"Le imprese del farmaco sono un volano per la crescita del Paese e il Governo non potrà fare a meno di comprenderlo". Lo ha affermato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, parlando a margine dell'evento promosso a Sesto Fiorentino per "comunicare il valore dell'industria farmaceutica". Il primo dei 5 incontri che, con lo stesso obiettivo, toccheranno poi Lazio, Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia.
Di segnali concreti per sostenere e rilanciare l'industria, però, non se ne sono ancora visti. Anzi, la sanità è stata di nuovo individuata, dalla spending review, come il settore in cui occorre intervenire di più per contenere la spesa.
Per Scaccabarozzi "è colpa anche di un problema di comunicazione. Noi iniziamo oggi un percorso sul territorio proprio per dimostrare e comunicare che siamo un valore per il Paese. Se questo messaggio arriverà, anche il Governo dovrà tenerne conto". Così come dovrebbe tenere conto, secondo il presidente di Farmindustria, che "la spesa pubblica italiana non è solo farmaceutica, che anzi, è in ordine e ha già contribuito negli ultimi 5 anni con 11 miliardi a fronte di un mercato che ne vale 12. Non si può pensare - ha aggiunto il presidente di Farmindustria - che le industrie del farmaco continueranno a dare questo contributo solo con la crescita esterna. Il mercato interno è importante, anche per rilanciare la fiducia degli investitori ed è venuto il momento di far comprendere che anche a livello regionale diamo un importante contributo".
E citando l'esempio di Eli Lilly, multinazionale americana che ospitava l'evento nella propria sede di Sesto Fiorentino, Scaccabarozzi ha voluto sottolineare come "questa realtà toscana abbia convinto gli investitori esteri a fare un grosso investimento e oggi il dato di export di questa area è cresciuta al 90%, con il maggiore contributo portato proprio dalla realtà toscana".
Peraltro, ha evidenziato Scaccabarozzi, "i tagli che vengono fatti all'industria va alla salute degli italiani, perché è giusto dirlo: lo Stato finanzia fino a un certo punto oltre il quale sono le industrie a finanziare la sanità, ripianando la spesa. Ci auguriamo che questo sia percepito e ben venga il rigore, ma che sia a tutti i livelli, anche Centrale e Regionale. Le industrie farmaceutiche quel rigore lo subiscono ormai da 10 anni con oltre 40 manovre di Governo per il contenimento dei costi, a cui si aggiungono quelle regionali, di cui nessuno però parla mai". Una situazione che ha messo in difficoltà il settore e chi vi lavora: "Abbiamo perso 10.000 addetti. Direi che per il Paese è meglio crescere nel Pil che continuare a ridurre la spesa".
Al Governo le imprese del farmaco "non chiedono privilegi. Chiediamo un Patto che ci dia stabilità perché investimenti così importanti non si possono decidere se non c'è una qualche certezza".
Quelle in programma in Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Lazio e Sicilia sono, peraltro, "solo le prime 5 tappe, ma vogliamo aggiungerne altre, per arrivare in tutto il Paese".
"Preoccupa però che ancora una volta si dica che sono gli interessi della farmaceutica a far crescere la spesa", aggiunge Scaccabarozzi riferendosi ad alcune dichiarazioni del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, sul peso che "gli interessi delle aziende" avrebbero sulla spesa sanitaria. "Vengano a vedere i nostri conti", replica il presidente di Farmindustria.
"Probabilmente - ha aggiunto Scaccabarozzi - il ministro Giarda ha dei numeri parziali che riguardano il nostro export, perchè noi da anni sul mercato interno non cresciamo. E' un mercato interno che ci vede costantemente penalizzati e costretti a ripianare una spesa su cui lo Stato continua a mettere un tetto che è più basso di quanto la spesa sia in realtà. Oggi - ha spiegato Scaccabarozzi - la spesa farmaceutica negli ospedali rappresenta il 4% della spesa sanitaria: viene chiesto di fare un taglio e viene fissato un tetto che è più o meno la metà. Significa che non si vuole tenere conto che esiste una necessità dei pazienti di essere curati".
Secondo Scaccabarozzi, allora, Giarda "fa bene a fare un'analisi, ma la faccia dove ci sono gli sprechi. Nel nostro settore sprechi non ce ne sono più. Il ministro faccia pure le sue analisi, noi non temiamo di essere fuori con i conti, perchè i nostri sono gli unici in ordine".