Durante la pandemia da Coronavirus organizzazioni internazionali, Istituzioni ed esperti hanno raccomandato la mascherina per la popolazione generale solo in presenza di sintomi. Tuttavia, nelle ultime settimane molti paesi consigliano, o hanno reso obbligatorio, l’utilizzo della mascherina facendo riferimento alla raccomandazione dei
Centers for Disease Control and Prevention: “considerato che una rilevante percentuale di soggetti infetti da coronavirus sono asintomatici o pre-sintomatici, utilizzare la mascherina in tutti gli ambienti pubblici dove è difficile mantenere il distanziamento sociale, specialmente in aree con elevata trasmissione in comunità”.
“Mentre in Italia – afferma
Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione GIMBE – il dibattito sulle mascherine veniva monopolizzato dall’inadeguata disponibilità dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari, i progressi della scienza nell’ultimo mese hanno messo in luce due aspetti cruciali. Innanzitutto, la trasmissione da soggetti asintomatici, largamente sottostimata, rappresenta il tallone d’Achille delle strategie per contenere la pandemia. In secondo luogo, le politiche di prevenzione devono essere guidate dal principio di precauzione e da princìpi di costo-efficacia; ovvero, anche in assenza di robuste evidenze scientifiche, è possibile concludere che un limitato utilizzo delle mascherine contribuisce alla crescita dei contagi”.
Recentemente, dopo avere pubblicato l’
analisi delle conflittuali raccomandazioni di autorità sanitarie internazionali e una
revisione sistematica sulle prove di efficacia delle mascherine in comunità, Trisha Greenhalgh dell’Università di Oxford e Jeremy Howard dell’Università di San Francisco hanno realizzato una
sintesi per il grande pubblico già tradotta in 17 lingue e oggi disponibile in italiano grazie alla Fondazione GIMBE. Tutte le valutazioni scientifiche convergono sul messaggio #Masks4All, ovvero mascherine per tutti:
- Il contagio da soggetti asintomatici ha una notevole rilevanza: sia per il loro numero assoluto, sia perché i pazienti positivi sono più contagiosi nei primi giorni dell’infezione, quando sono asintomatici o presentano sintomi lievi.
- Una semplice mascherina in tessuto indossata da un soggetto infetto riduce di 36 volte la quantità di virus trasmessa e permette di attuare il cosiddetto “controllo della sorgente”: ovvero, è molto più facile bloccare le goccioline (droplets) quando escono dalla bocca, piuttosto che arginarle quando si disperdono nell’aria.
- Non esistono sperimentazioni cliniche che hanno valutato l’efficacia di mascherine da parte della popolazione generale per contenere l’epidemia di COVID-19, ma diverse sperimentazioni empiriche dimostrano che la mascherina potenzia gli effetti di altre misure di distanziamento sociale.
- La mascherina non deve necessariamente arginare ogni singola particella virale, ma più ne blocca più si riduce la diffusione del virus. Infatti, gli effetti complessivi dell’uso delle mascherine nella popolazione generale dipendono dall’efficacia della mascherina e dalla percentuale della popolazione che la utilizza. Ovvero è possibile ottenere lo stesso risultato aumentando l’aderenza della popolazione, anche con mascherine meno efficaci.
- Per aumentare l’aderenza della popolazione l’approccio più efficace è l’obbligo di indossarle in contesti specifici (es. mezzi di trasporto pubblico, supermercati), o ancora meglio sempre quando si esce da casa.
- Se è vero che, in caso di obbligo di mascherina, alcune persone tendono ad attuare comportamenti a rischio (es. violare il lockdown, lavarsi meno le mani), a livello di popolazione l’effetto preventivo non viene compromesso.
- Le analisi economiche dimostrano che ogni singola mascherina (dal costo trascurabile) indossata da una persona potrebbe generare enormi benefici economici e salvare molte vite.
- Tenendo conto delle difficoltà di approvvigionamento e distribuzione, la scienza conferma l’opportunità del “fai da te”, perché non c’è alcuna evidenza che le mascherine debbano essere costruite con materiali o tecniche particolari.
In tal senso le indicazioni dei ricercatori sono molto chiare: “Per impedire la trasmissione di droplet puoi costruire tu stesso la mascherina: da una maglietta, un fazzoletto, una sciarpa, una bandana inserendo un tovagliolo di carta, come filtro usa e getta, tra due strati di un tessuto a maglie strette che ti permetta di respirare. Puoi lavare la mascherina di stoffa in lavatrice e riutilizzarla, esattamente come una maglietta”.
“Il nuovo DPCM sulla fase 2 – conclude Cartabellotta – sottolinea la necessità di mantenere la distanza di almeno un metro in qualsiasi contesto ci si trovi e dispone l’obbligo della mascherina in tutti i luoghi pubblici dove non è possibile mantenere il distanziamento sociale. Considerato che dal 4 maggio i contatti sociali aumenteranno progressivamente, al fine di ridurre il rischio di contagio è indispensabile la massima aderenza della popolazione, favorita dai prezzi calmierati e dalla possibilità di autoproduzione”.
L’articolo “Mascherina per tutti? La scienza dice sì” è disponibile a:
www.evidence.it/mascherine