus particolarmente adattabili, come quello dell’influenza. Da questa base di partenza, gli scienziati hanno man mano ottimizzato la struttura di una nuova molecola, grazie ad una mappatura di tutte le mutazioni che possono renderla efficace contro i diversi ceppi influenzali: usando un metodo chiamato Dna deep sequencing, Whitehead e il suo team sono stati capaci di sequenziale contemporaneamente milioni di varianti diverse della loro molecola, in modo da identificare tutte le mutazioni che la rendevano invincibile e scartare quelle non utili. “Mantenendo solo le alterazioni ‘migliori’, abbiamo potuto riprogrammare la proteina in modo che potesse colpire un numero maggiore di virus e renderli inoffensivi”, ha spiegato il ricercatore.
“Uno studio di questo tipo non solo è utile nel caso dell’influenza, ma individua uno standard di ricerca che potrebbe essere utile per molte altri campi di ricerca biofarmaceutica”, ha concluso Whitehead, specificando che il farmaco, ad esempio, sarebbe efficace anche contro il vaiolo.