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QS Edizioni - giovedì 26 dicembre 2024

Scienza e Farmaci

Allarme psichiatri: “300 mila pazienti in più nella fase dopo Covid-19, servono subito 800 psichiatri e telemedicina” 

immagine 8 maggio - Un aumento di un terzo di pazienti che faranno richiesta di cura ai servizi di salute mentale e che rischia di travolgere la rete di assistenza nazionale in mancanza di risorse aggiuntive per nuove assunzioni e investimenti in tecnologia. E per l’Oms, l’emergenza Covid è anche psichica.
Nella fase del dopo-lockdown ci saranno sempre più pazienti con disturbi mentali e sempre meno psichiatri e operatori sanitari in grado di curarli.

Lancia l’allarme la Società Italiana di Psichiatria (Sip) che prevede un aumento di trecentomila pazienti, tra coloro che soffrono di ansia post-traumatica per i lutti, le perdite, il danno economico e l’incertezza per il futuro. Persone che svilupperanno disturbi psichici e faranno richiesta di aiuto ai servizi di salute mentale. Per questo chiede di inserire, prioritariamente, nell’agenda del Governo e delle Regioni, proprio la cura dei disturbi mentali, con lo stanziamento immediato di almeno 40 milioni di euro per l’assunzione di 800 psichiatri e la diffusione della telepsichiatria.

“I primi segnali di questa ondata stanno già investendo la rete di assistenza con un preoccupante impatto – denunciano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, presidenti Sip – è un aumento di un terzo rispetto ai 900mila già a carico dei servizi di tutta Italia che, se non affrontato subito e con interventi concreti, rischia non solo di peggiorare le condizioni di assistenza, ma anche di condurre il tessuto sociale a una grave sofferenza psichica, con un rischio concreto di aumento della povertà. A questo pesante bagaglio si dovranno poi aggiungere le anomalie comportamentali di abuso di alcol e sostanze, di cui non c’è ancora un quadro completo”.
 
Senza salute mentale non può esserci ripresa, proseguono di Giannantonio e Zanalda “e la ripartenza deve correre in parallelo con la centralità del benessere psichico, tenendo conto dell’incremento esponenziale dei disturbi dell’adattamento, con ansia e depressione, conseguenti alla pandemia”.
 
Nella fase di crisi del Covid-19 è stata, ovviamente, più rilevante la salute fisica, sottolineano gli esperti, “ma ora l’emergenza principale è la salute mentale che, come sottolinea in un editoriale appena pubblicato sul World Psychyatric il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, se affrontata con successo renderà più facile per le persone anche aderire e mettere in pratica le direttive anti-contagio delle autorità sanitarie pubbliche. La ricostruzione delle macerie sanitarie ed economiche non può dunque prescindere dalla cura delle ferite psichiche, senza la quale il tessuto sociale sarà molto provato, con un rischio di aumento della povertà”.

Da qui la richiesta di inserire nell’agenda del Governo e delle Regioni la cura dei disturbi mentali, con lo stanziamento immediato di almeno 40 milioni di euro per l’assunzione di 800 psichiatri e la diffusione della telepsichiatria.

“Le risorse aggiuntive che il Governo sembra voler destinare in queste ore alla sanità devono coprire anche quest’esigenza – precisano di Giannatonio e Zanalda –. Sarà inoltre necessario un percorso di telepsichiatria diffusa che consenta di raggiungere un maggior numero di persone mantenendo in sicurezza operatori e pazienti, che così devono spostarsi meno e ridurre il numero delle potenziali occasioni di contagio. Una delle cose positive della gestione del lockdown è stata l’apertura ai supporti digitali audio e video che vanno ulteriormente implementati, insieme alla ricetta elettronica. Occorre che le aziende sanitarie investano in queste tecnologie e che gli operatori vengano addestrati adeguatamente – concludono gli esperti – per la formazione la Sip sta predisponendo corsi appositi per tutte le professionalità”.

Che l’emergenza Covid sia anche psichica lo spiega l’Oms. In un editoriale che sarà pubblicato su World Psychiatry, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus sostiene infatti che “I sistemi di salute mentale in tutti i paesi devono essere rafforzati per far fronte all’impatto”. Per Ghebreyesus “qualsiasi successo nell’affrontare l’ansia e l’angoscia delle persone renderà più facile per loro avere la volontà e la capacità di seguire le linee guida delle autorità sanitarie pubbliche”.

“Molte persone nel mondo – aggiunge Ghebreyesus – soffrono per la perdita di mezzi di sussistenza e opportunità e coloro che amano una persona affetta da COVID-19 si trovano ad affrontare preoccupazioni e separazione. Alcune si rivolgono ad alcol, droghe o comportamenti potenzialmente rischiosi come il gioco d’azzardo. La violenza domestica è aumentata. Infine, chi sperimenta la morte di un membro della famiglia a causa di Covid-19 potrebbe non avere l’opportunità di essere fisicamente presente negli ultimi momenti o di tenere funerali secondo la tradizione culturale, il che potrebbe interferire con il processo del lutto. Esistono inoltre - sottolinea - segnalazioni da paesi e nella letteratura scientifica che la malattia da Covid-19 è sempre più associata a manifestazioni mentali e neurologiche, nonché all’ansia, ai disturbi del sonno e alla depressione. In più, è probabile che Covid-19 aggravi preesistenti problematiche di salute mentale e neurologica e disturbi da uso di sostanze e limiti l’accesso per coloro che hanno bisogno di servizi.
In molti paesi, i servizi di salute mentale nella comunità hanno smesso di funzionare. Tuttavia, oltre il 20% degli adulti di età superiore ai 60 anni ha condizioni mentali o neurologiche sottostanti: essi rappresentano una elevata percentuale delle persone con grave malattia da Covid-19. Le strutture di assistenza a lungo termine per le persone con condizioni problematiche di salute mentale (ad esempio ospedali psichiatrici e residenze per le persone con demenza) sono luoghi in cui le infezioni possono essere particolarmente difficili da controllare. La cura e la protezione dei diritti umani dei residenti in tali strutture devono far parte di qualsiasi risposta all’emergenza di salute pubblica.

Affrontare il tema della salute mentale nelle emergenze di salute pubblica è vitale. In tali emergenze, i fattori psicologici nella popolazione interessata svolgono un ruolo chiave nella disponibilità a rispettare le misure di salute pubblica.

“Nel suo editoriale - spiega Mario Maj, editor della rivista e Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Università “Vanvitelli” di Napoli – il Dg dell’Oms dichiara che la tutela della salute mentale rappresenta una priorità assoluta in questa fase dell’evoluzione della pandemia da Covid-19. In effetti, nel nostro Paese, le cliniche psichiatriche universitarie e i dipartimenti di salute mentale stanno affrontando un aumento cospicuo delle richieste di intervento. Da segnalare in particolare sono i quadri gravi di depressione, con vissuto di insopportabile preoccupazione per il futuro (in diversi casi in rapporto alla situazione finanziaria della famiglia)”.

“L’evoluzione di questi quadri – aggiunge Maj - dipenderà in larga misura dagli interventi che il ‘sistema Paese’ saprà concretamente attuare. Essi però vanno affrontati subito in modo efficiente, perché possono condurre a stati di disperazione estrema, che noi tutti - tutto il ‘sistema Paese’ - dobbiamo prevenire per quanto possibile”.
 
8 maggio 2020
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