“Facciamo nostro l’appello mosso da tante associazioni affinché le Regioni si affidino ai medici di medicina generale per la prescrizione dei farmaci sottoposti a specifici piani terapeutici”. È una scelta di campo decisa quella di
Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, che si schiera al fianco di
Cittadinanzattiva e molte altre realtà del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici sul tema dei piani terapeutici e della prescrivibilità dei relativi farmaci in tempo di pandemia.
“Non ci sono motivi per continuare una politica di blocco della prescrizione per questi farmaci - dice Scotti - la medicina generale è pronta ed è uno strumento che deve essere sfruttato al meglio, come succede in tutti i Paesi europei, evitando di aggiungere alla malattia anche il dolore burocratico di percorsi farraginosi che con la sicurezza dei pazienti non hanno nulla a che fare”.
Ad oggi diverse Regioni hanno richiesto ai pazienti il rinnovo dei piani terapeutici, ottenibili solo dopo le opportune visite specialistiche. Ma nella maggior parte dei casi queste visite sono di fatto impossibili perché sono garantire solo le visite urgenti e brevi. Questo significa negare queste prestazioni, se non con lunghissime attese e quindi determinando di fatto uno stop nella cura, a cui si aggiungono anche le attese nei nostri ambulatori oggi rispettosi di dinamiche utili ai distanziamenti e pertanto soggetti a tempi più lunghi per ogni paziente.
FIMMG ha sollevato questo problema già a giugno, con un incontro al ministero della Salute, presente il Direttore generale dell’AIFA, al quale sarebbe dovuto seguire un successivo incontro che abbiamo richiesto già dalla settimana scorsa con il direttore dell’AIFA Nicola Magrini. “Non abbiamo ancora ricevuto risposta”, sottolinea Scotti.
Che aggiunge: “La gestione dei processi assistenziali in questa fase diffusiva endemica del Covid-19 dovrebbe portare le Istituzioni sanitarie a semplificare i processi e sburocratizzare. Lo stiamo vedendo con il decreto semplificazione per le normative della pubblica amministrazione, quanto dobbiamo aspettare per una “semplificazione” anche in sanità? Questo significa che la prescrivibilità di questi farmaci “innovativi” sottoposti a piano terapeutico, e quindi oggi prescrivibili solo dallo specialista, dovrebbe passare nelle disponibilità prescrittive dei medici di medicina generale. Prolungare gli effetti di piani terapeutici scaduti non ha senso, delle due l’una: o serve una valutazione specialistica nelle date previste per la sicurezza del paziente, oppure se si può andare avanti con delle proroghe vuol dire che non serve una valutazione rispetto all’uso del farmaco; abbiamo anche dato disponibilità a fare noi i piani terapeutici così da liberare i pazienti da incombenze burocratiche e le Aziende Sanitarie da liste d’attesa fasulle, legate alla necessità di carte e non assistenziali”.