Negli ultimi anni sono emersi sul mercato molti nuovi dispositivi e prodotti che consentono di fumare i derivati del tabacco, in alternativa alle sigarette classiche, come ad esempio le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato.
Molti di questi dovrebbero presentare un “rischio ridotto” o comunque un “rischio modificato” per la salute umana rispetto alle sigarette convenzionali. I prodotti a tabacco riscaldato, per esempio, sembrano produrre molte meno sostanze tossiche rispetto a quelle che vengono emesse con la combustione. Non è chiaro però come questo si traduca in una riduzione degli effetti negativi sulla salute.
Stabilire le differenze nell’impatto sulla salute dei diversi prodotti è una questione complessa: il fumo di sigaretta è una miscela contenente oltre 7.000 composti con vari effetti tossicologici di diversa gravità, dalle lesioni polmonari lievi al cancro. Bisogna tener conto, oltre degli effetti provocati dalle singole sostanze, anche dell’effetto dose, quindi a partire da quale quantità una molecola provoca il danno.
Per questa ragione l’Istituto di ricerca olandese RIVM ((Rijksinstituut voor Volksgezondheid en Milieu, Istituto Nazionale Olandese per la Salute Pubblica e l’Ambiente), agenzia del Ministero della Salute del Welfare e dello Sport olandese e parte del Tobacco Laboratory Network dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha di recente messo a punto un metodo statistico-matematico per confrontare il rischio per la salute derivante dall’uso di sigarette convenzionali e dall’uso di prodotti alternativi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista
Risk Analysis.
I ricercatori si sono concentrati sul Cambiamento nell’Esposizione Cumulativa (CCE) dei composti emessi dai due prodotti, sigarette classiche e prodotti a tabacco riscaldato. Il modello è costituito da 6 differenti step di analisi dei dati che consentono di stimarne l’impatto sulla salute coniugando l’esposizione cumulativa con le informazioni relative agli effetti dose-risposta. Sono state considerate 8 sostanze cancerogene presenti nelle emissioni del fumo di sigaretta e nel vapore emesso dai prodotti a tabacco riscaldato (acrilonitrile; acetaldeide; benzopirene; butadiene; ossido etilenico; formaldeide; nitrobenzene; ossido propilenico).
La risposta dose-dipendente delle 8 sostanze cancerogene è stata calcolata in base a differenti classi di gravità dei diversi tipi di tumore (preneoplastici, benigni, maligni, metastatici in uno o più organi) calcolando la modifica dell’emissione cumulativa delle sostanze nel fumo di sigaretta e nel vapore emesso dai prodotti a tabacco riscaldato, traducendo il relativo intervallo in una stima di impatto sulla salute, basata sui dati disponibili nei fumatori.
Queste le conclusioni degli autori: “Il risultato di questa analisi probabilistica è stato un potenziale cancerogeno da 10 a 25 volte inferiore per chi consumi lo stesso numero di cartucce usate con gli apparecchi per il tabacco riscaldato e di sigarette convenzionali e ciò si traduce in un sostanziale incremento nell’aspettativa di vita (per il sottogruppo di persone che morirebbero a causa del cancro) negli utilizzatori di tabacco riscaldato rispetto ai fumatori convenzionali”.
“Tuttavia - spiegano gli autori - questa è una conclusione preliminare, poiché finora sono stati considerati solo otto agenti cancerogeni e inoltre, rimane un impatto sulla salute correlato all’uso del tabacco riscaldato se paragonato a una cessazione completa”.
“Il metodo che è stato sviluppato potrà avere implicazioni significative in termini di politiche sanitarie e pratica clinica - sottolineano sempre gli autori - visto che fornisce uno strumento per valutare l’impatto sulla salute di un soggetto che passi dal fumo di sigaretta ai nuovi sistemi correlati al tabacco e in particolare a quelli a tabacco riscaldato”.
Per i ricercatori olandesi “i decisori sanitari potranno giovarsi di un sistema che, evidenziando l’esposizione cumulativa a sostanze tossiche, consentirà loro di sapere se le informazioni scientifiche disponibili siano deboli o sufficientemente robuste e basare su queste ultime le proprie decisioni”.